Sfumature di una carriera. I vicoli dei ricordi passati in cui si innestano immagini nitide del presente. Un weekend particolare, quello di Cristian Pasquato. Il venerdì sera il derby della Mole. Una partita vissuta da doppio ex. Domenica Trento-Padova. Da una parte la realtà in cui si è rilanciato; dall’altra ci sono le sue origini. Quattro squadre. Quattro istantanee. Ognuna con significati peculiari e specifici. Passaggi di una carriera racchiusi in pochi giorni. I 180 minuti di Cristian Pasquato.
Torino la prima tappa. Una città a cui il nome e la vita di Pasquato sono indissolubilmente legati. Una città vissuta nelle sue accezioni e diversità. Nei suoi colori. Il bianconero e il granata. Arrivato da ragazzo. Partito da uomo. La Juventus è la squadra in cui è cresciuto e messo in mostra. L’etichetta da predestinato. Prestazioni accompagnate da grandi aspettative. “Ho sempre vissuto tutto come un privilegio e qualcosa di magico. Quella maglia mi ha sempre trasmesso sensazioni fantastiche che porto ancora nel cuore”, dichiarò ai nostri microfoni. Gli allenamenti con Del Piero, l’esordio con i grandi, nuove esperienze in prestito.
Nel gennaio del 2012 il ritorno a Torino. Sponda granata questa volta. La formazione di Ventura lottava per le prime posizioni della Serie B. Tra la neve e lo stupore dei tifosi. Una scelta per la sua carriera. Rilanciarsi come obiettivo. “Fu un rischio che non ha ripagato. Ho giocato solo tre partite, ma alla prima contro il Gubbio in casa feci gol dopo un minuto dal mio ingresso in campo. Purtroppo non mi sono messo in mostra molto ma ho fatto il massimo e nessuno può dirmi nulla. Mi è spiaciuto, speravo andasse in maniera diversa”, spiegò in un’intervista a gianlucadimarzio.com. Ricordi positivi e negativi che si uniscono in un’unica città. Quella di stasera sarà anche la sua partita. Il derby della Mole di Pasquato.
Un passo indietro per arrivare al presente. Da una parte Padova. Dall’altra Trento. Due immagini che sanno di casa. In Veneto la prima. Lì dove affondano le sue origini. Entra nel settore giovanile del Padova da bambino. Poi Montebelluna e Juventus. Tante tappe. Diverse squadre. Un viaggio che nell’estate del 2013 lo riporta a Padova. 7 reti che non evitano la retrocessione della squadra. Russia, Polonia e ancora Italia. Il presente si chiama Trento. Una seconda giovinezza. Una realtà per riscattarsi. 6 gol in stagione. Tra il primo e l’ultimo in comune una cosa. Una pennellata. Su punizione. Padova, Torino, Trento. Un viaggio condensato in un weekend. Istantanee di una carriera.
A cura di Nicolò Franceschin
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