A Palermo tutti ricorderanno Javier Pastore, il trequartista argentino che si accasò in Sicilia nell’estate del 2009. In due stagioni mise in fila 82 presenze, 16 gol e 16 assist, che lo fecero entrare di diritto nell’Olimpo dei campioni rosanero. Erano gli anni d’oro della Serie A e dell’Europa League, di Cavani, Kjaer, Ilicic. El Flaco, appena ventenne, si consacrò proprio a Palermo, facendo notare tecnica, versatilità e velocità anche alle big europee. Dopo Paris Saint-Germain e Roma, Pastore dal 2021 è un giocatore dell’Elche. Il fantasista ha recentemente rilasciato alcune dichiarazioni sulla sua magica esperienza palermitana.
Ospite a Notte Rosa, format televisivo in onda su TeleOne, Javier Pastore ha raccontato dei suoi anni in rosanero: “L’esperienza di Palermo per me è stata molto felice, il clima, il sole, la spiaggia. Quando c’era la mia famiglia, ed io finivo gli allenamenti, tutti erano al mare, allora io li raggiungevo lì. Immagina la gente, che mi vedeva lì a Mondello, ho passato ore ed ore a giocare sulla spiaggia con tanta gente, per me era un sogno. Ero arrivato in Europa e stavo in una città dove ero trattato benissimo. Dovunque andavo c’era un rispetto, un amore verso me che non dimenticherò mai“.
Se con Walter Zenga in panchina non riusciva a trovare spazio, El Flaco assumerà un ruolo chiave sotto la guida di Delio Rossi: “Lui mi ha insegnato tantissimo. E’ arrivato il primo giorno e mi ha detto: ‘Questo mese con me non giochi, però ci alleneremo ed impareremo tanto, così dopo potrai giocare con tranquillità’, ed è stato così. Mi ha fatto allenare ogni giorno singolarmente, oltre alle sedute con la squadra, due ore di tattica, spiegandomi come mi dovevo muovere, dove e come dare la palla, se in mezzo o sull’esterno. Tutto ciò mi è servito per completare il mio bagaglio tecnico-tattico nel prosieguo della mia carriera. Io dopo quel mese sono entrato in campo e sembravo completamente un altro giocatore, sapevo dov’erano i miei compagni, i movimenti che facevano, e quello me lo ha insegnato solo Delio Rossi“.
Spazio anche per il ricordo del presidente Maurizio Zamparini: “Mi ha sempre trattato come un figlio. Ricordo il primo giorno che arrivai nel ritiro in Austria, mi portò in un centro commerciale a comprare un paio di scarpe da calcio perché voleva che io giocassi subito, quello stesso giorno. Sono convinto che questi sono gesti che non tutti i presidenti fanno con i giocatori, lui mi ha fatto salire in macchina, mi ha portato lì e mi ha fatto scegliere quello che volevo. Mi ha preso parastinchi e le scarpe: queste sono quelle piccole attenzioni che hanno fatto la differenza. Mi ha fatto sentire a casa, specie nei primi mesi che non sono stati facili per me. Lui e Sabatini sono sempre stati vicini“.
A Palermo ha condiviso il campo con grandi campioni che hanno fatto la storia del Palermo. Tutti si resero disponibili per fargli vivere questa esperienza al massimo: “Persone come Migliaccio, Nocerino, Balzaretti, Bovo, Liverani, Miccoli, sono solo alcuni dei profili che mi hanno aiutato a crescere, erano uomini e calciatori più grandi di me e mi trasmettevano tranquillità e fiducia dentro al campo, questo è stato un fattore determinante. Ilicic ed Hernandez? Eravamo amici dentro e fuori dal campo. Sono stati due anni dove mi sono divertito veramente tanto sotto ogni aspetto e per me rimarranno credo i migliori della mia carriera“.
La tripletta nel derby contro il Catania, la sua prima in assoluto, è uno dei momenti che ricorda con più affetto: “Conservo ancora gelosamente il pallone di quello splendido pomeriggio. (…) Una delle partite più belle della mia carriera, quando rivedo i video di quella gara mi emoziono tanto”. Le sue ottime prestazioni gli consentirono di vincere l’Oscar del calcio AIC come migliore giovane calciatore del 2010. Terminerà quella stagione con in tasca il titolo di capocannoniere (11 gol) e nel cuore, per sempre, l’amore di tutto il popolo palermitano.
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