E non si dica che Fabio Pecchia non conosce il significato della parola gavetta. Necessaria in un percorso di crescita quando indossava gli scarpini e maglie di squadre come Napoli e Juventus, fondamentale da allenatore. In azzurro e al Real Madrid, nelle vesti di vice di Rafa Benitez, chiunque avrebbe pensato di conoscere tutto o quasi del mestiere. Ma non Pecchia, non lui che pur di affinare le proprie capacità, non ha esitato nell’accettare anche un’avventura in Giappone. Insomma, non proprio dietro l’angolo. Lezioni che evidentemente sono servite, considerando che il 6 maggio 2022 è già nella storia della Cremonese: con Pecchia in panchina, emulando un certo Gigi Simoni, il club ha ritrovato la Serie A 26 anni dopo l’ultima volta. Lui che fino allo scorso anno, sulla panchina della Juventus U23, aveva già raggiunto traguardi importanti.
L’occasione infatti per tornare in Italia dopo l’esperienza in terra nipponica si chiama Juventus. Il sì ai bianconeri, l’inizio della stagione e i primi risultati. Al termine di ogni campionato bisogna come sempre tirare le somme. Un gioco da ragazzi per Pecchia che in una sola annata scrive un piccolo pezzo di storia della Juventus. Grazie ai suoi dettami tattici arriva la prima qualificazione ai playoff promozione ( in virtù del decimo posto in classifica ) ma soprattutto il primo trofeo da mettere in bacheca, ovvero la Coppa Italia vinta nella notte di Cesena contro la Ternana, prima volta per una seconda squadra dalla sua istituzione. Di quella compagine, composta da giocatori che oggi giocano in Serie A ( vedi Dragusin e Frabotta giusto per citarne alcuni ), in tre lo hanno seguito nella sua avventura alla Cremonese diventando tra i protagonisti assoluti della cavalcata verso la Serie A.
E per quanti meriti possa avere l’allenatore, è soprattutto la squadra che scende in campo a fare la differenza. Il giusto mix tra gente d’esperienza e giovani pronti a sputare sangue. Se si conoscono, oltre alle qualità tecniche anche quelle umane, meglio ancora. Deve aver fatto questo ragionamento lo stesso Pecchia quando, in fase di mercato, ha proposto alla dirigenza della Cremonese i nomi di tre fedelissimi. Zanimacchia, Fagioli e Rafia. Cosa hanno in comune? Il passato nell’under23 bianconera. Allenati da chi? Da quel Pecchia che ha fatto carte false per averli con sé nell’avventura di Cremona. E se da subito le qualità dei tre sono state utilissime alla cavalcata dei grigiorossi verso la Serie A, pochi dubbi c’erano anche alla vigilia della stagione. “Un valore aggiunto perché so che se vivo un momento di difficoltà, lui sa come prendermi“. “Il fatto che l’allenatore sia Pecchia ha contribuito moltissimo al mio approdo alla Cremonese“. “Pecchia mi ha chiamato per la prima volta a metà luglio. Quando un allenatore ti cerca hai un motivo in più per trasferirti“. Parlavano così i tre nel giorno delle rispettive presentazioni in maglia Cremonese. Serviva altro per capire che avrebbero dato tutto?
E doti profetiche a parte, è già virale il messaggio su un gruppo whatsapp di amici di Fagioli dove pronosticava già lo scorso agosto la salita in A, alla fine è sempre il campo a parlare. E questo ha detto che i tre fedelissimi di Pecchia hanno portato un totale di 11 gol e 13 assist. Il contributo tanto sperato c’è stato. Sul rettangolo verde e nello spogliatoio. In una stagione che ha visto Pecchia nella vesti di condottiero, in casa Cremonese non si può non dare merito alle intuizioni sul mercato del proprio allenatore. Puntando sul suo personalissimo “usato sicuro” ha costruito una squadra in grado di far sognare. E che oggi si prende gli applausi di tutti. Meritati.
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