Pergolettese, Lambrughi: “La salvezza per Fogliazza. Futuro? Voglio continuare”
Alessandro Lambrughi ha vissuto la salvezza della sua Pergolettese dal tunnel degli spogliatoi, sbirciando verso il campo. È stato cinque minuti in piedi, dopo l’espulsione arrivata al 94’. Un’attesa lunghissima. Poi la liberazione: tre fischi hanno regalato ai gialloblù la vittoria per 0-1 sul campo della Giana. “È stata una partita tesa, sapevamo di avere un solo risultato a nostra disposizione: anche se provi a prepararla con serenità, è chiaro che l’adrenalina domina”. E infatti, in pieno recupero, due dei giocatori più esperti in campo, Lambrughi, appunto, e Fabio Perna, veterano della Giana, litigano ed escono insieme: espulsi entrambi. “È stato attimo di tensione, cose che succedono”. Ma alla fine il campo ha premiato il Pergo: “Abbiamo meritato questa salvezza e la dedichiamo al nostro patron Cesare Fogliazza, che sta vivendo un momento difficile”.
Lambrughi: “Stagione difficile. L’abbiamo chiusa con i fuochi d’artificio”
Il Pergo poteva solo vincere e l’ha fatto. La classifica dice quattordicesimo posto, dopo una stagione di alti e bassi, iniziata con Abbate in panchina e chiusa con Mussa, ancora una volta uomo decisivo: due anni fa portò la squadra ai play-off, ora alla salvezza: “Sapevamo che quest’anno sarebbe stato difficile, in estate abbiamo perso giocatori importanti e siamo arrivati a metà stagione qualche punto in meno del solito: dovevamo accelerare. Ma comunque aleggiava sempre un velo di fiducia e serenità. Nella mia vita sono retrocesso tre volte e durante quegli anni si percepiva la sensazione che le cose non sarebbero andate bene. Invece, quest’anno siamo sempre rimasti ottimisti, e l’abbiamo portata a casa, con merito: 45 punti sono un bel bottino”. Nella notte di Crema sono scoppiati i fuochi di artificio, letteralmente: “Li avevo già pronti in macchina, hanno colorato la nostra festa”.
Con 577 presenze in carriera, Lambrughi è uno degli uomini di maggiore esperienza della Pergolettese: “Negli ultimi anni ho iniziato a sentire la responsabilità nei confronti dei ragazzi più giovani affinché le cose siano fatte con serietà e si raggiungano gli obiettivi prefissati. Come me, anche Mariano Arini e Andrea Mazzarani: più che con le parole cerchiamo di essere esempi di professionalità”. È stato proprio Arini – 37 anni e 3410 minuti giocati su 3420 a disposizione – a segnare il gol decisivo per la salvezza. Dopo essere tornato, Mussa lo ha riportato a giocare a centrocampo, dopo due stagioni in difesa. Intuizione. “Il cambio di allenatore ha sicuramente influito sulla stagione: eravamo in un momento in cui i risultati non arrivavano. Purtroppo nel calcio quando le cose non girano l’uomo che viene sacrificato è l’allenatore, e siamo contenti che sia stata la scelta giusta”.
Pergolettese, Lambrughi: “Voglio continuare a giocare”
Tra pochi giorni Lambrughi compirà trentasette anni e guarda avanti: “Fino a che avrò il fuoco dentro continuerò a giocare. Ora lo sento. Credo di essere ancora all’altezza”. L’esperienza lo aiuta a capire i momenti. Nel portafoglio ha molte cartoline, dal Milan a Miami. Ci torneremo. Sulla pelle, invece, ha un solo tatuaggio: “2 giugno 2013. È la data della promozione in Serie A con il Livorno, la squadra con cui ho giocato più partite in carriera. Lì ho vissuto mille emozioni, dalle più belle alle più brutte, dalla promozione alla scomparsa di un amico come Piermario Morosini. A Livorno sono cresciuto tanto come persona e come calciatore”.
Milan, Miami, Pergo: cartoline di un veterano
Quasi seicento partite, dicevamo. La prima con la Pro Sesto nel 2006. Il suo percorso, però, parte dal Milan: “Ho avuto la fortuna di allenarmi qualche volta in quel Milan storico e leggendario. Per me, milanista e cresciuto nel settore giovanile, era come vivere in un sogno. Mi sono allenato con campioni della difesa come Nesta, Stam e Maldini, che tra tutti era il più forte. Era un Milan stellare. Con i ragazzi della Primavera erano disponibili, professionisti seri, ma avevano intorno a loro un’aura che li rendeva speciali”.
Dopo tutta la trafila, Lambrughi ha salutato il Milan. Ma undici anni dopo ha ritrovato un tocco di rossonero nella sua carriera… dall’altra parte del mondo: “Nel 2017 sono andato al Miami FC. Allenava Nesta e Maldini era presidente. L’organizzazione era top, anche per l’esperienza di queste figure: il calcio americano è diverso dal nostro ed è in grande crescita. È stata una bella avventura, la porto dentro”. Una delle sue mille cartoline. Dall’America… alla Pergolettese, sempre con la fascetta tra i capelli e il sorriso in volto dopo le battaglie.