Villa: “La C l’ho conquistata con sudore e sacrificio. Esordio? Emozione unica”
“Ho preferito scendere di categoria e giocare”. Una delle frasi che più mi è rimasta impressa dalla chiacchierata con Luca Villa. Il terzino, ora alla Pergolettese, ha avuto la capacità di mettersi in gioco e di farlo senza paura, quando nella stagione 17/18 decise di passare dal Renate alla D. Una storia fatta di rivincite, stravolgimenti e lacrime (per lo più di gioia) sin dai campionati giovanili. La consapevolezza di un ragazzo nel portare avanti le proprie idee con intelligenza e senza presunzione.
Stravolgimenti, fallimenti e lacrime: il percorso delle giovanili di Villa
“Ho fatto il provino al Milan, era andato bene avevo segnato due gol ma non mi presero per la statura” la prima porta in faccia a dieci anni. La delusione è tanta, nonostante l’emozione di potersi far notare dalla squadra per cui tifa. L’occasione arriva: “Mi prese il Monza. Un sogno, visto che abito poco distante”. Il gruppo è forte e riesce a giocarsela anche con squadre più strutturate: “Posso dire di aver battuto il Milan di Donnarumma”. Aspetto da non sottovalutare per chi porta il Milan nel cuore. Un ‘piccolo’ dettaglio da collocare nell’album dei ricordi. Con i biancorossi vive anche la stagione più brutta, quella del fallimento. Riesce ad allenarsi con la prima squadra sotto gli ordini di Pea a soli 15 anni. “C’erano tanti giocatori forti, era una squadra costruita per vincere. Ricordo Foglio, Viotti, Vita e…Pessina”, si proprio quel Pessina.
Da giovanissimo non è facile inserirsi, ma devi farlo se vuoi migliorare: “Esperienza che mi ha fatto crescere prima degli altri e capire le varie dinamiche del calcio dei grandi”. Le occasioni vanno sfruttate e ne va fatto tesoro. Dopo la retrocessione in D del Monza, Luca sceglie Renate per ripartire. Saranno due anni importanti e ricchi di gol per lui. Saranno ben 11 con la Berretti prima della delusione della sconfitta nella finale scudetto contro il Livorno: “Perderla da capitano mi ha lasciato un grosso rammarico per i sacrifici che avevamo fatto.” Altra delusione nel percorso calcistico di Luca. Le sconfitte sono necessarie per cadere e rialzarsi più forti di prima.
L’esordio a Renate e la Pergolettese: “Ho preferito scendere in D”
I due anni di Renate regalano a Luca l’esordio in C in Coppa Italia contro la Giana Erminio: “Emozione unica. Ho giocato da quinto ed ero l’unico dei giovani ad aver giocato”. La stagione si concluderà con una scelta: “Ho preferito andare in prestito alla Pergolettese in D per giocare, qualcuno avrebbe preferito restare in C, ma volevo farmi le ossa”. Una scelta azzeccata. Saranno 37 le partite in quella stagione conclusa con la vittoria dei playoff. “Renate mi rivoleva, ma non mi presentai in ritiro. Volevo restare alla Pergolettese” una scelta di cuore o… fiducia: “Quel non credere in me mi ha spinto a convincere il presidente a far di tutto per comprare il cartellino. Alla fine c’era riuscito”.
Guadagnarsi la C è un sogno, da conquistare con sudore e sacrifici, ma con costanza e determinazione arriva. Quella D non era semplice, le avversarie erano Reggiana e Modena. La cavalcata è di quelle importanti e alla fine arrivarono i playoff promozione: “Sono contento della scelta di restare in D. La C me la sono conquistata sul campo contro il Modena”. Una rivincita. La prima annata tra i professionisti parte con due sconfitte. Alla terza arriva un pari contro la Pro Patria e la prima rete della stagione la segna proprio Luca. Il primo gol in C non si scorda mai: “Ero rimasto al limite, dopo la respinta del calcio d’angolo, ho calciato e la palla si è infilata a fil di palo. Un bel gol”. Alla fine arrivò la salvezza, anche questa sudata nel playout contro la Pianese e la riconferma a Crema. Una storia d’amore tra Luca e la Pergolettese lunga cinque anni. Una bella storia, soprattutto intensa, fatta per il momento di grandi gioie. La fiducia riposta in lui è stata ripagata alla grande e il segnale è la fascia da capitano.
Giovane capitano gialloblù: “Un onore la fascia al braccio”
Il filo rosso che lega il percorso calcistico di Luca Villa in tutte le sue esperienze è proprio l’aver indossato sempre la fascia da capitano. Un segnale forte, di responsabilità che non sembra pesare addosso al giovanissimo classe ’99. A Monza prima, a Renate poi sempre con la fascia a spronare, incitare e far da guida ai suoi compagni. Nel calcio dei grandi la fascia è un bel riconoscimento, che va guadagnato: “La prima volta con la Pergolettese nella finale promozione contro il Modena. Ero capitano in quell’occasione quando uscì Manzoni”. Il primo segnale di fiducia e la conferma, ormai da punto fermo della rosa: “In C poi sono rimasto quasi sempre io il capitano e lo sono tutt’ora, magari anche per scaramanzia (ride n.d.r.)”.
Niente è frutto del caso, tantomeno la fascia da capitano. “Non è facile essere un capitano giovane, ma oggi, dopo tre anni, quando c’è da farsi sentire anche con i più grandi lo faccio senza timore. Troppo facile esserlo quando si vince, ma poi bisogna saper gestire anche i momenti negativi di uno spogliatoio”, è questo che fa la differenza, capire i momenti, saperli affrontare e farlo unendo la squadra. Parole forti, da sottolineare quelle di Luca. Una maturità difficile da trovare in un ventiduenne. Una storia fatta di determinazione, costanza, sacrifici, ma con la voglia di andarsi a prendere un sogno: “Il mio sogno è quello di giocare nel Milan”. Per realizzare un sogno devi lavorare duramente. Serve pure tanta fortuna, servono le circostanze giuste, ma senza impegno e determinazione non ce la farai mai. Nella vita nulla è impossibile. Lo ha dimostrato Luca.
A cura di Brianti Simone