Se a inizio campionato qualcuno avesse parlato di “big match” riferendosi a una partita della Torres in Sardegna l’avrebbero deriso e preso per matto. Una realtà di provincia che in 120 anni di storia non conosce categorie diverse dai dilettanti e dalla Serie C, mai e poi mai avrebbe immaginato un avvio di campionato come quello attuale. Vetta della classifica a punteggio pieno e un entusiasmo che circonda la piazza che manca dai tempi di Zola o dagli anni di Cuccureddu in panchina. Nessuna immaginazione. La realtà sta facendo il suo corso. In maniera così netta da introdurre la trasferta dell’ottava giornata di Lega Pro in quel di Perugia come una vera e propria grande sfida. La partita spartiacque. Una prima prova del nove per la squadra di Greco. Il motivo di tanta attesa? Il Perugia stesso. Vediamo perché.
Isole. Lembi di terra in mezzo al mare spesso lontane da tutto. Solo acqua e quella brezza delicata che sfiora le tempie e apre l’immaginazione. Storie, istantanee e pensieri che scorrono nella mente dell’individuo seguendo il ritmo delle onde del mare che si infrangono sulla riva. Nell’isolamento più assoluto che regala un senso appagante. La Sardegna è tutto questo. Dalla vita mondana della Costa Smeralda, passando per l’aspro, articolato e selvaggio paesaggio della Brbagia fino alle acque cristalline e alle spiagge bianche della Baia di Chia. È questo lo sfondo naturale che avvolge il presente della città di Sassari. Un’intera isola che assiste ai prodigi sportivi di una piccola squadra di provincia capace di salpare da quel pezzo di terra alla volta dell’Europa. È la Torres di Alfonso Greco.
Vincere. L’unico imperativo sin dall’inizio della stagione. Spinta dal vento dell’entusiasmo della sua gente, della sua storia e dei suoi giocatori. Un gruppo di ragazzi che non insegue obiettivi, ma sogni. Perché è di questo che si tratta. Vetta della classifica del girone B di Serie C, 21 punti e un bottino di sette vittorie su sette gare giocate. Numeri che vanno oltre la banalità dell’aritmetica. Cifre che solcano il mare con la leggerezza di un veliero d’altre epoche. Veloce e mai sazia. Desiderosa di superarsi. Di vedere oltre. Così Fischnaller e compagni si presenteranno alla sfida dell’ottava giornata di campionato al Renato Curi. Contro un Perugia che dopo due vittorie consecutive contro Sestri Levante e Fermana vuole confermarsi come testa di serie.
518 km, quasi tredici ore di viaggio e un’attraversata del Mar Tirreno a separare Sassari e il capoluogo umbro. Distanze che si riducono se fra le due città si mette un pollone. Nel calcio si vince facendo un gol in più dell’avversario. Dietro alla banalità c’è il dovere di non subirne. Torres e Perugia sembrano aver assimilato al meglio questo paradigma. I reparti difensivi delle due squadre sono quelli che subiscono meno reti dall’inizio della stagione ad oggi. Dalle parti dello stadio Curi si registrano 5 gol subiti (come Carrarese, Lucchese e Gubbio), mentre sul prato del Vanni Sanna se ne contano a stento due. Se la matematica non inganna, l’occhio è vigile e la statistica ha un suo perché tutto ciò porta con sicurezza ad affermare che ci si trovi di fronte alle difese meno perforate del girone B.
Ampliando il raggio dell’analisi ci si accorge che i sardi, insieme alla Juve Stabia nel girone C, sono le due squadre meno trafitte in questo avvio di stagione di Lega Pro. Dubbi? Citofonare Zaccagno. Il portiere dei sassaresi è imbattuto dalla bellezza di 520 minuiti. Ultima rete subita lo scorso 9 settembre a opera di Gigli nel match contro il Rimini. Tutto collima con quei 630 minuti totali senza sconfitte del club isolano. Quanto al Perugia la faccenda è simile. Perdere una partita anche sulla panchina di Baldini è di difficile contemplazione. I biancorossi, sino ad oggi, mettono a referto 3 vittorie e 4 pareggi. Imbattuti. E qui si snoda l’intreccio del “big match”. Perché i numeri della Torres parlano da soli, quelli del Perugia è difficile metterli in discussione sin da inizio campionato considerato il blasone della realtà stessa, quindi, ciò che ne esce è la classica “partita di cartello”. Se poi sbirciamo la classifica nei piani alti i dubbi stanno a zero.
Difese. La vigilia di Perugia-Torres si riassume così. Pochi gol subiti che portano a immaginare una gara che avrà come protagonista il reparto arretrato. Linea a quattro degli umbri contro tridente difensivo dei sardi. 4-3-3 o 4-3-1-2 dipenderà dalle condizioni di Vasquez. Vero ago della bilancia nelle scelte di Baldini. Nessun dubbio su chi presidierà l’area di rigore di Furlan: capitan Angella, dall’alto della sua esperienza sarà chiamato, ancora una volta, a guidare un gruppo di ragazzi della generazione 2.0. Bozzolan, Vulikic e Paz. Quest’ultimo nel pieno dell’euforia che segue al primo gol tra i professionisti dell’ultimo match con la Fermana. Nel segno dei veterani e delle certezze il reparto arretrato della squadra di Greco. Davanti all’inviolabile Zaccagno agiranno l’uomo da oltre ottanta presenze in Serie B con il Cosenza Riccardo Idda. Centrale classe 1988. Forte dei suoi 33 anni l’allievo scuola Genoa Antonelli e i 183 centimetri dell’autoctono Dametto. Questi gli uomini che, con grande probabilità, scenderanno in campo al Renato Curi. In quella che si presenta come una sfida a chi respingerà più colpi. In fondo Fischnaller e Scotto così come Matos e Lisi non amano troppo il digiuno…da gol.
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