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L’intuito di Conti, il tiro alla Insigne e la Serie A col Bologna: Cangiano, la “Magic Box” in regalo a Zeman

Magic Box”. Espressione oggi associata ad una qualsiasi trovata commerciale di Amazon o di chissà quale altro esponente della grande distribuzione. Caratteristiche? Sottocosto e dal contenuto sconosciuto. Effetto sorpresa. La stessa reazione che, si suppone, abbia Gianmarco Cangiano, ultimo acquisto del Pescara di Zeman, quando alla giovanissima età di sedici anni gli viene accreditato proprio il soprannome di “Magic Box”. Stupore legittimo. Ma ci torneremo. A importare adesso è quello che Cangiano riuscirà a estrarre da quella “box”. Dribbling? Gol a profusione? Strappi palla al piede? Magari “o’ tir a gir”. Questione di sangue, di patria, di idoli. Forse di somiglianze. Quelle che rievocano le emozioni più forti. Garantisce il boemo. Ma ogni cosa ha il suo tempo.

Credit: SSC Bari

Cangiano: una famiglia unita dal pallone

Due fratelli, un pallone e un papà calciatore di Serie C e Serie D. L’equazione perfetta. Il risultato? La famiglia Cangiano. Si riassume così la passione per il calcio di Gianmarco Cangiano. Un amore viscerale che si genera tra le mura di casa. Per merito del padre Salvatore. Lui, ex calciatore professionista e primo allenatore dei figli. Anche Riccardo, il maggiore dei due Cangiano è a sua volta un giocatore. La scintilla scatta in età giovanissima. In quel momento la famiglia si trova in Sicilia, nonostante siano napoletani doc, perché il padre, “Sasà” per i calciofili, gioca per una squadra dell’Isola. Il primo a intravedere del potenziale in Gianmarco. Quella palla è perennemente attaccata ai suoi piedi. All’età di quattro anni lo presenta a una scuola calcio locale. Le regole sono regole. Sotto i sei anni non si accede. Il papà non demorde. Insiste finché, dopo qualche trattativa, riesce a far entrare in squadra il figlio. La storia di Gianmarco Cangiano, oggi professionista e nuovo giocatore del Pescara di Zeman (QUI LA NOTIZIA) inizia così. Perché i figli “So piezz’ e core”.

Cangiano, ennesimo gioiello di marca Roma griffato Bruno Conti

Giocare. Divertirsi. Dare libero sfogo alla propria fantasia. Purezza e spensieratezza. E’ questo il “primo calcio” di Cangiano. Approccio che a soli nove anni lo porta a indossare una delle maglie più prestigiose del calcio italiano. Quella della Roma. “Come per magia” quel pallone che è solo un gioco diventa l’essenza delle giornate di Gianmarco. Dal campetto della Palestrina, squadra dell’omonimo comune della città metropolitana di Roma nella quale si trasferisce il padre verso fine carriera a Trigoria basta salire sull’autobus. Occhi pieni di gioia, ma colmi di consapevolezza. La reazione di papà Salvatore. Fra i campi della Capitale getta le basi del suo futuro. Cresce come uomo e acquista quel carisma e quella determinazione che lo porteranno a togliersi belle soddisfazioni. Il merito è di un simbolo del nostro calcio: Bruno Conti. All’epoca responsabile tecnico del settore giovanile della Roma. Occhio sempre attento. Intuito invidiabile e nessuna paura di osare.

Certificano De Rossi, Aquilani, Florenzi, Politano e Pellegrini. Nomi che per Cangiano diventano presto obiettivi da raggiungere. Bruno Conti e Cangiano. Così lontani nel tempo, così vicini in campo. Sì, perché il classe 2001 con l’ex Campione del Mondo condivide la passione per la fascia. Bruno a destra, Cangiano a sinistra. Il primo è ancora oggi una delle ali destre più forti del dopoguerra il secondo…sogna ad occhi aperti. Lecito. Lui, che in campo si esula da tutto per dare sempre il massimo. Un atteggiamento che lo porta a maturare e progredire. In giallorosso affina la tecnica, impara a gestire il pallone e inizia ad instaurare un rapporto confidenziale con il gol. Che lo porterà a registrarne 7 nella stagione 2017-2018. Reti che contribuiscono alla gioia per la vittoria del campionato Under-17. Anche in Primavera si mette subito in mostra.

Credit: SSC Bari

Il contenuto della “Magic Box”

Educato coi piedi corre lasciando i solchi sulla fascia sinistra di qualsiasi prato. Carezze al pallone. Armonia nei movimenti. Nessuna presunzione. E saltare l’uomo diventa fin troppo semplice. Il dribbling? Il suo ossigeno. Come alzare lo sguardo, incrociare quello del portiere, mirare il palo più lontano e piazzarla lì dove nessuno può arrivare. E “O’ tir a gir” è realtà. Grazie Insigne. E grazie Napoli. Questione di fede. Di Ammirazione. Modelli e traguardi. La Primavera della Roma apre la sua “Magic Box”. Da Conti a Zola per mezzo di un soprannome. Quella “scatola magica” che porta l’ex Cagliari nell’olimpo della Premier League per le sue giocate strepitose viene accreditato anche al giovane Cangiano. Questione di somiglianze? Chissà. Intanto, conviene tenerselo stretto.

In Serie A con i consigli di De Rossi e il coraggio di Mihajlović

Gol e prestazioni che danno la svolta. Quella che dalla Primavera porta alla prima squadra. Eusebio Di Francesco tra infortunati e squalifiche deve sopperire alle assenze. Per Gianmarco è la prima volta con i campioni giallorossi. Per una gara di Serie A. Palpitazioni. Emozioni indescrivibili. Riassunte in un nome: Daniele De Rossi. Capitano e punto di riferimento. Per la Roma e per il ragazzo. Da un Campione del Mondo all’altro. Da una bandiera giallorossa all’altra. La Serie A? Ogni cosa ha il suo tempo. Come la Roma. Nove anni in giallorosso che segnano la prima meta del suo lungo viaggio. E’ ora di cambiare. A bussare alla sua porta c’è un’altra vecchia conoscenza romanista. Un altro grande talent del nostro calcio. Un uomo che sull’azzardo costruisce la sua carriera: Walter Sabatini. In quel momento è coordinatore dell’area tecnica del Bologna.

Forse memore del nome di Gianmarco per i suoi trascorsi giallorossi lo vuole in rossoblù. L’aggregazione alla Primavera, le prestazioni sempre più importanti, la duttilità del giocatore, i gol e gli assist sono le strade che portano dritti al Renato Dall’Ara. Dove a dirigere il traffico c’è Sinisa Mihajlović. Lui, che se il ragazzino merita perché non farlo giocare? Ecco, dunque, che anche il serbo scoperchia la “scatola magica”. Gianmarco Cangiano debutta in Serie A. Timore? Non si addice. A stimolarlo c’è la fiducia dell’allenatore e di Marco Di Vaio; altra figura importante del suo trascorso sotto le Due Torri. E il dolce suono dell’euforia di papà Salvatore. Sullo sfondo l’azzurro della Nazionale ad attenderlo.

A Zeman il compito di aprire la nuova “scatola magica”

La “Magic Box” è così: si svuota e si riempie. Inesorabile. Un ciclo continuo che porta i suoi frutti anche in Serie B. Ascoli e Bari per scelta del direttore sportivo Ciro Polito. E una piccola parentesi al Crotone. Numeri e prestazioni consolidano l’idea del Bologna di mantenere la proprietà del suo cartellino. A gennaio 2022 la prima esperienza all’estero. In Eredivise tra le fila del Fortuna Sittard. Fortuna che rimane solo nel nome perché Gianmarco scende in campo solo 5 volte. Per riscattarsi sceglie la Lega Pro. Alla corte di Zdenek Zeman. Colui che consegna all’Italia quell’Insigne che Cangiano ammira e al quale ambisce. In quel Pescara che di “magia” inaspettata ne regala a più riprese alla sua gente. Andrea Cangiano, una “Magic Box” inesauribile. Senza sconti. Pagamento in contrassegno a suon di gol. Garanzia: Zedenek Zeman.

Alvise Gualtieri

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