A tutto Zauri: da Pescara a Pescara la sua missione playoff
Luciano Zauri si appresta a tornare sulla panchina del Pescara. Lui, vicino casa, dove tutto ebbe inizio o fine a seconda dei punti di vista. Sì, perché proprio dall’Abruzzo Zauri è partito per intraprendere la carriera da calciatore. Dodici anni quando arrivò a Bergamo, all’Atalanta per la precisione, dove ebbe la bravura di raggiungere la massima serie proprio con i nerazzurri.
Una carriera, quella da calciatore, che lo ha portato alle luci della ribalta, soprattutto con la maglia della Lazio. La Champions League, i compagni (Mancini, Oddo giusto per citare qualcuno) e la vittoria della Coppia Italia, per una storia biancoceleste durata per ben sei stagioni più due, tornando a fine carriera. Il capitolo Nazionale e la fascia di capitano nella Capitale, Zauri chiude il cerchio da giocatore a Pescara. Il momento di appendere gli scarpini al chiodo per un giocatore non è mai semplice, ma già in campo si intravedevano le sue doti nel voler dirigere e guidare i compagni. Via la divisa e subito ad indossare la tuta. Dal campo alla panchina, pochi metri di distanza ma con una prospettiva totalmente diversa.
Zauri e l’influenza di diventare allenatore
Nel 2014 Zauri lascia il calcio e inizia sin da subito la carriera da allenatore. Il Pescara gli affida la panchina delle giovanili e porta avanti le sue idee e i suoi schemi tattici. Idee sicuramente influenzate anche dagli allenatori che ha avuto modo di seguire da vicino da calciatore. Prandelli, Mancini, Vavassori e Delio Rosi, nomi che sulla panchina hanno sicuramente fatto vedere cose importanti e da cui anche Luciano ha potuto studiare e ‘rubare’.
“Ho avuto la fortuna di avere tanti bravi allenatori e ho cercato di prendere qualcosa da tutti” diceva in un’intervista al Corriere dello Sport. A Pescara si toglie la soddisfazione di portare la Primavera alla promozione nel massimo campionato. Poi successivamente a Bologna riesce a raggiungere la salvezza ai playout contro la Lazio. Una grande soddisfazione dopo una stagione sicuramente difficile. Prima, però, una parentesi di tre anni da collaboratore di Oddo.
Zauri e il legame con Oddo: da calciatore a collaboratore tecnico
Zauri-Oddo: un’amicizia nata sul campo e portata poi avanti da allenatore. I due, compagni di squadra alla Lazio, hanno condiviso anche l’esperienza in panchina. Proprio a Pescara il binomio Zauri-Oddo riesce a sfiorare la promozione in B alla prima stagione, salvo poi riuscirci in quella successiva. La Serie A si rivela dura per la squadra abruzzese e a pagare sono proprio i due collaboratori.
Diversi mesi senza squadra, prima di subentrare, sempre insieme, all’Udinese. Un inizio importante culminato con le cinque vittorie consecutive del mese di dicembre. L’annata volge al termine e le carriere di Oddo e Zauri si separano. Dalla Lazio, passando per Pescara e Udine: un legame profondo e che ha permesso ad entrambi di crescere in panchina.
Zauri, l’eroe biancoceleste in campo… e non solo
Nella sua carriera da calciatore Luciano Zauri è diventato poco a poco il simbolo della Lazio. Entrato in punta di piedi in uno spogliatoio di grandi calciatori, ha saputo integrarsi a pieno con umiltà e serietà. La fascia da capitano al braccio è l’apice della carriera: condottiero silenzioso, capace di portare lungo l’Europa i suoi valori.
Valori che si vedono anche e, soprattutto, fuori dal campo, quando con un atto eroico salva la vita ad una bambina in un ristorante della Capitale. Una voragine inghiotte la nipote di Boniek, le urla invadono la sala. Non c’è tempo di pensare, Zauri decide di agire e si cala all’interno di questo pozzo riuscendo a tirar fuori la bambina dal pericolo. I tratti distintivi del Luciano calciatore sono ben visibili anche in questa storia: serietà, concentrazione e concretezza. Tutte qualità che Zauri porta avanti anche da allenatore. Da Pescara a Pescara, la missione di Zauri per la lotta ai playoff.
A cura di Simone Brianti