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Piacenza, Inzaghi cuore biancorosso: “Tornare qui è sempre un’emozione”

Esempio per molti ragazzini che si avvicinano al calcio, fiuto del gol come pochi. In area di rigore semplicemente implacabile. Filippo Inzaghi, per tutti “Pippo”. L’ex bomber di Milan e Juventus si è recato a Quarto, una piccola frazione nel Comune di Piacenza, in occasione del Memorial Pinotti, l’ex preparatore dei portieri biancorosso scomparso nel 2010 all’età di 63 anni. Un bagno di folla, ha accolto “SuperPippo” Inzaghi. Lui che nelle giovanili del Piacenza ci è cresciuto e che ha vinto un campionato di B con quei colori. Bambini pronti a strappare un selfie, quasi tutti con la maglia del Milan indosso. E, alcuni, anche con quella della Nazionale. Perché un attaccante così è stato davvero di tutti, squadre del cuore a parte.

Inzaghi: “Quanti ricordi a Piacenza, anche un po’ di malinconia”

Insaghi a SportPiacenza ha ricordato i suoi anni in biancorosso. Un po’ di malinconia ma anche tanta gioia nel ricordare il suo sostegno in curva, coi tifosi: “Mi vengono in mente gli anni delle giovanili ma anche quando andavo in curva a seguire le avventure della prima squadra. Ho tanti bei ricordi: ho vinto il campionato di Serie B con una squadra fortissima. Anzi, lo abbiamo stravinto perché siamo stati promossi con cinque giornate di anticipo. Chiaro che rivederci in queste occasioni in cui si ricordano persone importanti che non ci sono più porta anche un po’ di malinconia”.

“Io e mio fratello sempre corretti con questa gente”

Simone Inzaghi, ora allenatore dell’Inter, e “Pippo” sono cresciuti entrambi nelle giovanili del Piacenza. Poi le strade si sono divise: il primo fu mandato in prestito al Carpi in Serie C1, il secondo al Leffe, sempre nella stessa categoria. Nell’intervista, l’ex allenatore del Brescia, tra le altre, ha spiegato perché secondo lui viene riservata ai due fratelli sempre la stessa, magnifica, accoglienza: “Probabilmente io e mio fratello ci siamo sempre comportati bene e questa è la risposta più bella che possiamo avere a distanza di anni. Lo dico sempre: quando ho un giorno un po’ strano vado in giro e torno subito felice perché vedo che la gente con noi ha un rapporto incredibile, mi sembra di essere ancora un giocatore. Vuol dire che al di là dei risultati, grazie anche all’insegnamento dei nostri genitori, abbiamo sempre avuto un comportamento corretto con tutti“.

Redazione

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