Dall’Avellino alla Vibonese: breve itinerario della cura Leonardo Colucci a Picerno. Arrivato in Basilicata il 15 novembre, in poco più di un mese l’ex allenatore di Reggiana, Pordenone, Vis Pesaro e Ravenna, che in tanti ricordano anche in versione centrocampista in Serie A a Cagliari e Bologna, ha dato la scossa ai rossoblù. Ha ereditato una squadra ai margini dei playout e l’ha portata in zona playoff. Niente male per una squadra che rappresenta una città di 6000 abitanti. Merito di una rivoluzione: tattica, di atteggiamenti e nella testa dei giocatori. I 13 punti conquistati nelle 6 partite con Colucci in panchina stanno lì a dimostrarlo.
Tra le prime mosse di Colucci c’è stata quella di riportare al centro del Picerno Francesco Dettori: a 38 anni il play di Sassari, accantonato da Palo nelle ultime due partite della sua gestione, è stato titolare nelle ultime cinque gare del girone C. Con effetti evidenti, da equilibratore della doppia fase. “Noi siamo bravi a soffrire, quando c’è da giocare si gioca ma quando c’è da soffrire lo facciamo – ripete spesso e volentieri Colucci ai suoi – i ragazzi sono bravi a mentalizzarsi in base alla situazione“. Il 2021 si è chiuso con una vittoria per 1-0 contro la Vibonese. In quella partita in tanti hanno stretto i denti: “Emmanuele Esposito ha giocato l’ultima partita con uno stiramento, Guerra e Alcides avevano problemi e hanno dato comunque disponibilità a giocare – ha evidenziato Colucci nel post partita – questo è senso di appartenenza, che esiste sempre. Non solo quando si vince. Si rimane sul carro anche quando si perde”.
Non c’è solo Dettori tra i segreti del Picerno di Colucci. L’allenatore ha anche avvicinato in attacco Gerardi e Reginaldo, diventati due fattori nel suo 4-4-2. Nell’ultimo mese e mezzo in coppia hanno segnato cinque gol. Niente male per una coppia che totalizza 70 anni sulla carta d’identità. “Sono dei modelli” li ha definiti l’allenatore.
Esempi da suggerire ai compagni più giovani: da De Cristofaro, che l’anno scorso era in D a Cerignola, città pugliese dove Colucci è nato e che nelle ultime partite è diventato un titolare irrinunciabile, ad Alcides Dias. Il terzino brasiliano classe 2002 fino al 5 dicembre aveva visto il campo solo in Coppa Italia. Nelle ultime quattro partite di campionato la maglia da titolare è stata sua. Dimostrazione vivente dell’assenza di gerarchie prestabilite.
Quelle, per Colucci, non esistono nemmeno nello spogliatoio. Dove tiene il gruppo con simpatia, battute e tanta richiesta di lavoro. “Con l’aiuto della società invisibile” ama spesso ricordare. Formata da custode, magazzinieri, fisioterapisti. “Non appaiono mai ma sono i più importanti di tutti. Stiamo incidendo tutti, dal presidente fino all’ultimo“.
Filosofia di chi è partito dal sud ma ha consumato una vita sportiva tra centro e nord Italia prima di tornare a casa. Tanto da emozionarsi quando ne parla: “Per me Picerno è come stare a casa, il fatto di parlare in dialetto e di avere con me gente umile mi gratifica e mi riempie di orgoglio“. Lo stesso che proverà guardando la classifica a fine 2021.
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