Reginaldo si racconta: “Mi voleva Mou all’Inter. Al Treviso devo tutto”
“Maicon mi disse che Mourinho mi stava seguendo per portarmi all’Inter“. Così, in punta di fioretto con un retroscena di mercato non da poco: il terzo appuntamento su Twitch de Lacasadic ha come al solito regalato spunti e, dopo Ferrari e Pascali, è toccato a Reginaldo: l’attaccante ex Fiorentina ( tra le altre ), e ora in forza al Picerno in C, si è raccontato ai nostri microfoni tra aneddoti e curiosità.
Al Picerno una seconda giovinezza: “So quello che posso dare”
Classe 1983, esperienza ultradecennale sui campi di mezza Italia e ancora tanta voglia di giocare a calcio. Per Reginaldo il tempo sembra essersi fermato, e l’avventura al Picerno, giunta al suo secondo anno, è più intensa che mai: “Venivamo da un periodo dove non giocavamo male, ma non riuscivamo ad ottenere una vittoria. L’abbiamo ritrovata domenica dopo quella della seconda giornata contro il Foggia: serviva per dare più fiducia a tutti in vista della seconda parte del campionato. So quello che posso dare alla squadra. Credo che questo sia il girone più difficile, ma abbiamo dimostrato che possiamo dire la nostra contro chiunque. I punti non sempre sono arrivati, ma il gioco non è mai mancato. Dobbiamo essere più concreti per cercare di fare molti punti da qui a gennaio“. Da giocatore d’esperienza, il passaggio da compagno di squadra a leader in campo e fuori è davvero rapido. Lo sa bene Reginaldo, che infatti pone l’accento sull’importanza di insegnamenti corretti da fornire ai più giovani: “Il post partita è importante, serve a valutare ciò che hai fatto di buono o sbagliato. Se si perde, si deve avere la forza di tirare su di morale i compagni giovani, facendo capir loro il momento: se perdi una gara puoi anche vincerne tre di fila, ma l’attenzione non deve mai calare. Quando perdo non dormo la notte, prendo sonno alle 4-5 del mattino. Non riguardo i miei gol, quando li pubblicano li metto anch’io, ma se vado a rivedere i gol fatti un po’ ci si monta la testa perché noi attaccanti viviamo per il gol. E questo lo dico nonostante l’età“.
“Nessuno mi ha cercato quanto il Picerno”
L’estate del 2021 è quella del suo arrivo al Picerno. Un colpo di mercato a effetto per la categoria e per una realtà che solo lo scorso anno ha preso parte ai playoff promozione: “Avevo altre offerte, da parte di squadre nelle quali ero già stato o che comunque non mi hanno cercato tanto quanto il Picerno. Prima di arrivare, mi hanno raccontato della società e di come vivono il calcio. La motivazione per stare in campo la trovo dentro di me, per quei 500-600 tifosi. Lo stimolo dev’esserci sempre e per questo lavoro su me stesso. L’anno scorso abbiamo fatto i playoff: ero felice soprattutto per i tifosi che ci seguono ovunque e ci fanno sentire il loro calore. A 39 anni se non sudo la maglia non mi sento bene. La scelta di Picerno è stata questa. La maglia qui in pochi me l’hanno chiesta, perché comunque se la comprano. Io sono cresciuto nelle favelas. Fermarsi e fare foto con un tifoso è solo un piacere. Ovunque io abbia giocato ho sempre dato l’attenzione giusta ai tifosi perché mi ritengo una persona normale e mi comporto così anche qui. A inizio campionato ero infortunato e mi chiedevano come mi sentissi. A me questa cosa ha fatto veramente piacere. Ci tengono molto e noi dobbiamo dare tutto”.
Picerno, Reginaldo: “Al Treviso devo tutto”
Nel 2000 l’arrivo in Italia. L’intuizione è del Treviso che lo “pesca” dal Brasile e lo aggrega alle giovanili: “Al Treviso devo tutta la mia carriera, mi hanno insegnato tanto ed è stata la mia esperienza più bella. Ho fatto Beretti, Primavera e prima squadra. Quei ricordi li porto ancora con me. Ho avuto Tedino in Primavera: arrivai a 16 anni senza conoscere l’italiano. Mi hanno indicato la strada giusta. Ora a 39 anni gioco in C e quello che mi ha insegnato la città di Treviso mi ha portato ad essere quello che sono adesso. Certo, è la squadra a cui sono più legato. Ricordo che, in una delle mie stagioni in maglia Treviso, eravamo ultimi in classifica e perdemmo sette partite. Ci fu il cambio di allenatore con l’arrivò Pillon. Cominciammo a vincerle tutte e arrivammo dal penultimo al secondo posto. Ricordo che Gianni Di Marzio, il papà di Gianluca, veniva spesso a trovarci. Giocavo in Brasile e ogni sei mesi ci ritrovavamo in Italia per disputare tornei con Inter, Atalanta, Juventus, Milan, Borussia Dortmund e Barcellona. Noi rappresentavamo il Brasile, in quell’occasione risultai il miglior marcatore del campionato. Successivamente, il Parma prese alcuni dei miei compagni, ma io venni escluso. Dopo alcuni mesi mi voleva il Chievo ma non venni scelto, poi la chiamata del Treviso nel 2000″.
La Fiorentina con Toni e Pazzini
Le buone stagioni con il Treviso, consentono a Reginaldo di mettersi in mostra e, come conseguenza, di attrarre su di sé le attenzioni delle big del nostro calcio. A spuntarla è la Fiorentina, e anche qui, come nel caso del suo possibile approdo all’Inter, il trasferimento in viola è stato tutt’altro che “normale”: “Con la Fiorentina c’erano Pazzini, Toni, Mutu. Una volta, dopo esser tornato dal Brasile, era il compleanno di mia sorella. Mi hanno chiamato e mi hanno detto che dovevo firmare con la Fiorentina. Il mio ex procuratore mi voleva fare una sorpresa, litigai anche con il Treviso perché non giocavo, schieravano Acquafresca. Sapete perché? Ero stato già venduto alla Fiorentina tre mesi prima e non lo sapevo. Mi hanno avvisato all’improvviso e mi hanno detto di firmare. Non ci ho pensato due volte e ho firmato. Un gruppo fantastico che mi ha fatto sentire a mio agio. Alla seconda, terza partita ho sentito il Franchi cantare la macarena e mi chiedevo cosa stesse accadendo. Facemmo una gran stagione, nonostante la penalizzazione di 11 punti. Contro l’Inter entrai negli ultimi 20 minuti e feci l’assist vincente per il gol di Toni. Lui poi fece una battuta a Prandelli: “Regi deve giocare perché è l’unico che fa i cross”. Totalizzai 28 presenze e 6 gol, arrivando in Coppa Uefa. Sono rimasto in buoni rapporti e a Firenze ci vado spesso appena posso”.
Le favelas, l’amicizia con Sodinha e le serate milanesi
“Io e Sodinha siamo nati entrambi nelle favelas, ricordo sempre quando andavamo a Milano. Lo porterò sempre nel mio cuore. Questi sono uomini che il calcio ti fa conoscere, siamo cresciuti nella stessa città, in favelas diverse ma distanti appena 5-6 minuti di macchina. Abbiamo fatto insieme partite di beneficenza in Brasile, cosi come Nenè, ex PSG. Siamo cresciuti insieme. E’ un amico a cui voglio bene e che porterò nel cuore per sempre. Ho fatto tante serate a Milano con Sodinha, bastava fare le 4-5 del mattina ed eravamo felici. Ma non posso andare oltre nei racconti“.
Il periodo di inattività e i chili di troppo: “Paganese, grazie”
Terminata nel 2013 l’avventura al Siena, nel mezzo anche una parentesi in Giappone, Reginaldo decide di tornare in Brasile. Scelta che si rivelerà sbagliata: “Andai al Vasco da Gama per un anno, ma ho avuto problemi. Abbiamo cominciato subito bene arrivando a disputare la finale del campionato Carioca davanti a 65 mila spettatori al Maracanà. Negli altri 6 mesi però non mi hanno pagato, mi hanno fatto un conto finto e mi prendevano in giro. Sono andato via. Quando poi è nata mia figlia sono stato un anno fermo. Uscì anche una voce falsa su di me, si diceva che mi ero rotto il ginocchio. Non era vero. Dopo 6 mesi fuori dal giro, trovare squadra è stata dura, anche perché ero ingrassato. Son tornato dopo un anno a Pesaro e ho iniziato ad allenarmi da solo. Poi, dal nulla, la chiamata della Paganese. Arrivai a Pagani con 7-8 kg in sovrappeso, ma grazie al preparatore recuperai la forma fisica. Ad Andria i primi 90 minuti: correvo a vuoto senza toccare palla. Scesi in campo in tre partite di fila, feci otto gol e la Paganese raggiunse i playoff. Ho giocato anche a Trapani e Vercelli“.
“Mou ti sta facendo seguire”
Nel corso della diretta, Reginaldo si è raccontato a 360°. Dagli inizi fino all’attualità, passando anche per un retroscena di mercato che in pochi conoscevano. Reginaldo gioca nel Siena. L’avversario è l’Inter che in quella stagione avrebbe vinto il triplete: “Mourinho mi ha seguito, me lo disse Maicon. Era il giorno della partita contro l’Inter, quella in cui perdemmo all’ultimo con Samuel che fa gol da calcio d’angolo ( e che mi rifila una gomitata ) e dove io faccio due assist a Maccarone. Fu in quell’occasione che Maicon mi rivelò che Mourinho mi seguiva, tramite una rete di osservatori, da circa tre mesi. Era l’Inter del Triplete, fa sempre piacere ricevere interessamenti del genere. Parma, Siena e Fiorentina però non erano da meno”.
La Top XI di Reginaldo
Immancabile la Top XI di Reginaldo: “In porta scelgo Frey, era veramente forte. Ci sarebbero però anche Ballotta, Gillet e Handonovic. Come difensore scelgo Neto che ha giocato con me a Siena e poi è andato allo Zenit, e Massimo Carrera. Ma ce ne sono tanti come Couto, Paci, Kroldrup. Metto però Neto e Carrera, veloci e tecnici. A destra ho avuto Angelo e Ujfalusi, metto quest’ultimo e Pasqual a sinistra. Come centrocampista da play scelgo Gallo, capitano vero. Mezzali dico Montolivo e Liverani. In attacco il tridente di Firenze, cioè io, Toni e Mutu. Due attaccanti di qualità, così come lo sono stati Barreto e Morfeo. Come allenatore scelgo Giampaolo, l’ho avuto a Siena ed è stato uno dei più importanti per la mia crescita. Un allenatore preparatissimo, è forte ed è bravissimo anche come persona”.