Pignagnoli-Lucchese, interviene la politica: “Mi ha chiamato la Boldrini…”
Alice Pignagnoli ha trentaquattro anni, di mestiere fa la calciatrice, ha una bellissima figlia di due anni, Eva, e sta vivendo la sua seconda gravidanza. A ottobre, quando ha scoperto di essere di nuovo incinta, lo ha comunicato alla Lucchese, squadra di Serie C della quale era il portiere titolare. La risposta della società? “Mi hanno detto che non avevo rispettato gli accordi presi in estate, ergo hanno deciso di non pagarmi e hanno minacciato di svincolarmi. Ma restare incinta dovrebbe essere il diritto primario di ogni donna”, spiega Alice a LaCasaDiC.com.
Pignagnoli: “Io mobbizzata dalla Lucchese perché incinta”
La vicenda è su tutti i quotidiani da qualche giorno: “Dopo il caos mediatico che si è sollevato, la società ha chiamato il mio avvocato e i miei agenti della Ma.Pa che mi sono stati vicini e velocemente mi hanno pagato gli arretrati di tre mesi di stipendio”. Successivamente, il club rossonero ha pubblicato un comunicato in cui ha “smentito categoricamente” la vicenda raccontata da Pignagnoli.
“La cosa abbastanza sconvolgente – racconta la giocatrice – è che mi sarei aspettata una presa di posizione della Lucchese chiedendo scusa. Tutti possono sbagliare e posso capire che un club che non ha mai avuto una giocatrice incinta non sappia come comportarsi, anche se dovrebbe essere il buon senso a guidarti in certi casi. Invece hanno pubblicato un comunicato in cui hanno negato tutto, dopo aver mobbizzato una ragazza perché incinta”.
“Mi hanno fatto il vuoto intorno”, il racconto di Alice Pignagnoli
La testimonianza di Pignagnoli continua: Alice ci spiega che oltre ai pagamenti che non sono arrivati, il club le ha “fatto vuoto attorno: mi hanno espulsa dalla chat Whatsapp di squadra, tolto il posto letto, chiesto di restituire il materiale da allenamento. Sono stati mesi difficili, tra la nausea della gravidanza e questo problema in più, che non ci voleva. Mi sono chiesto quale sia il vantaggio di farsi restituire il completino di allenamento per una squadra che ha il maschile tra i professionisti. L’ho percepita come se il club mi abbia fatto un dispetto perché io ne avevo fatto uno a loro”.
“E’ intervenuta la politica: mi ha chiamato la Boldrini”
Nella vicenda, per fare chiarezza, è intervenuta anche la politica. “Oggi ho ricevuto la chiamata della deputata Boldrini“, ci racconta in esclusiva. “E’ stata fatta un’interpellanza parlamentare che verrà firmata da diversi partiti e verrà sottoposta ai ministri con urgenza. Boldrini mi ha chiesto come si possa cambiare qualcosa nello sport. Le ho spiegato che vorrei che le società si prendessero le responsabilità sottoscrivendo una carta dei diritti delle atlete. Qui sembra che in assenza del professionismo, sotto la Serie A, ci sia la giungla”.
“Parlo anche a nome delle ragazze più giovani. Bisogna rispettare la dignità delle persone e i loro diritti minimi: chiediamo un salario minimo, un alloggio dignitoso, il rispetto delle scadenze dei pagamenti e l’assistenza medica. Ho vissuto situazioni assurde. Non è possibile che a una giocatrice con 250 presenze tra Serie A e B vengano offerti 400 euro al mese in Serie B per stare lontano da casa e fare la vita da professionista. E se chiedo di più mi viene risposto che pretendo troppo. Oppure, non è possibile che con uno stipendio del genere debba pagarmi io a mie spese un’ecografia se mi faccio male sul campo. Per quello esistono i campionati regionali. Se la pensi così, allora non farla la squadra femminile: non stai facendo sport, stai facendo il farabutto“, conclude Pignagnoli, tra l’amarezza per questa vicenda e la voglia di vincere la battaglia.
A cura di Luca Bendoni