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Cesena, “758 minuti sopra il cielo”: chi è Matteo Pisseri, il portiere entrato nella storia dei bianconeri

E pensare che la prima volta che toccò un pallone l’obiettivo era fare gol. “Fare l’attaccante non mi piaceva tanto“, ammise. Quindici anni dopo Matteo Pisseri è entrato nella storia del Cesena, da portiere. Con il successo sull’Arezzo, il 32enne nato a Parma ha mantenuto la porta inviolata per 758 minuti. Nessuno ha fatto meglio di lui in Serie C con la maglia bianconera. Superato anche Cristiano Scalabrelli, che si fermò a 676 minuti. Un record che durava, pensate, dalla stagione 1997-1998. Un leader silenzioso, un uomo d’altri tempi. Sempre un passo alla volta. Con le idee chiare fin dal principio: “Mi tuffavo sempre sul divano di casa mia per parare”, ha detto al Corriere di Romagna. Del resto, se nasci a Parma negli anni ’90 non puoi che avere un unico modello: Gianluigi Buffon. E non puoi desiderare altro che difendere la propria porta.

Credit: Cesena FC

Guardiano della porta: Pisseri è la certezza del Cesena

26 presenze. Stakanovista del Cesena di Domenico Toscano. Sono 2320 i minuti giocati in Serie C e 16 i clean sheet. Merito di una difesa solida, certo. Ma dietro i numeri incredibili dei bianconeri ci sono anche le sue parate. Ci vide lungo il direttore sportivo Fabio Artico, che questa estate lo ha prelevato dalla Triestina dopo l’anno in prestito a Monopoli. Una scelta quanto mai azzeccata per mettere fine ad un valzer di portieri che è stato il punto debole dei romagnoli nella passata stagione. Ora c’è lui: il suo estro, la sua qualità. La sua parola con i fatti. La più importante. Niente social, non fanno per lui: “Non ne ho mai sentito il bisogno e rimango tranquillo così”, ha ammesso in esclusiva al Corriere di Romagna. Ragazzo serio, con le spalle larghe. Cesena il suo posto nel mondo, il Cesena la sua seconda famiglia. 

Credit: Cesena FC

Una delle sue migliori stagioni in carriera. Una delle pellicole più belle, per le quali vale la pena guardarsi indietro e capire di avercela fatta. Dopo tanta gavetta e un girovagare per l’Italia intera. Nord, centro, Sud; tante stazioni cambiate ma sempre con lo stesso spirito: la naturalezza dell’essere, la spontaneità, l’ambizione. Da Parma, quando a scoprirlo fu Ermes Fulgoni, lo storico preparatore di Buffon, fino alla Triestina. Nel mezzo Juve Stabia, Gubbio, Catania e Foggia. Sempre in Serie C. Tanti sacrifici ed esperienze indelebili. Segreti, da custodire come il diamante più prezioso. E portarseli in giro nella quotidianità del lavoro. Fino a Cesena, dove sta facendo cose straordinarie e in cui il sogno può essere uno solo: la Serie B.

La stessa che conquistò e disputò nella stagione 2021-2022. Di sicuro il punto più alto della sua carriera. L’Alessandria puntò ancora su di lui, anche tra i cadetti. Una scelta logica e soprattutto facile, dopo la straordinaria cavalcata in Lega Pro. Con la maglia dell’Alessandria ha collezionato 37 presenze in B e 30 in C. Una promozione unica, ai calci di rigore contro il Padova. Il suo campo di battaglia, il suo terreno fertile. Lo dicono i numeri, visto che sono 20 i rigori parati in carriera, molti dei quali proprio in Serie B. Uno scenario che conosce molto bene e che chissà, lo vedrà ancora protagonista in Romagna.

Credit: Cesena FC

Le orme di Buffon: passato, presente e futuro

Le immagini sono sempre state quelle del suo idolo: Gianluigi Buffon. Le rappresentazioni nella testa. Quindi le parate, i tuffi e le parole di uno dei portieri migliori della storia del calcio. Gli “amuleti” che sempre lo accompagneranno. “Lo seguo da quando ho 9 anni, anche se allora facevo l’attaccante”, ha dichiarato Matteo Pisseri. E poi, il giorno dell’incontro più bello della sua vita: “Quando feci il primo provino con il Parma, Gigi si allenava nel campo di fianco e proprio Fulgoni mi portò a salutarlo. Ci siamo ritrovati due anni fa ad Alessandria, quando lui giocava nel Parma. Per me è stato un sogno, perché non avrei mai pensato di giocarci contro”, disse. Chiamatele emozioni, ma non fortuna. 

Pisseri si è costruito da solo. Dietro la sua affidabilità c’è un unico comune denominatore: il sacrificio. Come una scheggia impazzita, tra una squadra e l’altra. Con la netta sensazione (che forse è qualcosa di più profondo) di aver lasciato ovunque il segno. Solo a Catania è rimasto 4 anni, dal 2016 al 2020, per un totale di 4 stagioni. Intense, perché….“il Sud ti forma”. Poi le sue avventure sono state brevi ma intense. Perché, si sa, la bellezza dura poco. E scappa via. Dietro i 758 minuti di imbattibilità si nasconde qualcosa di più mistico, astratto. C’è la sua carriera alle spalle, il suo duro lavoro. C’è il passato, il presente e il futuro. E una valigia ancora piena di sogni in Romagna. 

Manuele Nasca

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