Non solo Stefani, quando una bandiera diventa allenatore: da Cruijff a Guardiola fino ad Agostini
“Con una bandiera si può portare la gente dove si vuole”. Spesso anche allo stadio, ma questa volta parliamo di uomini, in carne ed ossa. Tra giocatori che vestono, baciano, abbandonano e poi rivestono altre maglie possiamo fare la conta. E spesso il ciclo si ripete in modo continuo. Le eccezioni sono però sempre le cose più belle, quelle che restano nella mente. Dalla Serie A, all’estero, fino a campionati meno importanti sono nate tante bandiere. Era un calcio diverso, forse più riconoscente. Tanti anni con un solo colore, spesso due abbinati. Fascia al braccio e tanta personalità in campo. Alcuni di questi hanno poi proseguito la carriera proprio nel club che li ha presentati al mondo. In Serie C l’ultimo esempio è Stefani, capitano neroverde che ora ha preso il posto di Di Carlo. Ma gli esempi sono tanti.
Da Stefani al resto del mondo: le bandiere in panchina
La promozione di Stefani sulla panchina del Pordenone si porta dietro una domanda: quante volte capita una situazione simile? Non tantissime ora che nel calcio i giocatori sono dei viaggiatori del mondo. In Serie C un altro esempio viene dal San Donato Tavarnelle con Buzzegoli. Ma in questo caso non parliamo di bandiera, visto che l’attuale allenatore dei toscani ha giocato solo un anno con il club, prima del ritiro. E allora ecco che la mente porta a nomi che hanno fatto la storia del calcio.
Cruijff dopo essere stato uno dei calciatori migliori di sempre con Ajax e Barcellona, è diventato anche allenatore delle due squadre. La sua eredità al calcio è ancora molto forte. Tanti hanno preso qualcosa dai suoi studi, come Guardiola, un altro allenatore che ha iniziato la sua carriera sedendo sulla panchina che da giocatore lo ha cresciuto, quella catalana. In Spagna gli esempi sono tanti, anche recenti. Sicuramente Zidane, cambiando sponda e passando al Real Madrid.
Gli esempi in Italia
Anche in Serie A ci sono esempi. Gli ultimi al Milan con Inzaghi e Seedorf, entrambi passati sulla panchina rossonera in un momento molto delicato. Facendo un salto indietro di qualche anno possiamo volare a Cagliari e ad Agostini. Ben 298 partite ufficiali in 8 anni con i rossoblù. Un rapporto di ferro poi proseguito anche in panchina. Dopo il ritiro nel 2015, l’ex terzino si è spostato immediatamente nel settore giovanile del Cagliari allenando la Primavera. Il salto definitivo lo ha fatto quando ha sostituito Mazzari in Serie A. E a proposito di bandiere, nel suo staff erano presenti anche Daniele Conti e Andrea Cossu. Dal campo alla panchina con unico colore sul petto.
A cura di Antonio Salomone