Il basket, l’Inter e la stima per Zanetti: chi è Steffè, l’uomo che manda il Potenza al secondo turno dei playoff
Un vecchio detto istriano recita: “L’ancora la xe sempre in mar, e no l’impara mai nugar”. Per la traduzione potremmo chiedere a Demetrio Steffè, centrocampista del Potenza, triestino di nascita e molto attaccato alla sua terra. Il concetto? Se cerchi qualcosa devi correre a prenderlo. Si scrive sacrificio, si legge Steffè. Lo stesso sacrificio che lo ha portato a segnare nel primo turno dei playoff e a decidere la gara contro il Picerno. Il Potenza in paradiso, grazie ad un suo gol. Una favola che continua, senza sosta.
Il basket, i primi calci al San Giovanni e la Triestina: gli inizi di Steffè
“Per ottenere grandi soddisfazioni spesso bisogna superare grandi difficoltà.” Parole di Demetrio Steffè. Una filosofia che il calciatore apprende sin dall’infanzia da quei genitori che lascerà molto presto, ma che trovano nello sport il cardine del loro legame indissolubile. La madre è un’ex campionessa italiana di pallavolo, il padre un rugbista con un trascorso in nazionale. A quattro anni è troppo presto per il calcio. Quindi? La scelta ricade sulla palla a spicchi. Già, Demetrio si presenta al mondo dello sport da sotto un canestro. A basket, però, si gioca con le mani. Lui, quel pallone, invece, lo colpisce solo con i piedi. “Voglio giocare a calcio”. Parole semplici, ma dirette. La madre non può che assecondarlo.
All’età di sei anni entra nel San Giovanni, società dilettantistica di Trieste. Minuti, ruoli e risultati non contano. Bastano pochi mesi perché allenatori e dirigenti notino qualità inusuali per la sua età. Talmente evidenti che lo portano ad essere aggregato ai ragazzi più grandi. Può diventare una risorsa importante. Motivo? Dove lo metti sta. La tattica del coach è semplice. Se l’avversario è superiore Demetrio rimane dietro con compiti difensivi, se c’è possibilità di vincere Steffè avanza e spinge l’azione. “Il jolly del San Giovanni”. Appurato che il calcio è il suo sport, a 12 anni arriva la prima esperienza con i Giovanissimi della Triestina. Lui, classe 1996, disputa la prima stagione con i ragazzi del ’94 e la seconda con i ’95. E lo fa con una fascia da capitano al braccio.
Steffè: l’arrivo all’Inter e l’emozione della Nazionale
La Stagione 2009/2010 è quella della svolta. Padova – Triestina. Sugli spalti è presente Roberto Samaden, responsabile del settore giovanile dell’Inter. L’osservato speciale però è Isaac Donkor. Ma quel ragazzo della Triestina con la fascia al braccio cattura l’attenzione. A colpire sono la sua sicurezza nel gestire il centrocampo e la capacità di ricoprire entrambe le fasi di gioco. Steffè si trova davanti ad un bivio. “Ancora o imparare a nuotare”?
I primi pensieri di Demetrio sono rivolti ai genitori. Veder partire il loro unico figlio a soli 14 anni li preoccupa. Anche lasciare i luoghi che ami. “Ho scelto l’Inter anche per i miei genitori. Se ti rendi conto che tuo figlio sta andando nella società che rappresenta il meglio a livello italiano ed europeo sei più sereno”. Gli anni trascorsi in convitto a Milano conoscendo nuovi amici affievoliscono la nostalgia di casa. Il livello tecnico dei compagni è cresciuto. Nei primi due anni coni Giovanissimi viene schierato sempre titolare e ottiene anche il riconoscimento più prestigioso. La convocazione in Nazionale Under 16. La prima partita è con la Svizzera. Voce e gambe tremano sulle note dell’Inno di Mameli. Spiegare le sensazioni di quegli istanti è impossibile anche per lui. Il regalo più importante? E’ seduto in tribuna. “I miei genitori sono venuti fino in Svizzera per vedermi. Indimenticabile”.
Il Chievo, il Mondiale Under 17, Mazzarri e l’apparizione sul Daily Mail
L’anno seguente passa alla Primavera neroazzurra. Con lui a centrocampo Olsen, Acampora, Kovacic e Mariga. Quell’anno per Steffè è fondamentale vivere il campo. Ad ottobre si gioca il Mondiale Under 17. Il CT Zoratto non può convocarlo senza minuti nelle gambe. L’Inter punta molto su di lui, ma il richiamo della Nazionale è troppo forte. Le offerte ci sono. Torino o Chievo? La possibilità di riavvicinarsi a casa e la presenza sulla panchina dei veronesi di Paolo Nicolato sono i fattori determinanti della scelta.
Anche in Veneto la musica non cambia. Nicolato affida al centrocampista friulano e a Leandro Paredes le redini del reparto. Demetrio diventa presto un leader silenzioso che conduce la squadra alla vittoria del campionato Primavera. Ironia della sorte. In finale batte proprio quel Toro che avrebbe fatto carte false per portarlo al Filadelfia. A questo punto Zoratto può convocare Steffè per la spedizione Mondiale. Ancora una volta giocherà da sotto età. Il ritiro, gli allenamenti e le serate con i compagni sono le istantanee di un quadro a tinte azzurre. Un Under 17 che con Romagnoli, Cristante, Sensi, Steffè, e Petagna è pronta a giocarsela con tutti. Non vincerà, ma rimarrà la difesa meno battuta del torneo.
L’Inter, nonostante le numerose offerte dalla Serie B e dalla Serie C, non si fa cogliere impreparata. Walter Mazzarri porta il calciatore con sé nel ritiro estivo. A 19 anni Steffè si allena con Guarin, Medel, Shaqiri, Hernanes, Podolski e Brozovic. Rientra in Primavera e il suo nome supera i confini nazionali. Un gol di Demetrio nella finale di un torneo estivo contro il Milan Primavera finisce sul Daily Mail. E’ il preludio di una stagione trionfale per la Primavera nerazzurra. Sotto la guida di Stefano Vecchi Steffè e compagni vincono il Torneo di Viareggio.
Il rientro a Trieste, Cesena e Potenza con una laurea nel mezzo: la Serie C di Steffè
Nel 2019 Demetrio “ritira l’ancora”. Il Savona – squadra di Lega Pro – investe su di lui. Esordio coi fiocchi. 90 minuti e subito in gol. La stagione si chiude con la retrocessione dei liguri, ma Steffè non demorde.
La grande soddisfazione è il rientro alla Triestina nel 2018. Dieci anni dopo l’inizio del viaggio Demetrio torna a casa davanti al suo pubblico. Partito ragazzino torna da professionista. Delle due stagioni a Trieste resta l’amaro in bocca per una Serie B scivolata all’ultimo istante. Prossima destinazione, Cesena. A “Deme”, come lo chiamano al Manuzzi, basta poco per confermarsi. Per coach Viali è un giocatore insostituibile. Anche qui verrà impiegato in più ruoli. Spirito di sacrificio in puro stile Steffè. Dopo oltre 80 presenze lascia la città Malatestiana.
La cultura del lavoro impartita dai genitori e la serietà maturata osservando Javier Zanetti, esce anche in ambito scolastico. “Calcio e studi devono andare di pari passo. Essere curiosi, avere voglia di imparare cose nuove, cercare di sviluppare una mentalità aperta. Solo così trovi gli stimoli giusti. Anche nello sport”. Lo stesso ordine e rigore del campo lo trasporta anche all’Università dove, a febbraio 2023 consegue la laurea in Scienze della Comunicazione.
La scelta del Potenza è tutt’altro che semplice. Gli oltre 1000 chilometri da Trieste sono un ostacolo non facile da oltrepassare. “Gettare l’ancora o imparare a nuotare”? Demetrio continua in Serie C. Merito anche di Caturano, con lui a Cesena, che lo rassicura del progetto e delle ambizioni del club. Anche coach Raffaele gli ha consegnato la gestione del centrocampo. Lo dimostrano le 25 presenze raccolte sin qui condite da 7 assist e un gol. Rete che è arrivata nel match con la Juve Stabia dopo una lunga assenza. “E’ stata una liberazione”. A inizio stagione si punta alla salvezza, ma come insegna Steffè: il lavoro paga. Dall’attuale nono posto in classifica l’ambizione cresce. I play-off non sono più un miraggio.
A cura di Alvise Gualtieri