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Rimanere umili per diventare grandi: la Pro Sesto di Andreoletti

Shalalalalalala, oh Pro Sesto”. È il 12 novembre. Un canto si alza tra il campo e gli spalti. Lo stadio “Ernesto Breda” come teatro. I giocatori sotto la curva, i tifosi davanti a loro. Atmosfera magica. Simbiosi ed empatia di un universo che sembra aver trovato un suo equilibrio. Peculiare. Prezioso. L’universo è quello della Pro Sesto. Suo ideatore e protettore, Matteo Andreoletti. Riferimento e guida di un progetto nuovo, iniziato la scorsa estate. Alle spalle una salvezza ottenuta ai playout contro il Seregno lo scorso 14 maggio. Ora la classifica nel girone A dice 21 punti. L’obiettivo? Sempre e solo la salvezza. Un percorso in cui sono arrivate vittorie contro squadre come Triestina, Novara e, nell’ultima giornata, Padova. Piena zona playoff. Numeri che hanno coordinate e origini ben precise. E proprio in quel 14 maggio si può individuare il punto di (ri)partenza.

Un nuovo inizio. Una nuova pagina. Scelte e cambiamenti. Allenatore, direttore sportivo, gruppo. È una Pro Sesto diversa. Con tutti i rischi che ogni cambiamento, per la sua stessa natura, comporta. Perché scegliere significa anche questo. Decidere di lasciare qualcosa per provare a crescere. E la Pro, partita dopo partita, sta crescendo. In gioco, valori, certezze. E quel canto resta. Nell’aria, nella testa. Colori, suoni ed emozioni. Istantanee di un sabato pomeriggio che è immagine di ciò che questa squadra è diventata e del percorso che ha fatto e vuole compiere.

Pro Sesto e Andreoletti, carattere e coraggio

Testa, cuore e umiltà”. Tre le parole utilizzate da Andreoletti per descrivere la sua Pro Sesta. Valori in cui si racchiude l’essenza della sua squadra e del suo lavoro. Già, il lavoro. Variabile fondamentale per costruire un percorso. Un inizio non facile. La necessità di conoscersi. Allenatore e giocatori. “L’allenamento e il cambio tattico hanno permesso di ottenere questi risultati”. Una prima fase per comprendere richieste e metodi. Un periodo essenziale per creare sintonia e costruire qualcosa di importante. Allenamento dopo allenamento, il gruppo è divenuto immagine della sua guida. Partita dopo partita, la squadra è stata espressione sempre più fedele del suo allenatore. Un allenatore razionale e passionale. Meticoloso e preparato, nonostante l’età.

Andreoletti è il più giovane allenatore del calcio professionistico italiano. Cresciuto nell’Atalanta, con la Primavera vince il titolo di miglio portiere del Viareggio. Poi la decisione di cambiare. Il calcio, il suo riferimento. Questa volta, in panchina. Lo studio attento e oculato dei colleghi più esperti in Italia. Sedute di allenamento a cui ha assistito di persona per imparare e porre in essere una sua filosofia. Una filosofia fondata sul lavoro e sul carattere. Una comunicazione incessante con i suoi giocatori e le partite vissute in tutte le loro sfumature emotive e nervose. La consapevolezza di dover tenere fisso come unico obiettivo la salvezza: “Altrimenti si corre il rischio di perdere ciò che ci ha portato fino a qua”. Un concetto chiaro, ripetuto più volte dall’allenatore dopo la vittoria contro il Padova. Andreoletti e la Pro Sesto si sono toccati, conosciuti, compresi. Ora costituiscono un unico universo. L’universo biancoblu.

Sala, figlio di Sesto

Numero 7 sulle spalle. Lo stemma della propria città sul cuore. L’esperienza di chi il calcio lo conosce da anni. La spensieratezza dei suoi 21 anni. Il figlio di Sesto, Alessandro Sala. Il centrocampista è uno dei simboli più belli e puri di questa realtà. Qualità e dinamismo. Fame e spregiudicatezza. Una vita in cui si riassumono tante storie. Nel destino il legame con Sesto. Il paese in cui è nato. Il paese che rappresenta. Il passato è a pochi passi. Milano. La Milano rossonera. Il settore giovanile del Milan, dove gioca anche il fratello. Poi il salto nel calcio dei grandi, fino all’arrivo, anzi, il ritorno alla (sua) Pro Sesto.

Una responsabilità. Un onore. Sfumature di un numero 7. Nell’ultima giornata la rete che ha sbloccato la partita contro il Padova. Un tocco. Preciso, raffinato. Essenziale. Un sorriso sul volto. L’esultanza dei suoi tifosi. Sulle tribune un altro che Milano l’ha conosciuta bene, Cesare Casadei. La Pro Sesto ha vinto. Sala ne è uno dei simboli. Maturità e consapevolezza. E in lontananza, nel cielo sopra il “Breda” continua a risuonare. “Shalalalalalala, oh Pro Sesto”. L’umiltà per proseguire nel percorso. L’obiettivo da non dimenticare, la salvezza. Poi, chissà.

A cura di Nicolò Franceschin

Nicolò Franceschin

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