Due parole possono riassumere le prime 26 giornate di campionato e la classifica della Pro Sesto. Umiltà e ripartenza. Legate, connesse, vicine. Come quell’immagine che ormai a fine partita non è più una novità, con la squadra abbracciata che canta con e per i tifosi. Guidata anche in questo momento dal capitano Gattoni, con megafono e cuore in mano.
Dal Breda, stadio di casa, al Rocco, teatro della vittoria contro la Triestina che è valsa tre punti e primo posto in solitaria. Un voto? Tredici, come le vittorie in campionato fin qui. Un obiettivo? La salvezza. Piedi per terra e umiltà, appunto. Priorità anche. E momenti da vivere, entrando eventualmente con calma nel territorio dei desideri per pronunciare quella parola che inizia proprio con… ‘Pro’. Tornando alle tappe della salvezza, primo traguardo ormai raggiunto, ci ha pensato il direttore sportivo Christian Botturi a spiegarle. “Umiltà, unione e principi tecnici tattici. L’allenatore sta facendo un ottimo lavoro – ha spiegato ai nostri microfoni -. La squadra si esprime con un certo ordine e questi sono i tratti distintivi”.
Però che questa stagione sia diversa da tutte le altre lo dicono i numeri. Quarantasei punti dopo 26 giornate, contro i 38 totali collezionati l’annata scorsa. Questa Pro Sesto di Andreoletti è sopra di 8 lunghezze dalla stessa squadra che ha chiuso la passata stagione in 17esima posizione. Tradotto: playout. E 180 minuti per evitare di sprofondare in Serie D.
L’avversario di sette mesi fa fu il Seregno: doppio confronto e due 1-1, all’andata e anche al ritorno, però in rimonta. Un gol nel secondo tempo per pareggiare i conti e restare in Serie C grazie alla miglior differenza reti. Tempo di festa per la permanenza nella categoria ma anche di riflessioni. Una rete come una scintilla. E’ scattato qualcosa.
Ripartenza. Proprio da lì. Senza dimenticare quanto vissuto ma con nuovi protagonisti per tornare a guardare al futuro senza essere più soltanto una comparsa. Innanzitutto è cambiato l’allenatore. E’ tornato Matteo Andreoletti, ex portiere proprio della Pro nella stagione 2009/10, chiamato stavolta a parare critiche e mugugni di una piazza che comunque non ha mai lasciato sola la squadra. “Cercavamo un profilo giovane e spregiudicato. Qualcuno che avesse certezze e principi suoi. Andiamo fieri di Andreoletti. L’età non conta (34 anni, ndr). Non abbiamo guardato alla carta d’identità ma a quello che poteva darci”. Una linea precisa. Per fare un campionato che potesse “stupire noi stessi. Cercando un allenatore che voleva stupire se stesso”.
E’ cambiato il direttore sportivo, è cambiata la squadra. Botturi ci ha parlato di una “rosa stravolta. Alcuni giocatori sono andati via a scadenza, con 5 abbiamo trovato l’accordo per la risoluzione. Qualche addio è stato doloroso dal punto di vista umano e penso a Scapuzzi“. E nella scelta dei nuovi giocatori da inserire in squadra la componete umana, abbinata a quella tecnico tattica, è stata alla base delle decisioni dell’estate scorsa. Insomma, prima l’uomo e di conseguenza il giocatore, la sua storia, il background. Ed ecco che la risultante è un mix tra giovani provenienti dalla Primavera ed esterni, motivati innanzitutto.
Dai cambiamenti alle ambizioni, quelle che seguono i risultati. Questa Pro Sesto in vetta alla classifica del Girone A di Lega Pro è il risultato di questi ultimi sette mesi. Guidata dall’allenatore più giovane tra i professionisti in Italia e dalla coppia gol Gerbi-Bruschi. Dal suo capitano Gattoni ai giovani come Marzupio e Maurizi che sono cresciuti in maniera esponenziale. E poi c’è Sala, un ‘figlio di Sesto’. Simbolo. In un comune di meno di 80mila abitanti della provincia di Milano, distante sei miglia dal capoluogo. Ecco perché ‘Sesto’.
Una realtà che grazie alla Pro, alla sua sesta stagione di sempre in C, vuole diventare grande. L’umiltà c’è, i numeri (ora) anche. La quota salvezza è stata raggiunta. Ma qualche giornata fa il ds disse tenendo i piedi per terra: “Sarà almeno a 44 punti, più alta degli altri anni. E ora che è stata superata? E’ lecito sognare qualcosa in più. Anche sottovoce. Perché ad alzare il volume ci pensa la squadra dopo ogni vittoria. Con i piedi per terra per godersi tutto un passo alla volta. Con megafono e cuore in mano.
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