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Pro Vercelli, la favola di Matteo Rizzo: “A 17 anni paro rigori in Serie C”

La voce emozionata e giovane, sullo sfondo il rumore di un pallone: “Sono a vedere gli allenamenti dei miei ex compagni in juniores”. Così si apre la nostra chiamata con Matteo Rizzo: “Ho 17 anni e di mestiere faccio il portiere in Serie C”. Da titolare, in un club storico come la Pro Vercelli. E subito, dopo aver vinto la timidezza iniziale, ci racconta la sua ultima impresa: il rigore parato contro la Pergolettese, decisivo per il passaggio del primo turno di play-off.

Pro Vercelli, i segreti di Rizzo: “Così ho parato il rigore a Varas”

Quindici minuti alla fine, risultato fermo sullo 0-0: la Pro deve portare a casa almeno un pareggio per passare il turno. Dal dischetto si presenta Kevin Varas, 9 rigori segnati sui 10 calciati in questa stagione. Ma il giovane Matteo non ha paura: “Non mi sono fatto prendere dall’ansia: sono rimasto tranquillo e ho scelto il lato giusto“. Fortuna? No, tanto studio: “Sapevo che Varas ha due possibili rincorse, con una calcia alla destra del portiere, con una alla sinistra. Ha scelto la prima: non ho avuto dubbi su dove buttarmi”. E non è finita qui, perché subito è seguita la ribattuta, ancora una volta neutralizzata: “Mi sono lanciato su quella palla come fossi un felino. Non doveva passare: piuttosto me la sarei presa in faccia”.

Foto Marco Lussoso

L’esordio e la Nazionale: “Tutto questo non era previsto. Non ci credevo”

“Dopo la doppia parata mi sono liberato di un peso che avevo. Tutti i compagni sono corsi ad abbracciarmi, ma sapevamo che c’erano ancora più di dieci minuti da giocare: era fondamentale rimanere concentrati”. Mentalità, testa. Non indifferente, considerando che la carta d’identità segna 10 settembre 2004: “Sono il ragazzino del gruppo, ma non la vivo come un peso, anzi. Devo ringraziare la squadra, che mi ha sempre aiutato sin dal giorno in cui ho esordito”.

A proposito, l’esordio: “Quando il mister mi ha consegnato una bottiglietta con sopra i rigoristi avversari ho capito che avrei giocato. Non ci credevo“. Reazione simile anche alla chiamata della Nazionale U18: “Non me lo sarei mai aspettato: tutto questo non era previsto. Né il debutto in C, né tantomeno la convocazione in azzurro”. Dalla voce traspare tutta la sua felicità nel raccontare quel momento magico: “Era il giorno della partita contro l’Albinoleffe, stavamo andando a fare merenda. Mi è arrivato un messaggio che diceva che dalla settimana successiva sarei dovuto andare a Novarello per lo stage. Un’emozione che non dimenticherò mai”.

Foto di Marco Lussoso

Matteo Rizzo: “Gioco in porta da solo cinque anni”

Così come non lo dimenticheranno i suoi genitori: “Sono i miei tifosi numero uno. E’ stato proprio mio papà, preparatore dei portieri, a indirizzarmi verso il ruolo, solo cinque anni fa. Prima giocavo in attacco, e a volte anche in difesa”. Già, in cinque anni Matteo è passato da tuttofare di una squadra giovanile di Verbania a portiere titolare della Pro Vercelli. Come è successo tutto questo? La più classica delle storie: “Mancava il portiere, e allora io, affascinato dal ruolo, mi sono proposto per giocare”. Da lì in avanti, puro amore.

“Non svegliatemi dal sogno. Juve, ho già studiato”

“Sto vivendo un sogno, non svegliatemi”. La prossima sfida sarà contro la Juventus U23, per il secondo turno dei play-off, conquistato proprio grazie al salvataggio decisivo di Matteo: “Sarà una partita tosta, hanno dei grandi talenti. Soulé su tutti”. Fra l’altro è proprio l’argentino a calciare i rigori, solitamente: “O lui, o Iocolano. E ho già studiato tutto: sono pronto”.

Sarà un’altra verifica importante per il diciassettenne Matteo, che però ai compiti in classe da un po’ ha sostituito quelli fra i pali: “Sono iscritto all‘istituto turistico ma da dicembre non riesco più a frequentare perché ci alleniamo sempre al mattino. Comunque ad agosto mi metterò sotto e sosterrò l’esame per passare l’anno”. Ora però nella testa di Rizzo c’è solo il calcio, “e in futuro spero di restare più a lungo possibile qui a Vercelli”. Pensieri e convinzioni di un portiere adolescente che si è già preso la Serie C.

A cura di Luca Bendoni

Redazione

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