Gioventù, proposta offensiva e tranquillità: così Raciti rilancia il Messina
Si è preso il Messina in un mese e mezzo, Ezio Raciti. Lo dicono i numeri, visto che la media di 1,50 punti a partita in campionato è fin qui la più alta della stagione siciliana. Lo conferma ancor di più l’inaspettata vittoria arrivata al “San Nicola” di Bari per 2-1, successiva al sorprendente pareggio di Palermo per 2-2. Ma chi è l’allenatore-rivelazione dell’ultimo turno del girone C? Come ha fatto a restituire passione ad una piazza che stava attraversando un momento pessimo?
Gavetta e garanzia, cosí nasce il metodo Raciti
Quella dell’allenatore nativo di Catania é già una carriera ultratrentennale. Raciti infatti, dopo un trascorso da calciatore iniziato nelle primavere di Inter e Napoli (in compagnia di gente dal calibro di Zenga, Beppe Baresi e Mariolino Corso) e proseguito prevalentemente in Eccellenza, intraprende la strada di allenatore.
Tanta gavetta per il classe ‘60: svariati anni tra tutte le categorie fino alla D, tre campionati vinti e un’esperienza ricca di soddisfazioni con il settore giovanile del Catania conclusa con l’accesso alle finali nazionali. Poi finalmente il grande salto a Siracusa, annata 18-19. Dopo iniziali difficoltà, infatti, Raciti subentra per due volte e conquista la salvezza proprio nell’anno della cinquantesima partecipazione del club in C. Momento da ricordare ? Probabilmente il derby personale vinto col Catania. (Curiosità: nelle uniche due volte in cui ha affrontato il suo passato non ha mai perso).
Il pioniere del ‘green’ catanese
Johan Cruyff sosteneva che la creatività calcistica non facesse necessariamente a pugni con la disciplina, e suggeriva agli allenatori di “insegnare il tocco di palla, la libertà e l’invenzione”. É probabilmente su questi principi che, nel 1990, Raciti fonda ‘La Meridiana’, realtà catanese di assoluto rilievo in ambito giovanile, visti anche i numerosi talenti passati da lì: Emanuele Catania (storico attaccante del Siracusa e primo membro iscritto alla scuola calcio), Kevin Biondi (Catania) , i fratelli Franco e Valentin Carboni (Inter) , Lorenzo Di Stefano (Sampdoria), Andrea Di Grazia (Foggia) e Rosario Bucolo (Potenza) sono solo alcuni esempi. Un vero e proprio serbatoio di talenti, che spiega una volta di più l’attenzione alla linea verde da parte dell’allenatore del Messina.
Raciti-Messina, questione di empatia
Per comprendere appieno gli sviluppi della cura Raciti, occorre fare un passo indietro: il 12 dicembre il Messina cade, anzi, sprofonda. 5-0 sul campo della Turris: via Capuano (subentrato a sua volta a Sullo), dentro Raciti dalla Primavera. Ezio per Ezio. Risultato? Un pareggio col Catania, una vittoria contro la Paganese ed un tonfo a Francavilla riscattato poi dai pareggi con Picerno e Palermo e dall’incredibile vittoria di Bari. La musica, nonostante una situazione difficile anche a livello societario, cambia drasticamente. A cominciare dall’approccio. Il ‘nuovo’ Ezio è pacato, trasmette sicurezza. Fa della semplicità del divertimento unita al duro lavoro il suo diktat, dentro e fuori dal campo.
La rivoluzione inizia lentamente. Dal rispolvero di elementi interessanti quali Marginean (autore di tre gol decisivi contro Catania , Paganese e Palermo) e Gonçalves (marcatore contro Palermo e Bari) ,al progressivo ritorno del tipico 4-2-3-1 (o 4-3-3 all’occorrenza) del nuovo allenatore. Se a questi elementi poi si aggiungono i funzionali acquisti di Piovaccari, Rizzo, Trasciani e Statella tra gli altri, oltre ad un calcio tendenzialmente fresco e propositivo la rincorsa alla salvezza può dirsi già lanciata. Messina ci crede. Garantisce Raciti. L’eroe giunto quasi per caso. Pioniere di giovani nati per sognare e pronti a non mollare mai.
A cura di Damiano Tucci