Massimo Rastelli torna sulla panchina dell’Avellino a distanza di poco più di 7 anni. L’allenatore ha vinto il ballottaggio con Cristian Brocchi. In mattinata si svincolerà dal Pordenone e firmerà con il club biancoverde. Nella serata di ieri è stato convocato dal presidente D’Agostino a margine di un giorno carico di tensione in cui si è registrata una spaccatura interna tra la proprietà e il direttore sportivo De Vito.
Quest’ultimo è arrivato a dare un aut aut alla società: se non fosse arrivato il via libera per il ritorno di Rastelli si sarebbe dimesso. E così, lo strappo è stato ricucito avallando la scelta del dirigente ed evitando di renderlo esautorato dal suo incarico. Nel pomeriggio Rastelli dirigerà l’allenamento al “Partenio-Lombardi”. Avrà solo poche ore per preparare la sfida in programma sabato prossimo alle 17.30 in trasferta contro la Virtus Francavilla.
Quando nel maggio 2012 proprio De Vito scelse di puntare su Rastelli, in uscita dal Portosummaga, non mancò lo scetticismo. Nei confronti di entrambi. Eppure ad Avellino Rastelli aveva lasciato un ottimo ricordo da giocatore: 74 presenze, 4 assist e 9 gol di cui uno con un indimenticabile colpo di testa, lui che non è proprio un gigante, in occasione del derby della Serie C 2004/2005 contro il Napoli. Era il 13 febbraio 2005 quando aprì le danze.
Ironia della sorte a chiuderle fu Raffaele Biancolino, che ha traghettato la squadra a Viterbo in sua attesa. In quella stagione Rastelli non giocò la finale playoff contro gli azzurri per via di un infortunio rimediato nella semifinale contro la Reggiana, ma fu tra gli uomini artefici di un trionfo indelebile sigillato dai gol dello stesso Biancolino e di Moretti, su calcio di rigore, a cui rispose il Pampa Sosa dopo lo 0-0 all’andata nell’allora San Paolo.
Non era poi così marginale neppure il curriculum con cui si era presentato dopo aver vinto in C2 con la Juve Stabia (2009/2010) e fatto non meno bene col Brindisi.
Il presidente Walter Taccone gli chiese di centrare la Serie B in due anni. Lui ci riuscì al primo colpo brindando alla Cadetteria a Catanzaro, il 5 maggio 2013, con una rete di Gianmarco Zigoni.
Con il suo 3-5-2, al primo anno in B, Rastelli rese l’Avellino una neo-promossa terribile. Esaltò tra gli altri Izzo e Zappacosta, lanciati ad altissimi livelli. Un mercato non all’altezza della situazione vanificò un girone d’andata ad alta quota impedendogli di passare efficacemente al 4-3-1-2. Nonostante l’arrivo di Camillo Ciano, l’Avellino mancò addirittura quella che sembrava una formalità: la qualificazione ai playoff. Decisivo un ko all’ultima giornata per 3-2 a Padova.
Una sconfitta che fece discutere. L’apice di una tensione, palpabile, che aveva spinto Rastelli a presentarsi nella conferenza stampa post Avellino-Cittadella 1-0 del 26 maggio 2014 con un foglietto. Lì erano appuntate tutte le debacle, le retrocessioni, dell’Avellino nei precedenti tornei Cadetti.
L’Avellino e Rastelli ricominciarono però più forti di prima e arrivarono a giocarsi la finale playoff nell’epico e sfortunato pomeriggio al “Dall’Ara”. Dopo aver fatto fuori lo Spezia al “Picco” in dieci uomini (gol di Zito, pari di Brezovec e sigillo di Comi ai tempi supplementari), i biancoverdi persero all’andata contro i rossoblù allenati da Delio Rossi: decisivo Nicola Sansone. Il 2 giugno 2015, però, davanti a più di 5mila tifosi irpini, una doppietta di Trotta e un gol di Kone intervallati dai centri di Acquafresca e Cacia, animarono un pomeriggio emozionante. Vietato ai deboli di cuore. A chiuderlo fu a una traversa colpita da Castaldo al 93′, rimasta nella storia così come gli applausi dei tifosi del Bologna per l’Avellino di Rastelli: eliminato con onore.
La somma dei gol nel doppio confronto premiò il Bologna, meglio piazzato in classifica, impedì all’Avellino di andare a sfidare il Pescara nell’ultimo atto per quello che sarebbe potuto essere un clamoroso ritorno in massima Serie.
La fine di un ciclo. Accompagnato da polemiche. Il lavoro di Rastelli non passò infatti inosservato agli occhi del presidente del Cagliari Tommaso Giulini, che strappo Rastelli all’Avellino. Rastelli portò con sé in Sardegna Fabio Pisacane e Mariano Arini. Apriti cielo, al grido di un tradimento che per anni è stato rinfacciato all’allenatore, che, da par suo, portò il Cagliari in A immediatamente e lo salvò l’anno successivo, prima di essere esonerato il 17 ottobre 2017 con uno score di 1,59 punti a partita su 95 gare disputate.
Da quel momento una parabola discendente con la fine anticipata delle esperienze con Cremonese, SPAL e Pordenone. Rastelli ha atteso pazientemente una nuova sfida e in Serie C sarebbe sceso solo per l’Avellino. Promessa mantenuta con un messaggio chiaro a chi gli chiedeva se davvero, prima o poi, si sarebbe concretizzato un Rastelli bis: “Ad Avellino ci tornerei, ma solo per finire il lavoro”. Al presidente D’Agostino il compito di programmare un Avellino ambizioso come il suo nuovo, vecchio, allenatore. Perché “finire il lavoro” si traduce in due sole parole: Serie A. Oltre il sogno c’è la realtà: l’Avellino annaspa in zona playout e bisognerà innanzitutto rimboccarsi le maniche per tirarlo fuori dai bassifondi del girone C di Serie C.
A cura di Marco Festa
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