Più che una favola, quella della Recanatese per la prima volta in Serie C è una poesia. E nella città di Giacomo Leopardi, ne ha scritto i versi più suggestivi Alessandro Sbaffo. Non solo per la leadership carismatica, da buon capitano, ma soprattutto per i numeri. Per un trequartista non è di norma andare in doppia cifra tutte le stagioni.
Figurarsi allora fare 23 gol mettendo più di una semplice firma su un’impresa storica. Quella della scorsa stagione. Ma il ‘Re leone’, soprannome dato per la folta chioma che raccoglie in un codino, dopo la promozione dalla D alla C ora è tornato a segnare con continuità anche in Lega Pro con la sua Recanatese. Quella maglia diventata una seconda pelle. Già, perché dal settembre del 2020 Sbaffo è rinato alla Recanatese trovando il suo ambiente ideale. E in questa fase della stagione sta tornando anche decisivo. Quindici presenze (su 15) e 5 gol. Determinante. Così come a Gubbio, giusto per fare un esempio, dove tre turni fa ha aperto le danze realizzando il primo dei tre gol con cui la Recanatese ha vinto in trasferta (1-3).
I mezzi tecnici di Sbaffo non sono mai stati in discussione. D’altronde non si arriva a debuttare in Serie A per caso e lui ci è riuscito a soli 20 anni. Con il Chievo Verona. Grande qualità, abbinata a un carattere formato ‘croce e delizia’. Sbaffo è uno di quei calciatori che un allenatore odia o ama, ma che quasi tutti vorrebbero. I clivensi in lui ci hanno creduto blindandolo prima di mandarlo a fare le ossa in prestito in giro per mezza Italia. In Serie B. All’attivo 128 presenze tra Piacenza, Ascoli, Reggina, Latina, Como e Avellino. Proprio con i biancoverdi Sbaffo arrivò a giocarsi la semifinale per la promozione in A. Contro il Bologna di Delio Rossi, a cui aveva fatto gol in campionato al Dall’Ara. E proprio al Dall’Ara, i Lupi vinsero 3-2 dopo aver perso 1-0 all’andata. Non bastò per andare avanti. Sbaffo non giocò. Pianse con i suoi compagni di squadra in quel 2 giugno 2015. L’Avellino lo salutò per fine prestito, ma ne acquistò il cartellino nel gennaio 2016. La sua seconda avventura in Irpinia non fu positiva. Non legò con Walter Novellino e l’Avellino lo trasferì prima alla Reggiana, a titolo temporaneo, poi all’Albinoleffe a titolo definitivo. L’inizio di un percorso in discesa sino alla Serie D passando per Gubbio e Arzignano. Le montagne russe di Sbaffo. Giù in picchiata, prima di una risalita a tutta velocità in un triennio magico, a Porto Recanati, concluso con il salto di categoria e il rinnovo del contratto.
Josè Cianni, responsabile dell’area tecnica della Recanatese, aveva spiegato a ‘Il Resto del Carino’ che “Sbaffo ha sposato in pieno il progetto Recanatese. Abbiamo impiegato 3 minuti a trovare l’accordo”. La seconda giovinezza del 31enne Sbaffo è appena iniziata, insomma. No, non è mai troppo tardi. Dalla polvere all’altare. Manzoni e non Leopardi, ma poco cambia. È il momento di gioire per chi in lui ci ha creduto: il suo agente Silvio Pagliari e il fratello Giovanni, allenatore della Recanatese. Sbaffo c’è. La squadra anche.
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