Ancelotti e Sacchi, una storia partita dalla Reggiana e dal Cesena
È tempo di scontro al vertice. È tempo di Reggiana-Cesena. Una partita in cui passato e presente si uniscono. Da una parte la storia delle due squadre. Dall’altra la partita di domenica tra le due prime della classe. E noi ora è proprio nella storia che ci vogliamo tuffare. 142 in linea d’aria i km che separano Reggio Emilia e Cesena. Tanti i giocatori e gli allenatori che sono passati da queste città. Ma se guardiamo bene, due probabilmente spiccano su tutti. Per la loro carriera, per il loro legame, per la loro caratura: Carlo Ancelotti e Arrigo Sacchi. Non dei nomi qualsiasi. Due allenatori che hanno cambiato il calcio, non solo italiano. La loro è una storia che si intreccia, si incontra e si unisce, dando vita a un legame indissolubile. La storia di un maestro e di quello che è risultato essere il suo allievo migliore. Un percorso iniziato proprio al Cesena, per Sacchi, e alla Reggiana, per Ancelotti.
Sacchi e il primo scudetto con il Cesena
Partiamo dal maestro, Arrigo Sacchi. Partiamo da Cesena. E proprio Cesena rappresenta un punto di partenza fondamentale dell’allenatore di Fusignano. Dopo alcune stagioni tra i dilettanti, Sacchi arriva nelle giovanili del Cesena, dove inizia a impartire quelli che saranno i suoi dogmi tecnici e tattici. E il suo credo calcistico porta subito risultati. Nel 1982 arriva il primo di tanti titoli. Uno scudetto, tanto per cambiare. Con la formazione Primavera del Cesena si laurea campione d’Italia. E il caso vuole che in quell’anno alleni due ragazzi che poi seguiranno la sua strada: Daniele Zoratto e Davide Ballardini. I suoi due primi allievi. Il primo sarà poi ancora un suo giocatore in Nazionale nella partita contro la Svizzera nel 1993. Dopo Cesena una carriera ricca di successi, che lo porterà a essere uno dei più grandi allenatori della storia di questo sport.
Ancelotti e la sua Reggiana
Ora tocca all’allievo. L’allievo che più si è avvicinato, e, forse, ha superato il suo mentore. Quello tra Sacchi e Ancelotti è un legame forte. Intenso. Un legame che nasce tra fili d’erba di San Siro in un Milan che sarà poi tra le squadre più forti di tutti i tempi. Il loro rapporto poi si sposta alla panchina. O meglio, l’allievo raggiunge e si mette al fianco del maestro. La sua prima esperienza in panchina, infatti, è come vice di Arrigo Sacchi nella Nazionale italiana tra il 1992 e il 1995, quando poi diventa l’allenatore della Reggiana in Serie B. E dimostra subito di aver imparato le lezioni del suo mentore. A Reggio Emilia conquista, infatti, la promozione in A. Un anno in cui emergono fin da subito quelle che saranno le sue qualità più apprezzate dai suoi giocatori, come ci ha raccontato qualche giorno fa Roberto Cevoli. “Mi è rimasto dentro. Una persona di un carisma meraviglioso. Donava serenità e tranquillità. Sempre coerente” il ricordo dell’attuale allenatore del Renate. Per non parlare della sua incredibile umiltà: “Facemmo una trasferta ad Andria in treno. A metà viaggio ci fecero cambiare carrozza e dovemmo spostare tutti i bagagli. Molti miei compagni non presero le borse. Rimanemmo io, Ballotta e Ancelotti. Lui se ne prese quattro o cinque e si mise a portarle in mezzo alla stazione. Un altro non lo avrebbe mai fatto”.
Reggiana e Cesena sono state la casa in cui Ancelotti e Sacchi sono cresciuti. La casa in cui tutto ha avuto inizio. Ora il presente è il girone B di Serie C e l’attenzione non può che essere rivolta a domenica, alla partita più attesa della giornata. Ci si gioca la testa della classifica.
A cura di Nicolò Franceschin