“Senza Dio alle persone non gli sorride il cuore“, questa la scritta che Elvis Kabashi ha deciso di tatuarsi sul fianco. Nato a cresciuto a Massa Carrara in Toscana da genitori albanesi è diventato grande nelle giovanili della Juventus. La storia del centrocampista di proprietà del Como e molto vicino alla Reggiana parte da molto lontano. “Io sono nato in Italia, ma mi sento albanese al 100%“, racconterà in un’intervista rilasciata a Gianlucadimarzio.com. Il classe 1994 è sempre stato un ragazzo con la testa sulle spalle, con un unico obiettivo: giocare a pallone. Elvis inizia all’Empoli. Ogni giorno prendeva il suo treno da Massa e pranzava in viaggio per raggiungere la squadra agli allenamenti. “Uscivo un’ora prima da scuola e per arrivare puntuale mangiavo in treno, lo devo a me stesso e ai miei genitori che mi hanno dato tanto“. Parole di un ragazzo che in fondo ha sempre avuto la mentalità da uomo. Il sacrifico, d’altronde, è una caratteristica che ha sempre fatto vedere anche in campo.
La sua avventura all’Empoli inizia nel 2010. Sono due le figure che Elvis incontrerà nella sua esperienza in Toscana e con le quali si legherà particolarmente. Il primo è Elseid Hysaj, terzino in forza alla Lazio in Serie A di nazionalità albanese e che Kabashi aiuterà nel suo percorso in Italia. La seconda è Daniele Rugani. Il centrale classe 1994 fa tutto il percorso delle giovanili con l’albanese e i due vengono prelevati insieme dalla Juventus nell’estate del 2012. Uno di ruolo fa il centrocampista, l’altro il difensore, ma poco importa perché tra di loro nasce un’amicizia che continuerà nel corso degli anni e che ancora oggi resta viva. La storia con la Juventus continua fino al 2017, alternata da una serie di prestiti tra Serie C e Olanda e tanti ricordi custoditi nel bagaglio dell’albanese.
Ad entrare nella testa dell’albanese è una persona in particolare: Antonio Conte. “Ti entra dentro, ha una mentalità fuori dal normale. Pretendeva sempre il massimo anche da noi giovani“. Due lottatori che si incontrano e che si rispettano, osservandosi l’un l’altro. Elvis ruba molto anche con gli occhi negli allenamenti con la prima squadra. Vidal, Pogba, Marchisio che gli dà consigli… sono tanti i campioni con i quali l’albanese ha l’occasione di giocare e di apprendere. Sotto la guida di Conte, Kabashi viene convocato due volte con i ‘grandi’, in Coppa Italia e in campionato. Esperienze che difficilmente si dimenticano.
A volte però le cose non vanno come devono andare. La Juventus decide di mandarlo in prestito al Pescara, dove la troppa concorrenza tarpa le ali ad Elvis. Olanda, Pontedera e vari prestiti fino al 2017, quando scade il suo contratto con la Juventus dopo il mancato rinnovo. L’albanese approda alla Viterbese, senza trovare però il giusto spazio. Livorno prima e Dinamo in Romania poi le sue esperienze fino al 2020, quando decide di trasferirsi al Renate. L’inizio della risalita. In nerazzurro, in due stagioni, il classe 1994 colleziona 70 presenze condite da 12 gol, tutti legati da un particolare: l’esultanza. Il 28 novembre 2020, Kabashi segna contro la Pergolettese e decide di esultare incrociando le mani per simboleggiare l’aquila albanese: “Era il giorno della festa della bandiera, ci tenevo tanto“, racconterà il centrocampista. In Lombardia, Kabashi incontrerà Aimo Diana, allenatore che potrebbe ritrovare alla Reggiana. La Serie B al Como è l’ultima tappa della sua carriera sino a questo momento, che potrebbe continuare in Emilia-Romagna. Un percorso di risalita che continua, in cerca della scintilla che gli farà spiccare il volo, proprio come un’aquila. La rivincita di Elvis è appena cominciata.
A cura di Fabio Basile
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