Nell’ultima assemblea di Lega di Serie B, gli animi sono stati tutt’altro che pacati. Protagonisti, loro malgrado, diversi club (ora in C) che, come ricostruito, avrebbero mosso critiche nei confronti della Reggina in merito alla questione dei conti del club calabrese che ha tenuto conto nella seconda parte di stagione.
Non si è fatta attendere però la risposta della stessa Reggina, affidata a un comunicato stampa: “In relazione ad alcuni articoli di stampa e sul web pubblicati oggi, la Reggina comprende la delusione di qualche dirigente di squadre avversarie per il mancato raggiungimento dei risultati attesi. Taluni sfoghi, durante l’ultima assemblea di Lega B, sono stati decisamente sopra le righe, ma la trasparenza del nostro operato, sviluppato secondo il rigoroso rispetto delle regole previste dall’Ordinamento giudiziario per le imprese in crisi e con tempestiva comunicazione alle istituzioni sportive delle nostre azioni intraprese, non lascia margine a equivoci in ordine alla nostra lealtà sportiva. Riteniamo che siano stati sfoghi incontrollati e populisti, dettati da un’evidente delusione sportiva, esclusivamente pretestuosi e giustificativi dei loro insuccessi. Queste manifestazioni di “clamore” sarebbero probabilmente tese a spostare l’attenzione delle proprie comunità e tifoserie dal perché questi Club non si siano costituiti in giudizio sportivo per far valere le loro pretese ai sensi degli articoli 81 e 104 Cgs-Figc”.
La Reggina, nel corso dei mesi scorsi, era stata penalizzata per un totale di 7 punti dalla Giustizia Sportiva in relazione ai mancati pagamenti IRPEF e INPS, ma il club calabrese aveva presentato ricorso alla Corte d’Appello Federale, la cui udienza si è tenuta nella giornata dell’11 maggio: la sentenza stabilisce la restituzione di due dei sette punti di penalizzazione inizialmente comminata. 24 ore più tardi, la Reggina ha comunicato la rinuncia alla possibilità di fare ricorso al Collegio di Garanzia dello Sport presso il Coni ( CLICCA QUI PER LEGGERE L’ARTICOLO COMPLETO ).
A destare scalpore, erano state soprattutto le parole pronunciate dal numero uno del Perugia Massimiliano Santopadre che, senza mezzi termini, nelle ore scorse non le aveva mandate a dire. Il suo pensiero, è stato messo nero su bianco all’interno di un comunicato: “Si legge oggi che il Perugia si lamenta della Reggina perché è retrocesso e perché non sa accettare il risultato del campo. I fatti parlano da soli e lasciamo a chi legge di farsi l’idea che vuole. La Reggina ha partecipato al campionato di Serie B appena terminato perché (pur avendo debiti milionari anche per tasse e contributi) essa si è appellata ad una legge dello Stato che consente di proporre ai creditori un importantissimo taglio di quanto loro dovuto: qui parliamo addirittura di un taglio del 95%. Giustamente, allora, la Reggina dice: che cosa volete? Stiamo applicando una legge dello Stato. Ed anzi: meglio prendere il 5% che nulla. Come dicevamo, ognuno si faccia l’idea che vuole. Noi abbiamo parlato di violazione -e clamorosa– delle regole dell’ordinamento sportivo e non delle leggi dello Stato. L’ordinamento sportivo impone a chi vi appartiene (e tutte le squadre di B) di attenersi sempre ai principi di lealtà, correttezza e probità. Chi non lo fa è sanzionato. Domanda: si attiene ai doveri di lealtà, correttezza e probità chi non paga tasse e contributi e lo fa anche nella stagione appena terminata? Un’altra piccola riflessione. Lo Stato italiano (quello che ha varato la legge che ha applicato la Reggina) non impone a nessuno di avere rapporti con le imprese (come la Reggina) che dichiarano di essere in crisi. L’ordinamento sportivo, al contrario, obbliga le squadre di un campionato a competere tra loro (anche se c’è un’impresa in crisi). Si verifica quindi, nell’ordinamento sportivo, che io che pago puntualmente tutto (e mi attengo ai principi di lealtà, probità e correttezza) sono chiaramente svantaggiato nei confronti di una squadra che, anziché pagare tasse e contributi, con quei soldi ha comprato e contrattualizzato giocatori e allenatore con stipendi molto onerosi. Anche qui lasciamo al lettore di farsi l’idea che crede. I fatti parlano da soli”.
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