Dal Padova al Padova: come Cevoli ha trasformato il Renate
Empatia, lavoro e umiltà. Questi tre concetti, tanto semplici quanto profondi, costituiscono le fondamenta su cui si costruisce il Renate. Principi che rappresentano l’essenza della filosofia della società brianzola che, ormai da anni, rappresenta una delle realtà più solide dell’universo della Serie C. Principi che sono incarnati dalla guida della formazione nerazzurra: Roberto Cevoli. Lo conferma la sua storia, ma, soprattutto, il modo in cui è riuscito a entrare nel mondo Renate e guidare i suoi uomini a quello che, fin qui, è un percorso importante: secondo posto in classifica, a pari merito con il Padova. Davanti solo il Sudtirol. E pensare che l’inizio di stagione non era stato certo dei migliori. Eliminazione dalla Coppa Italia e sconfitta casalinga contro il Padova alla prima giornata. Ma, al tempo, in panchina c’era ancora Parravicini. Poi il cambio di allenatore. E da lì, è stata tutta un’altra storia. I meriti sono anche, se non soprattutto, suoi, di Roberto Cevoli. Anche se lui non lo ammetterà mai. L’umiltà prima di tutto. Dal Padova al Padova, com’è cambiato il Renate.
Cevoli, l’Ancelotti del Renate
Per poter comprendere a fondo la persona Roberto Cevoli bisogna conoscere la sua storia, prima di calciatore e poi di allenatore. Fino a 18 anni gioca in seconda categoria. Passione e sacrifici i valori trasmessi. Poi la scalata fino alla Serie A. Nel mezzo l’incontro con il suo maestro Carlo Ancelotti. “Il mio punto di riferimento. Mi è rimasto dentro. Una persona di un carisma meraviglioso. Donava serenità e tranquillità. Sempre coerente”, ci raccontò lo stesso Cevoli in una intervista a La Casa di C. E quegli stessi principi li ha riportati nel suo essere allenatore: “Trasmettere e lasciare qualcosa ai giocatori. In tutti i sensi: del rispetto, del sacrificio, del lavoro. Io credo in questi valori. Poi vengono le mie idee di calcio”. Per coltivare quei principi che ormai sembrano persi: “I ragazzi non hanno più nella loro mentalità la cultura del lavoro. Cerco di trasferire nel mio essere l’allenatore questi principi: umiltà e fatica“. Una mentalità che ha portato, anzi, riportato a Renate. Sì, riportato. Perché questa è la sua seconda esperienza in Brianza. Lui e il Renate si sono ritrovati. Troppi i valori in comune. Lui l’uomo in grado di risollevare, prima che i giocatori, i ragazzi della squadra. E il cammino fatto parla chiaro.
Dal Padova al Padova: Cevoli e il Renate
21 agosto 2021. Renate-Seregno 1-3. Eliminazione dalla Coppa Italia. 28 agosto 2021. Renate-Padova 0-3. Pesante sconfitta alla prima giornata. Ma oltre ai risultati, ciò che preoccupa è il clima che si respira. Morale a terra. Totale assenza di entusiasmo. Parravicini si dimette. “Ciao Roberto, vuoi tornare?”. “Arrivo”. Cevoli e il Renate si ritrovano. Dopo essersi lasciati, si sono cercati, voluti e innamorati. Un’altra volta. Perché in fondo, Cevoli e il Renate, si somigliano. Si somigliano nei valori, nella storia, nell’essenza. E con lui il Renate ha cambiato marcia. 39 punti in classifica e miglior attacco. “Ho solo pensato che una squadra con tale potenziale offensivo non poteva giocare con due soli attaccanti. Da lì ho costruito il resto“, racconta Cevoli. Una la chiave: “Ridare entusiasmo all’ambiente. Lavoro e serenità“. Ora il girone di ritorno. La prima contro il Padova. Stesso avversario, un Renate diverso. Con un Cevoli in più.
Da Galuppini a Maistrello: “Con Cevoli serenità e lavoro”
Il segreto di ogni grande annata si nasconde anche in quello. Nel rapporto che si crea all’interno di un gruppo tra l’allenatore e i suoi giocatori. Un elemento il cui cambiamento ha segnato la svolta nel cammino e nella stagione del Renate. Cevoli è stato in grado di farsi amare fin da subito, trasmettendo i suoi principi, le sue idee e la sua filosofia. L’empatia la chiave di tutto. Con lui i giocatori hanno ritrovato quella serenità e quella tranquillità che prima mancava.
Un ‘papà buono‘ in grado di dar fiducia ed entusiasmo ai suoi ragazzi. E tutto questo lo si respira. Lo si respira appena si tocca e si vive il mondo Renate. Lo abbiamo percepito tutte le volte che siamo andati a intervistare i suoi giocatori. Da Galuppini a Maistrello, passando per Silva: “Cevoli ci ha ridato la tranquillità che ci serviva. Con lui si lavora e ci si diverte. E quando vai in campo non si hanno più scuse, si gioca con la testa libera“. Un incontro tra uomini. E quando alla base ci sono i principi, quelli puri, difficilmente si sbaglia. Si può rallentare, ma il cammino è segnato. Empatia e lavoro le coordinate. L’umiltà la stella polare. Cevoli e il Renate. Creature diverse della stessa essenza.
A cura di Nicolò Franceschin