Rimini Cesena, una partita per descrivere un’identità
40 minuti di gioco per una festa di oltre 90. È questo il riassunto migliore per raccontare il derby della Romagna fra Rimini e Cesena. Per una partita che sul campo vede un unico protagonista, ossia la squadra bianconera, c’è uno stadio intero che canta, balla, salta e si esalta per un’ora e mezza. Senza sosta. Al ritmo di un “La Romagna siamo noi” che racchiude un senso di appartenenza e identità inconfondibile. Rimini Cesena, un pallone che scorre sul prato come metronomo di migliaia di cuori pulsanti.
Romagna, sei tu la protagonista del derby Rimini Cesena
Storie di genti. Tradizioni che si intrecciano. Racconti che si tramandano. Generazioni che si alternano. Un pallone come congiunzione. Questo è stato il derby tra Rimini e Cesena. Una partita giocata prima sugli spalti che sul campo. Dove le oltre seimila anime giunte al Romeo Neri decidono di dare vita a uno spettacolo capace di regalare novanta minuti di pura passione. Tra sciarpe, bandiere e cori il match della “Terra Solatia” si trasforma in un palcoscenico dei sentimenti. Quelli dell’appartenenza a un territorio. Del campanilismo più sfrenato che regala quel goliardico sfottò che codifica emozioni difficili da spiegare. Che si tramandano nell’arco della storia e culminano nell’identità di un popolo. Fuochi d’artificio illuminano e colorano lo stadio per sottolineare che, in fondo, la Romagna è la terra della festa. Quella che al Romeo Neri trova, in una partita di calcio, la sua massima rappresentazione. Rimini e Cesena si sono date battaglia. A spuntarla sono stati i bianconeri per manifesta ed evidente superiorità tecnica. Ma l’unico vincitore resta il pubblico. Dodicesimo uomo? No, unico vero protagonista.
Cesena inarrestabile
Dagli spalti al campo il tragitto è di quelli brevi e concisi. Cinici. Perché, di fatto, il match tra Rimini e Cesena dura solo 40 minuti. Il tempo necessario a Donnarumma e Adamo per fare capire agli avversari che quando decidono di partire è inutile provare a fermarli. Se poi si sveglia anche Cristian Shpendi allora la pratica può considerarsi chiusa. Ecco, dunque, che l’esterno napoletano e il gemello decidono di lasciare il segno e innalzare il coro dei 1.282 tifosi bianconeri giunti in Riviera. Un gol a testa e Rimini ammutolito. Secondo tempo? Sì, forse, ma in pochi lo notano. Una vittoria quella nel derby che consegna l’ennesima dimostrazione del valore di questo Cesena. Inavvicinabile sul piano tecnico, realizzativo e morale. Sì, perché anche con delle assenze importanti come capitano De Rose, Silvestri in mezzo alla difesa, i muscoli di Varone e il costante martello di Toscano in panchina, i bianconeri non mostrano alcun calo mentale. Sempre attivi, concentrati, precisi e mai eccessivi. Rimini: La(…)mesta realtà di non essere all’altezza. Strada spianata verso la promozione diretta? Non ancora, solo la grandissima soddisfazione di poter urlare al vento: “La Romagna siamo noi“. “Romagna Terra Solatia, Dolce Paese”. Perché in fondo è solo questione di identità…