“Cin Cin”. Chissà se Claudio Morra, attaccante del Rimini, avrà festeggiato anche questa volta con il più classico dei brindisi. In fondo l’occasione è di quelle che meritano una celebrazione. Seconda doppietta consecutiva e miglior rendimento in fase realizzativa con 14 gol segnati fino a questo momento. Uno score mai toccato dal giocatore classe 1995 nel suo lungo corso fra i campi del calcio professionistico. Un ragazzo che nell’arco dei mesi si sta calando sempre più nel contesto nel quale ha scelto di rimettersi in gioco. Quello della Riviera Romagnola, dove a suon di gol sta conducendo il club biancorosso verso la zona playoff. Due reti contro la Recanatese e altrettante contro il Pontedera valgono sei punti conquistati dalla sua squadra. Quindi, in alto i calici, Morra si prende il Rimini e Rimini brinda insieme a lui. Il vino? No, quello lo sceglie Claudio.
Poche pretese. Nessuna esagerazione. Il desiderio di estraniarsi dalla routine quotidiana rimanendo all’interno di quella sfera di equilibrio che lo caratterizza. Così Claudio Morra ama celebrare i suoi risultati sportivi. Esaltazione e fermezza allo stesso tempo. Un bicchiere di buon vino in compagnia, la giusta e necessaria quantità di sorrisi per star bene. “Il lavoro rende i giorni prosperi, il vino le domeniche felici”. Baudelaire, un personaggio che di certo non si astiene dagli eccessi, avrebbe riassunto così. Morra, concentrazione e dedizione in allenamento, esplosione di soddisfazione e risultati durante le partite: un professionista. Un atleta che costruisce la carriera senza mai affrettare i tempi. Così come si fa per produrre una buona bottiglia di vino pregiato. Tempo, maturazione dell’acino, stagionalità, raccolta, pigiatura, fermentazione ecc. Questo il lento e meticoloso procedimento che porta Morra a realizzare 14 gol stagionali con la maglia del Rimini.
Record personale nell’arco di un campionato professionistico. Frutto di uno studio e un desiderio di perfezionamento mai affievoliti. Dalle enormi distese di colline e vigneti delle Langhe, territorio poco distante dal suo paese nativo Savigliano, nel quale scopre il piacere del “buon bere” parte alla volta del mare. Sulle sponde del Mediterraneo in quella Valencia dove a soli 15 anni non perdersi in distrazioni è solo questione di resilienza e obiettivi ben delineati. Quello che accade al giovanissimo Claudio che dai campi dell’Eccellenza del cuneese con la maglia del Saluzzo si vede catapultato nel settore giovanile del Levante. Vivaio di una società la cui prima squadra giocherà contro il Barcellona di Guardiola. No, il vino non c’entra. La forza e la decisione di Morra di intraprendere questa avventura nell’ignoto si rivelerà lo stimolo per la costruzione di una carriera alla costante ricerca della propria identità. Quella che – nonostante il blasone dell’occasione – non trova in Spagna.
È il destino a tirare il freno alla corsa sfrenata del giovane Morra. La burocrazia l’ostacolo più forte: il transfert al Levante non arriverà mai: non può giocare. Allenarsi non gli basta. Il profumo del campo, il valore dell’agonismo sono elementi essenziali dei quali non può fare a meno. In fondo, perché bere un vino che non emana profumi e non suscita emozioni? Decisione forte, ma necessaria. Al Macabeo iberico preferisce un classico Amarone. Il rientro in Italia vede il calciatore accasarsi fra le fila della Primavera dell’Hellas Verona. Non esaltante come avventura, ma doverosa. La stagione seguente stappare una bottiglia di qualità avrebbe la sua giustificazione. A chiamare è quel Torino che non è solo passione. Ambizione sterminata. Stimolo a credere in qualcosa. Granata è la sfumatura che colora i sogni di Morra. A dipingerli ci pensa Moreno Longo. L’allenatore che – per stessa ammissione del ragazzo – darà la svolta al suo essere professionista. Quello stesso Longo che gli regalerà l’emozione dell’esordio in Serie B. Sempre nel suo Piemonte in quella Pro Vercelli che rimarrà simbolo di una carriera che trova la sua consacrazione. Merito di un percorso giovanile in casa Toro che culmina con la vittoria del campionato Primavera nella stagione 2014-2015. Sul quale la firma Claudio Morra viene apposta 24 volte come sigillo di garanzia di qualità: 14 gol. “Prosit!”. Un brindisi dedicato a Moreno Longo.
14: cifra che, oggi, a Rimini raggiunge per la prima volta nel calcio professionistico. “Ottima annata” quella in Under 19; direbbero i cultori dell’arte enologica. Apprezza anche Gian Piero Ventura, allenatore della prima squadra granata, che non esita ad aggregare al suo gruppo l’attaccante classe 1995. Quagliarella, Maxi Lopez, Amauri e…Morra. Come il vino: questione di attesa. La stessa che lo avvolgerà allo stadio Meazza, avversario il Milan. Ventura incrocia a più riprese lo sguardo di Morra. Il ragazzo freme mentre scorrono davanti a lui le istantanee di un sogno divenuto realtà. Nemmeno a Cesena la settimana successiva. L’esordio in Serie A non ci sarà, ma l’emozione di aver indossato quei colori saranno fattore di orgoglio. Sarà per la stagione successiva.
Esordirà fra i professionisti in Lega Pro con la maglia della Fidelis Andria. Poi l’exploit a Vercelli e Piacenza. Capitoli vissuti da protagonista assoluto. Dove quel “cin cin” diventerà la dolce colonna sonora che celebrerà tutti i suoi puntualissimi gol. Nel mezzo Entella, Pordenone e un tatuaggio ogni tanto perché, in fondo, la vita è fatta di attimi da ricordare. Ma senza pallone. Prima c’è Claudio poi Morra. A testimoniarlo Choco e Wesley. Questione di passione e sentimenti. Quelli incondizionati. E se sbaglia un rigore o perde una partita non importa. A loro basterà la sua presenza e Claudio tornerà a sorridere. Morra e l’amore per i suoi cani. Non senza un occhio a chi rende possibile il presente: la famiglia. Wesley come Sneyder: in casa l’Inter è una legge non scritta. Sì, ma se dall’altra parte c’è il Torino Claudio sa da che parte stare. Morra, invece, sceglie solo il Rimini. Tra un Sangiovese e un Barolo, forse, ha ancora qualche reticenza, ma senza dubbio in Riviera possono contare sulla qualità di un attaccante D.O.C.
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