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Roberto Occhiuzzi, tra calcio propositivo e 3-4-3: “Sogno di portare il Cosenza in Serie A”

Calcio propositivo, 3-4-3 e un grande sogno nel cassetto. Per descrivere Roberto Occhiuzzi probabilmente basterebbe questa frase. Da Cetraro, provincia di Cosenza, parte un viaggio incredibile. Quello di un ragazzo che sogna da sempre di fare l’allenatore, nonostante anni di professionismo con le scarpette ai piedi. “Ho avuto sin da bambino la curiosità di imparare ad allenare. Da piccolo mi feci comprare dei birilli da mio padre per creare delle esercitazioni. Ero sempre con la palla tra i piedi, poi giocando a certi livelli mi veniva spesso da chiedere ai miei allenatori il perché sulle situazioni tattiche”.

Un percorso voluto, cercato, sognato. Partendo da casa sua e continuando il percorso tra Cosenza e Olbia nell’ultima stagione: ”Io mi sono ritrovato tra i grandi in poco tempo: dalla Promozione col Cetraro alla Serie B al Cosenza. Dovevo assimilare più cose giorno dopo giorno. Il ruolo dell’allenatore mi affascinava sin da quando giocavo. In campo mi sentivo carismatico e riuscivo a trasmettere l’idea tattica di chi mi allenava. Se oggi ci penso, dopo aver giocato ho capito che ciò che ho sempre voluto fare è l’allenatore. Voglio arrivare in alto. Ne parlo sempre con i miei cari: mi dicono che sono nato allenatore”.

Roberto Occhiuzzi: “Mi piace studiare. Ho sempre voluto dare la mia impronta alle squadre”

Quando il 18 marzo 2020 il Cosenza lo sceglie come nuovo allenatore, lui quasi non ci crede. Nel momento in cui l’Italia inizia a percepire cosa sia il Covid 19, per Occhiuzzi si concretizza l’aspirazione di una vita. Ma il suo ingresso nello staff tecnico del Cosenza inizia qualche anno prima: “Quando ho finito di giocare ho colto subito la possibilità di tornare al Cosenza per allenare nel settore giovanile. Mi piace studiare moltissimo, questo mi ha aiutato. Nei ragazzi era semplice fare pratica come allenatore, in prima squadra ho fatto un percorso differente. Prima da secondo e poi da primo allenatore. Ho preso tutto ciò che mi è stato utile, senza copiare ovviamente. Ho sempre voluto dare una mia impronta”.

La prima opportunità da capo allenatore arriva nella squadra della sua città. Proprio quando serve un’impresa per restare in Serie B: “Quando è arrivata l’opportunità mi sono fatto trovare pronto. Non mi aspettavo di essere scelto dopo l’esonero di Pillon (Cosenza stagione 2019-2020, ndr). I due anni fatti a Cosenza sono stati importanti per me. Nell’anno della retrocessione eravamo comunque la terza miglior difesa, ma il peggior attacco: le ultime gare ci hanno fatto precipitare. Ma il percorso tattico e di crescita di quella squadra è stato fondamentale. Mi ha aiutato soprattutto a ripartire da Olbia quest’anno. Non smetterò mai di ringraziarli perché mi hanno dato questa chance, a partire dal presidente Marino e finendo con il ds Tomaso Tatti. Mi hanno dato la possibilità di far uscire fuori il mio valore. Nei momenti dove potevano pensare all’esonero non l’hanno fatto”.

“Grazie Olbia, mi hai dato l’opportunità di ripartire”

La scorsa stagione l’arrivo sulla panchina dell’Olbia. Una salvezza raggiunta con qualche giornata d’anticipo e un girone di ritorno da 4’ posto: “L’opportunità Olbia è nata grazie all’amicizia con il ds Tomaso Tatti, mio compagno a Rende da calciatore. Mi ha seguito negli anni ed era affascinato da questo 3-4-3 o 3-4-1-2. Lì è nato questo interesse, poi c’è stato un confronto col presidente Marino e sono diventato l’allenatore dell’Olbia. Si è creato un rapporto stupendo. Sono andato via per mia scelta, ma con la serenità di aver lavorato bene. C’è grande riconoscenza da entrambe le parti. Era giusto fare questo passo. Ho le ambizioni per arrivare in alto”.

Un’idea di calcio propositiva, tra 3-4-3 e riconquista del possesso palla. Solo una parte dei concetti del calcio di Roberto Occhiuzzi: “In B alcuni miei concetti sono più semplici da trasferire. Ma quest’anno i ragazzi mi hanno seguito in maniera spasmodica. Nel girone di ritorno è uscito fuori tutto quello che abbiamo provato durante l’anno: la pressione alta, voler dominare il gioco, attaccare sempre in avanti. La ricerca dell’equilibrio dovuto mai all’aspettare, ma a cercare sempre la riconquista della palla e volto al guadagnare metri in avanti. Ti gratifica dal punto di vista lavorativo perché trasferisci un pensiero di gioco e dare identità, far capire che quella è la squadra di Occhiuzzi”.

Un sogno nel cassetto, dicevamo. Quello più grande quando si ha una passione. Un amore viscerale verso la propria terra e la squadra del cuore: “Il mio sogno resta quello di portare il Cosenza in Serie A. Mi piacerebbe vederla lì, il sogno è che io sia il protagonista. Sarebbe il massimo per l’uomo, più che per l’allenatore. Lo farei per la mia città. Oggi ammiro tanto De Zerbi, Dionisi, Zanetti perché sono arrivati in alto partendo dal basso. Solo con il lavoro si può arrivare in alto”.

Il ritratto di Roberto Occhiuzzi da Cetraro: “Il mio obiettivo è non perdere mai l’entusiasmo”.

Francesco Marra Cutrupi

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