Il calcio è una forma d’arte e i giocatori sono i protagonisti, mossi da un regista che siede sulla panchina: la Turris è la più grande rappresentazione dell’estetismo ed Emanuele Santaniello è uno degli interpreti. L’attaccante segue con piacere le direttive di Caneo (qui il focus sul gioco della Turris) e non sembra avere dubbi sul solito dibattito tra “giochisti” e “risultatisti“, come spiegato ai nostri microfoni: “Penso che prima di tutto nel calcio bisogna divertirsi. Certo, la concretezza è importante, però se fai bel gioco e vinci è l’ideale. Noi prima di tutto ci divertiamo durante la settimana e penso che la domenica si veda. Il resto è una conseguenza dell’ottimo lavoro”.
“Pochissimi resistono al fascino di un’anima che si dedica alla bellezza“. La Turris è amata e ambita da molti, seguita anche da chi non è campano. Il semplice amore per il calcio, che spinge lo sportivo ad arricchirsi gli occhi e la mente. Identità che, per Santaniello, ha preso forma dal precampionato: “La settimana prima del campionato ho subito capito che Caneo, oltre ad allenare, insegna a giocare a calcio e c’è un enorme differenza. Ci ha sempre detto che dobbiamo lavorare con intensità e di seguire le sue direttive. Poi la dirigenza è stata brava a dargli una squadra con giocatori che rispecchino le sue idee”.
L’allenatore della Turris è stato il braccio destro di Gian Piero Gasperini e in campo questo si nota. La conferma arriva anche da Santaniello: ”Siamo la squadra più moderna della Serie C? Si, già a partire dagli allenamenti. In partita cerchiamo sempre il fraseggio, senza mai adattarci all’avversario. Giochiamo con i nostri criteri e concetti. Rivedo qualcosa dell’Atalanta: stiamo uomo contro uomo e la fase offensiva è molto simile a quella della Dea, sia per numeri sia per giocate. Ovviamente non siamo come loro ma cerchiamo di esprimere quello che ci chiede il mister”.
Per un ragazzo nato a Napoli è facile avere Maradona come punto di riferimento, ma Santaniello era troppo giovane ed oltre le voci e i ricordi di quartiere non l’ha vissuto in prima persona: “Chi è il mio idolo? Sarebbe troppo facile rispondere Maradona, ma ero troppo piccolo per ricordarlo. Durante la mia crescita un giocatore importante per me è stato Totti, anche se abbiamo caratteristiche diverse. Ma è sempre stato il mio idolo, l’ho sempre guardato con gli occhi a cuoricino”.
L’attaccante non ha avuto un percorso in nessun settore giovanile, ma ha iniziato direttamente dalla Serie C con la Cavese, per poi girare molte piazze in Serie D: “All’inizio non giocavo ed ero molto demotivato, poi all’improvviso c’è stato un cambio di allenatore ed è scattato qualcosa. Ho ritrovato la fiducia che stavo perdendo“.
Ora Santaniello oltre ai gol si gode anche la sua famiglia: “Il mio hobby preferito è prendermi cura delle mie bimbe ora che sono piccole. Oltre questo ogni tanto faccio qualche partita alla Playstation a Call of Duty”. Prima di salutarci ha voluto fare una scommessa: “Se saliamo in Serie B mi taglio tutti ricci e sfoltiamo un po’, sono tanti anni che non lo faccio“. Resta però anche con i piedi per terra: “Però voliamo basso, il nostro primo obiettivo è la salvezza poi il resto vien da se e vedremo se saremo all’altezza per fare qualcosa di importante”.
A cura di Antonio Salomone
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