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Da Milan e City alla dieci della Pro Sesto. In viaggio con Scapuzzi

Perché non vieni a provare al Manchester City?”. No, non è un remake dell’ultima scena del film “Jimmy Grimble”. A porre la domanda, in questo caso, è Roberto Mancini. A chi? Luca Scapuzzi, l’attuale capitano della Pro Sesto. A raccontarcelo è proprio il diretto protagonista nell’intervista a La Casa di C. È estate e Luca sta giocando con altri ragazzi: “Fin da bambino durante le vacanze mi ritrovavo in Sardegna con altri amici, tra cui Andrea e Filippo, i figli di Mancini”. Un appuntamento fisso: “Tutte le sere alle 19 al campo”. Dopo il crociato rotto e la retrocessione in C con il Portogruaro, Scapuzzi è desideroso di vivere una nuova esperienza, ed ecco che arriva la proposta. Si cambia aria. Si vola in Inghilterra, destinazione Manchester. Sponda Citizens.

Ma lasciamo lì per un attimo la terra britannica e torniamo indietro di qualche anno. Ci spostiamo in Italia, a Milano, a pochi chilometri da Sesto San Giovanni, dove la storia di Luca Scapuzzi è iniziata. Una storia fatta di sogni e fredde realtà, di ostacoli e successi. Una storia che sa di vita.

Dal Vismara a Milanello: “Quanto era forte Seedorf”

Milan, Inter, Atalanta. Voi chi scegliereste? Luca Scapuzzi, tifoso rossonero, alla domanda dei genitori, che lo informano della chiamata delle tre squadre, risponde senza esitazione: “Vado al Milan”. E così, all’età di nove anni, inizia la storia con la sua squadra del cuore: “Mi ha fatto crescere sia come giocatore che come persona”. De Sciglio e Paloschi tra i tanti compagni incontrati in questo percorso. Una storia che parte dagli Esordienti e arriva alla Primavera, sempre con una costante: “Ogni anno aspettavo con ansia il mese di luglio per andare a ritirare il materiale per vedere le maglie nuove”.

Poi arrivano gli allenamenti con la prima squadra. Il sogno che si realizza. Quel bambino, che con occhi sognanti ammirava i campioni della sua squadra del cuore, ora si trova lì, in campo con loro.  E non in un Milan qualsiasi. Ancelotti a dirigere l’allenamento. Kakà, Ronaldinho, Pirlo, Shevchenko, Seedorf, alcuni dei compagni con cui condividere lo spogliatoio. Il primo il suo idolo: “Da milanista non poteva essere altrimenti”. L’olandese quello che più l’aveva sorpreso: “A vederlo in campo rimanevi a bocca aperta, con il pallone tra i piedi inventava giocate incredibili. E fisicamente era enorme, ma non l’ho mai visto entrare in palestra (ride ndr)”.

Scapuzzi, dall’esordio al fianco di Dzeko alla vittoria della Premier

Allacciate le cinture. L’aereo è in partenza. Nel posto affianco a noi c’è Luca. Si torna oltre la Manica. Ad aspettarci, Roberto Mancini. Inizia così una nuova avventura: “Dopo due settimane di ritiro in Irlanda il City mi prese. Mi allenai tutto l’anno con la prima squadra, e giocavo le partite nella squadra delle riserve”. Da Milano a Manchester. Dal Milan al City. Anche questa volta, i campioni non mancano. Aguero, Tevez, Dzeko, Balotelli, per citare solo i nomi del reparto offensivo. Anche se, a sorprenderlo, è un altro giocatore: “Mi ricordo che mi colpii David Silva. Era in possesso di una qualità e di una visione di gioco che gli altri non avevano. Infatti, è rimasto lì per molti anni, divenendo anche capitano”. E poi una battuta sul connazionale: “Quell’anno Mario fu decisivo. Penso sia stata una delle sue migliori stagioni per continuità, gol e prestazioni”.

E spesso, Scapuzzi nelle partitelle in allenamento si trovava a duettare con un altro numero 10: Mancini. Chissà che gli abbia rubato qualche segreto. Un sentimento di gratitudine e stima quello provato verso il CT della Nazionale: “Devo ringrazialo per avermi dato la possibilità di vivere questa bravura. Ha avuto coraggio. Si merita il successo che ha raggiunto”. Un percorso, quello di Mancini, che Scapuzzi si aspettava: “È un grande allenatore. È bravo nel costruire le squadre. L’ha fatto con l’Inter, con il City, con l’Italia. Ha carisma e sa creare grandi gruppi”. E le Notti Magiche di questa estate lo hanno confermato.

Un anno speciale, quello in Inghilterra, a cui si legano due ricordi indimenticabili. Il primo è la vittoria del campionato da parte del Manchester City. Una vittoria unica per il significato e per com’è arrivata. Una Premier League vinta all’ultimo respiro e soffiata, dopo anni, ai cugini dello United: “Eravamo sotto di due gol al 90’. Vincere all’ultimo secondo con quel gol di Aguero è stato speciale. Il City non vinceva da moltissimo tempo, e da quel momento è iniziata la sua storia vincente”. E Scapuzzi può dire di averlo vissuto, quel magico inizio. 

 

E poi, soprattutto, le due partite giocate con la maglia dei Citizens. Al ricordo nasce un sorriso spontaneo sul viso di Luca: “Entrambe furono nella Carabao Cup. L’esordio fu in casa, giocai una decina di minuti”. Poi arrivò la seconda. “Luca domani parti dall’inizio”. Emozione alle stelle. Si gioca a Wolverhampton: “Davanti c’eravamo io, Nasri e Dzeko”. Il City vinse 5-2. Scapuzzi segnò un gol e fornì due assist: “Penso sia il ricordo più bello della mia carriera. Ora, riguardandola, mi rendo conto di cosa abbia significato vivere un momento del genere”.

Scapuzzi e la magica atmosfera di Anfield

Chiudete gli occhi per un attimo. Immergetevi nell’atmosfera inglese. Fatevi trasportare dal suono e dalla magia. Un canto. Poche parole: “You’ll Never Walk Alone”. Ora potete aprire gli occhi. Siete ad Anfield, in mezzo ai tifosi Reds. Ora guardate in campo, tra gli avversari c’è un ragazzo fatto di classe e qualità. Sì, è lui. Luca Scapuzzi. La maglia è quella dell’Oldham, formazione di League One in cui è in prestito. È il suo esordio in FA Cup, ad Anfield, contro Steven Gerrard: “Emozione indescrivibile. Tifosi e atmosfera unica”.

Dagli anni sfortunati alla rinascita di Scapuzzi con la Pro Sesto

Se c’è un’immagine a cui si può associare Scapuzzi è senz’altro quella della fenice. Tante le difficoltà e le delusioni. Altrettante le rinascite e le gioie. Dopo la conquista della B, nel secondo anno di Portogruaro arrivano il primo infortunio al ginocchio e la retrocessione. Anni dopo, tornato dall’Inghilterra, il secondo infortunio, sempre al ginocchio e il fallimento del Siena. I due anni di Como senza mai essere a posto fisicamente. E poi l’arrivo a Sesto in Serie D: “Ero senza squadra e sono arrivato qui, all’inizio solo per fare qualche allenamento”. Poi sono passati sei anni. Sei anni in cui Scapuzzi è diventato la bandiera della Pro Sesto, arrivando in questa stagione a raggiungere il traguardo delle 150 presenze in maglia biancoazzurra. 

E sì che l’inizio non era stato, ancora una volta, dei più semplici: “Al primo anno mi bloccò un nuovo infortunio al ginocchio. Ma la società non mi fece mancare nulla”. Ha così inizio questa storia d’amore: “Qui ho ritrovato la voglia e la gioia nel giocare a calcio”. Nel 2020 Scapuzzi riporta la Pro Sesto tra i professionisti. Una promozione raggiunta con il dieci sulle spalle e da capitano: “Due riconoscimenti raggiunti negli anni. Sono motivo di responsabilità e di orgoglio”. Un amore più forte delle sirene di mercato: “Sono fortemente legato a tutto l’ambiente. Nelle mie scelte ho sempre seguito il mio istinto e il cuore e ho deciso di restare”.

E il cuore, ormai da molti anni, l’ha sempre riportato qui, a pochi chilometri da Milano, dove tutto era iniziato. La Pro Sesto per Scapuzzi è stato un nuovo inizio. Un ritorno a quella gioia pura e genuina del calcio. La gioia di quel bambino che ogni anno, a luglio, aspettava con ansia la nuova maglietta del Milan e che si divertiva dietro a quel pallone. Una storia d’amore con la maglia e la società, fino a diventare la bandiera di un’intera tifoseria. Perché d’ora in poi, quando si parlerà della Pro Sesto, si parlerà anche di lui. Di quel ragazzo che dopo Milano e Manchester è arrivato ed è diventato uomo.

Nella storia di Luca c’è dentro tutto. C’è il calcio nel suo essere metafora di vita. C’è la vita in tutte le sue sfumature, da quelle più dure e fredde, a quelle più emozionanti. Un viaggio partito da Milano e arrivato a Sesto. Ora l’Ernesto Breda è il suo San Siro. La Serie C la sua Premier League. Con la dieci sulle spalle e una fascia al braccio.

A cura di Nicolò Franceschin

Redazione

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