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“All’Inter trattato come se fossi il nulla. Trip Advisor? Vi spiego come è nato”. Schelotto tra passato e futuro

“Scusa eh, ma qui in Argentina è sempre un caos”. Inizia così la nostra intervista a Ezequiel Schelotto dopo una prima chiamata andata a vuoto. Ma la promessa di una chiacchierata era stata fatta giorni addietro, e lui è così: quando dà la parola, poi la mantiene. “Vai iniziamo, purtroppo ho solo dieci minuti che sono di corsa”. Buon per noi che poi quei dieci minuti siano diventati quaranta. Troppe le cose da farci raccontare per uno che in Italia si è tolto anche lo “sfizio” di segnare nel derby di Milano. Alzi la mano chi può dire di averlo fatto. Discorso diverso per chi scrive, che un gol a San Siro lo ha realizzato. Ma quella è un’altra storia. Ora Schelotto è ripartito dal Club Deportivo Moron, squadra argentina. Questa l’intervista concessa ai nostri microfoni qualche mese fa.

Credit IG Ezequiel Schelotto

“A Cesena ho fatto la storia. I tifosi mi dicono che…”

Una volta “comodi” iniziamo a ripercorrere la carriera di Schelotto partendo da dove tutto ha avuto inizio. Cesena e il Cesena. “Dopo tanti anni ho voglia di tornare. Sono arrivato lì nel 2008 in C e dopo due anni giocavo in serie A. Ancora tanta gente mi chiama per dirmi di tornare, che manca la grinta che avevo io. Cesena mi ha accolto come un figlio, è la squadra che mi ha permesso di mettermi in mostra fino a conquistare la nazionale. Per me sarebbe un sogno, so che c’è una nuova società e non so se conoscono la mia storia in bianconero: una cosa è certa, il telefono è pieno di messaggi per farmi tornare”

Lui che a Cesena arriva nel 2008 ( come ricordato ) ma la prima partita la può giocare solo dall’aprile del 2009 per via di alcune problematiche legate a suo tesseramento: “Quella è stata una forza in più. Non ho mai abbassato la testa perché sapevo che prima o poi avrei giocato e contro la Spal ho fatto uno dei gol più importanti della storia del Cesena, conquistando la promozione in B. Lo dico e sono convinto di questo: ho giocato nel Cesena più forte di tutti i tempi. Eravamo sconosciuti e poco dopo tutti parlavano di noi. Io, Parolo e Giaccherini in nazionale e Bisoli l’unico allenatore a conquistare due promozioni”.

Una parentesi in bianconero chiusa forse non come avrebbe voluto, con l’ultimo anno passato più in panchina che in campo per via di alcuni dissapori con Ficcadenti. Per Schelotto però è acqua passata, dato che “non è scattato il feeling. Preferisce tenersi stretto il record di essere il “primo italo-argentino nella storia del Cesena e unico a conquistare due promozioni fino alla serie A”.

Schelotto: “A Catania sei mesi bellissimi. Atalanta? Qualcuno mi fece del male”

Ricordate il Catania degli argentini? Bene, di quella squadra ha fatto parte anche Ezequiel Schelotto. “A Catania si parlava solo spagnolo nello spogliatoio”. Dal Papu Gomez a Bergessio, passando per Barrientos e Maxi Lopez. In panchina il “cholo” Simeone e una squadra che in A fece sognare i propri tifosi: “Eravamo uniti per via dei tanti argentini in rosa e ci capivamo subito. Salvezza raggiunta a quattro giornate dalla fine, sei mesi bellissimi.

Catania è una piazza calda, dove ti amano se tutto va bene. Quell’anno fortunatamente andò tutto bene. Mi dispiace che oggi stia vivendo questa situazione ma credo che questa società si possa risorgere. Lì ho anche segnato il mio primo gol in A contro la Lazio. Ho ricordi bellissimi. Gli stessi, nell’album dei ricordi nella sua testa, che conserva di Bergamo e dell’Atalanta nonostante qualche incomprensione con i tifosi. Schelotto però è chiaro, e non usa mezzi termini per dire ciò che pensa: Si deve rispettare la maglia che si indossa. Io andavo lì. Mi allenavo, giocavo sempre la domenica come se fosse l’ultima partita della mia vita. Fuori dal campo ero un ragazzo normale, non facevo nulla di male. In due anni lì avrò sbagliato al massimo 2-3 partite. Il problema è che qualcuno ha riempito la testa di fesserie ad alcuni tifosi.

Qualcuno ha messo in giro una “porcata” su di me per farmi del male e molti si sono dimenticati delle mie prestazioni. Nulla contro l’Atalanta, è una delle squadre più importanti del calcio italiano. Voglio bene a tutti. Sento spesso alcuni tifosi ed ex compagni. Uno però deve andare avanti“.

“All’Inter si sono liberati di me. E quel gol nel derby tatuato…”

E quando la nostra chiacchierata sta per arrivare alla sua parentesi con la maglia della nazionale italiana, dribbla la mia domanda sugli azzurri per tornare a parlare di Cesena. “Ezequiel, ma il tuo è un pensiero fisso”. E lui: “No ( ride, ndr ), ti spiego. Voglio solo chiarire che ho il desiderio di tornare al Cesena non per soldi. Io ho rescisso con l’Aldosivi, quindi chi mi vuole non deve spendere denaro per il mio cartellino. Voglio tornare lì per dare una mano e fare in modo che il club torni dove merita di stare. Chiarito questo aspetto, possiamo chiedere a Schelotto le emozioni provate in maglia azzurra: “Ringrazierò sempre Casiraghi e Prandelli per avermi dato la possibilità di giocare prima in Under21 e poi in nazionale maggiore. Non ho nessun tipo di rimpianto. Ho sempre dato tutto in campo e ho sfiorato l’Europeo del 2012″.

All’Inter quando sono andato via si sono liberati di me. Inizia così il capitolo legato alla sua esperienza in nerazzurro: “Non mi piaceva il modo in cui si stavano comportando e come mi dicevano le cose. Prima di essere un calciatore sono un uomo, mi ha fatto male essere trattato come se fossi il nulla. La mia famiglia mi vedeva triste. Si deve parlare in faccia. Ho saputo tante cose dopo ( meglio non dirle ) ma alla fine avevo ragione io. Ho detto ‘vado via’, non possiamo continuare insieme. Per loro fu una liberazione perché non mi volevano più”.

E sulla trattativa che lo ha portato all’Inter Schelotto svela come un ruolo decisivo lo abbia avuto Zanetti, perché “quando chiama ‘Pupi’ non si può dire di no. Quella è stata la ciliegina sulla torta. Ero in Argentina, mio padre mi disse che c’era questa possibilità. Gli risposi ‘andiamo’, era un sogno che diventava realtà. Poi il gol nel derby davanti a tutta la mia famiglia.

E per “colpa” di Ricky Alvarez me lo sono dovuto anche tatuare“. Nei giorni precedenti infatti, durante uno dei tanti allenamenti, Alvarez disse a Schelotto che se avesse segnato poi quel momento se lo sarebbe dovuto tatuare. “Vediamo prima se gioco” rispose ridendo il “galgo”. E su quella partita mise la firma.

Credit IG Ezequiel Schelotto

Schelotto: “Trip Advisor? Sono stato il primo. Vi spiego come è andata”

Altro giro, altra corsa. Portogallo e Inghilterra per le avventure con Sporting Lisbona e Brighton. “Allo Sporting ho giocato con Aquilani, Joao Mario e Rui Patricio. Umanamente e come giocatori non si discutono”. E sull’esperienza in Premier: “Il primo anno è andato bene, durante il secondo mi sono fatto male al ginocchio. Qualche partita in più vero ma mi ero stancato della mancanza dalla famiglia. Ho scelto di tornare in Argentina per stare con loro. Potevo ancora giocare in Premier perché l’allenatore e la società volevano che io restassi. Non era una questione di soldi. Ho giocato nel campionato più bello del mondo”. Tra gli allenatori, anche quel Graham Potter ora al Chelsea: “Non mi aspettavo arrivasse a questi livelli in così poco tempo. A lui piace tanto la parte tattica e infatti al Brighton ha fatto un grande lavoro. In Inghilterra danno tempo. Puoi lavorare liberamente senza particolari pressioni“. Accertato che Schelotto, terminata la carriera da calciatore, farà l’allenatore dato che “grazie ad Aquilani ho già preso info per il corso di Coverciano”, una curiosità non possiamo non togliercela. Febbraio 2014. Schelotto sbarca su Trip Advisor. Perché Galgo? “Sono stato il primo. Una bella iniziativa per essere anche vicino ai tifosi. E tutto il ricavato è andato in beneficenza, ci tengo a dirlo. Ho fatto tutto con il cuore, io non prendevo nulla. Mi faceva piacere aiutare chi è meno fortunato.

A cura di Carmine Rossi
















Redazione

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