Otto risultati utili consecutivi. Vittorie contro le squadre più competitive del campionato e piena zona playoff. A leggere questi numeri verrebbe da pensare che il Sorrento sia una squadra abituata a competere in questa categoria. In realtà non è così. Si tratta di una neopromossa. La squadra allenata da Vincenzo Maiuri è sempre più realtà. Una formazione di giovani calciatori che sta dimostrando partita dopo partita di voler lasciare il segno nel girone C di Serie C. “Nelle ultime 13 partite giocate, a conti fatti, noi saremmo primi in classifica – racconta Maiuri ai microfoni de LaCasadiC – i numeri dicono sempre qualcosa, ma dietro ai numeri deve esserci il giusto atteggiamento di chi li produce. Se non si mantiene determinazione, umiltà e sacrificio, basta un attimo che i numeri ti piombano addosso. Noi ora ci godiamo il momento, ma cerchiamo sempre di essere attenti agli errori perché siamo una squadra giovane e basta un attimo per perdere la lucidità”.
La vittoria del campionato di Serie D nella stagione 2022/23 ha significato per il Sorrento una cosa: ritorno tra i professionisti. Da quel giorno, però, la squadra di Maiuri è stata costretta a cambiare “casa”. Ebbene si, perché lo stadio Italia, che ospita i rossoneri, deve essere adeguato alla categoria e quindi le partite casalinghe si giocano a Potenza, distante oltre 150 chilometri dalla Costiera. Una situazione che la squadra di Maiuri non ha pagato nonostante una rosa giovanissima: molti di loro alla prima esperienza nel professionismo che stanno lasciando il segno. “Non diamo peso al fatto di non giocare Sorrento – assicura Maiuri – non abbiamo una via di fuga e ci dobbiamo adattare. È una situazione che dobbiamo accettare e rendere un abitudine il fatto di giocare a Potenza come se giocassimo in casa. Siamo tutti abitudinari, anche se il fattore campo in questa categoria pesa. E per noi rompere un’abitudine è stata una cosa difficile da affrontare, ma questo ci ha uniti ancora di più”. Sì, perché come ricorda lo stesso allenatore “la forza di un gruppo vale più di 30 gol di una punta, ti garantisce quella coesione e quella stabilità nei momenti difficili della partita”.
Nel calcio sono in molti a seguire una stessa routine prima di una partita, ma non Maiuri. Bando alla scaramanzia, allora. “Non ci sono cose che faccio sempre nello stesso modo. Per me è fondamentale la settimana. Cerco sempre di mettere la squadra nelle condizioni migliori per fare bene. Una volta fatta la rifinitura viene la parte più bella perché poi dopo c’è la partita. Fino alla rifinitura io non tendo ad isolarmi, sono sempre alla ricerca con il mio staff, che è eccezionale, sono dei collaboratori importantissimi, di mettere la squadra nelle condizioni di far bene. Quindi no. Non sono una persona scaramantica. La scaramanzia è dei deboli”. Lo dice sorridendo e rispondendo agli amici che lo etichettano come scaramantico. Il lavoro sta dando frutti negli ultimi mesi ma l’inizio non è stato semplice in termini di risultati. “In realtà io credo che ci siano state prestazioni ottime all’inizio del campionato – dice Maiuri – anche migliori di quelle che stiamo facendo ora. Prima nei momenti decisivi perdevamo la lucidità. Ora nei momenti difficili ne usciamo insieme. Siamo una squadra giovane, ma i ragazzi hanno fatto un lavoro su di loro, in cui riescono a capire il momento della partita e riescono a essere ancora più gruppo”.
Maiuri è un uomo di calcio. Un uomo che vive al 100% tutte le emozioni che questo sport riesce a regalarti. La gioia di una promozione, l’amarezza di una retrocessione. Lui le ha provate tutte, ma sono le situazioni in cui si è trovato e che ha vissuto che lo hanno reso quello che è oggi: “Io ho sempre provato emozioni bellissime grazie a questo sport. Questo è il quarto anno che io sono qui. Sono subentrato quando la squadra era terzultima e ci siamo salvati. Credo che quell’emozione come quella della promozione dello scorso anno sia una delle cose più belle che abbia mai provato. Anche perché l’anno scorso noi non eravamo partiti per vincere, ma per mantenere la categoria. Ho provato sempre emozioni bellissime, ma per me l’emozione più bella è sempre quella che viene dopo. Non ci si deve adagiare sulle cose fatte e sui risultati raggiunti. Io sono moderatamente soddisfatto delle cose che ho fatto però nel calcio è un attimo che il vento cambia e noi dobbiamo essere bravi a gestire bene le emozioni e remare sempre tutti dalla stessa parte. Nel calcio è così, conta sempre quello che si fa dopo e noi dobbiamo arrivare alla fine dando importanza sempre a quello che ci aspetta e mai a quello che abbiamo fatto”.
Il Sorrento è una squadra giovane (età media 23.5 anni): è proprio questa la forza di Maiuri. La voglia di cogliere l’occasione offerta, la fame di raggiungere grandi risultati. Tutti i giocatori sono stati messi nelle condizioni di esprimersi al meglio. Ma, come dice l’allenatore, nessuno ha un posto da titolare assicurato. Vedi Del Sorbo, il giovane portiere è partito indietro nelle gerarchie e ora è titolare. O il centravanti Ravasio, già in doppia cifra con 10 gol in 24 partite giocate. “Un giocatore eccezionale, lo abbiamo preso conoscendo le sue potenzialità – racconta Maiuri – è un diamante grezzo e ha ancora molto da dimostrare. Inizialmente non giocava titolare, poi pian piano quel posto se lo è guadagnato e continua a guadagnarselo. Ha margini di miglioramento incredibili. Si fa voler bene da tutti e ora starà a lui crescere e dimostrare le sue qualità”.
Le esperienze non fortunate nel calcio capitano, la vera forza sta nel trovare la soluzione per rialzarsi. E Maiuri l’ha fatto. “Ho sempre allenato in piazze importanti Sorrento, Foggia, Casertana, Taranto e Cavese tra le tante. Sono una persona che non guarda la categoria, ma miro al mio compito. La mia missione è allenare al meglio la squadra che ho a disposizione. Nella mia testa so di aver fatto errori. Però fa parte di me e lo devo accettare”. Dal passato si può solo imparare e Maiuri ha messo tutto nel suo bagaglio. Ora con il Sorrento può sognare in grande: “Il nostro obiettivo è quello della salvezza. Siamo in zona playoff, ma possiamo restarci solo se volta per volta e partita dopo partita ci mettiamo fame. Ci sono degli step che portano a guardare a obiettivi diversi. Ora non siamo salvi. Dobbiamo fare punti per perseguire l’obiettivo primario che è la salvezza, poi dopo penseremo ad altro. Non dobbiamo mai perdere l’umiltà e restare sempre concentrati”. Dal cassetto dei ricordi spunta il legame con la Cavese. Non è stata un’esperienza positiva dal punto di vista calcistico, ma Maiuri la porta nel cuore: “Allenare la Cavese è stato bellissimo. Amo la gente di Cava e i suoi tifosi. Mi dispiace di non aver fatto bene lì, ma spero che vincano il campionato perché se lo meritano”. Il presente è Sorrento. Una favola che ha ancora tanti capitoli da scrivere.
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