C’eravamo salutati così, caro Ale, sulle note del grande Lucio: ‘si muove la città’, lieta metafora della tua nuova vita, con la gente che, sì, ‘correva nelle piazze’, per accarezzare il tuo coraggio e osannare la virtù di una decisione così normale da sembrare incredibile.
Luglio 2020 (come passa il tempo…), un’estate strana, atipica, nella quale tentavamo a fatica di tornare alla normalità dopo mesi chiusi in casa. Un’estate strana anche per il mondo del calcio, non il solito tram tram di calciomercato perché c’erano ancora da finire i campionati. La Reggiana di Massimiliano Alvini incanta: gioca, segna, diverte, sfiora l’impresa, si va a giocare “il grande sogno” ai playoff. E’ una squadra forte, in gara secca può tirar fuori chiunque, anche perché dietro con Rozzio e capitan Spanò è dura per tutti gli attaccanti far gol. Così è, il 22 luglio “il grande sogno” diventa realtà. Il Mapei brilla di granata, Reggio Emilia impazzisce: il gol del ‘bimbo’ Kargbo elimina il Bari di Vivarini e dopo ventuno anni la ‘Regia’ torna in Serie B.
Sette giorni dopo, mercoledì 29 luglio 2020, l’annuncio che scuote il mondo del calcio, per nulla abituato a dinamiche di tale normalità e di così elevato coraggio. Ricordo su whatsapp, un milione di messaggi: ‘ma davvero Spanò si ritira a 26 anni?’. L’incredulità della scelta, verso mezza mattina, lascia il posto alle tue parole. Così forti, così vere, caro Ale, che ogni tanto – ti confesso – me le vado a rivedere quando devo prendere una scelta e non so se sia quella giusta… “Il mio destino è compiuto. Ho ottenuto una borsa di studio in una business school internazionale, il mondo è lì fuori che mi aspetta ed io sono pronto a cominciare un nuovo capitolo di questo gioco infinito che è la vita. Però vi chiedo un ultimo regalo: continuate a sorridere…”. Quando ci siamo salutati, dopo la nostra ultima diretta su Facebook, ricordo ancora che non riuscendo a dirti alcunché, dopo ore e ore ti mandai un video con scritto ‘grazie’. E lì, con un mio personale grande imbarazzo, finì. Ero talmente preso ed estasiato nel vedere una persona riuscire a fare ciò che spesso avrei voluto fare io, senza averne mai il coraggio, da bloccarmi ad ogni parola che il t9 provava a partorire.
Ma la vita, per fortuna, concede seconde opportunità… rieccoci qua, caro Ale. Come stai? “Sto molto bene. Mi sono immerso molto velocemente nella mia nuova vita e sono felice della scelta. Il calcio? Mi manca la quotidianità dello spogliatoio e della città, a conferma di quanto fossero importanti le persone ancor prima di tutto il resto. La Regia la seguo sempre, è casa. Sarò sempre granata…”. Hai visto Ale? In un certo senso sei stato un “pioniere”, negli ultimi anni molti calciatori hanno deciso di intraprendere percorsi universitari. In fondo, essere da esempio, è anche un po’ quello che volevi, no? “Assolutamente, è uno degli aspetti di cui sono più contento. Perché la scuola, l’università non è studio, è apertura al mondo, al confronto con visioni e opinioni differenti, è crescita, è arricchimento costante, è sentirsi persone vive e pensanti. Io credo che il segreto della vita sia alimentare costantemente, giorno dopo giorno, la curiosità che c’è dentro ognuno di noi”.
E se dovessimo salire su una DeLorean qualunque e tornare indietro, a quella settimana…? “Eh (sorride)… Gioia, gioia, gioia e un grazie al destino che mi ha regalato il lieto fine migliore che potessi mai chiedere! Rivedo, risento gli abbracci dei miei compagni, il loro affetto. Quello dei tifosi che mi fermavano per la strada per farmi i complimenti e darmi una pacca sulla spalla… ‘in bocca al lupo per la tua nuova vita Ale, noi ci siamo..’. Quello della mia famiglia, che mi ha sempre supportato in tutto. Rivedo tutti i traguardi più belli, quelli raggiunti fuori dal rettangolo verde: entrare nel cuore delle persone…”.
E nel tuo futuro, Ale, cosa vedi? “Vedo nuovi orizzonti, vedo un’esplorazione e una ricerca continua di emozioni e di arricchimento. Ho terminato gli studi da circa un anno e mezzo e sto lavorando nel settore che desideravo (Fintech e Al). Al calcio dirò sempre grazie, è stato gran parte della mia vita. Ritornare un giorno? Non escludo nulla, me lo dirà il destino…”. Saluto Ale, un forte abbraccio virtuale e una soluzione all’enigma che da due anni ormai mi assaliva: sai perché non riuscivo, quella sera che ci salutammo, a dirti altro all’infuori di ‘grazie’? Perché la tua lezione è di tale alta levatura, che non esistono locuzioni giuste per descriverla e giustificarla adeguatamente. E allora, di nuovo, senza aggiungere nulla: grazie Ale, buona vita…
A cura di Lorenzo Buconi
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