Il viaggio della Juve Stabia si è compiuto, arrivando finalmente ad Itaca. Come voleva lui, la guida di questo gruppo incredibile che ha vinto il Girone C di Serie C. Stiamo parlando di Guido Pagliuca, allenatore delle vespe e protagonista del 4° episodio del nostro Speciale Juve Stabia. “Questa gente è stata grande. Immensa sia prima di raggiungere Itaca che dopo averla raggiunta. La cosa più bella è il viaggio che ci ha portato ad Itaca, che ci ha migliorato, cresciuto rendendoci persone e giocatori migliori. Un viaggio difficile, fatto di momenti belli ma anche di momenti di difficoltà per difendere il nostro puzzle“. La bellezza del viaggio verso Itaca, per Pagliuca è questa la vera essenza della stagione della Juve Stabia.
Il viaggio verso Itaca, dicevamo. Guido Pagliuca lo conosce a memoria. Tra dettagli, aneddoti e sentimenti che gli hanno regalato qualcosa di grande. “Penso che una tappa importante è stata la vittoria di Picerno. Andammo a +7 rispetto ad una squadra forte. Ci diede grande consapevolezza e staccammo anche Benevento e Avellino. A gennaio ci presentammo con una mentalità consolidata, nella quale guardavamo al quotidiano, ma anche al futuro, all’obiettivo più grande che era una cosa impensabile inizialmente. Da lì sono nate le prime scritte all’interno dello spogliatoio, le prime frasi con la quale la squadra si riconosceva nei momenti importanti“. Racconti di spogliatoio, di entusiasmo e di animo combattivo: tutti insieme, tutti uniti verso l’obiettivo.
“La cosa più bella”. Una frase semplice, ma colma di significato. Qualcosa di astratto, ma tangibile in tutti i sensi nella mente, nei pensieri e nell’aria dello spogliatoio. “Ha un significato profondo per ognuno di noi. Il mio viaggio ha tanti errori, ma anche belle cose. Mi ha fatto crescere: senza rinnegare nulla, posso dire di essere felice e orgoglioso di quello che ho fatto. Non è solo un mio traguardo, ma anche della mia famiglia e di tutte le persone che mi sono state accanto. Non ultimo quelle che ho trovato qui alla Juve Stabia dal presidente, all’amministratore e ai direttori”.
Sguardo profondo, tono deciso. Guido Pagliuca è così, anche quando pensa al suo passato. Anche quando pensa da dove è partito: “Se penso da dove sono partito, dalle giovanili del Cecina, la squadra della mia città e guardo a dove sono arrivato mi sento orgoglioso. Senza aiuti, con grande umiltà e con grandi chilometri per aggiornarmi. Riesco a vivere il calcio come un divertimento organizzato e responsabile. Quando ci si diverte si esprime il meglio di sè. Organizzato perchè nel calcio di oggi se non sei organizzato fai fatica. Responsabile perchè lo sei verso una piazza come Castellammare e verso la società che ti da un posto di lavoro”.
Passionale, vero, autentico. La filosofia di Guido Pagliuca parte da questo, soprattutto dall’emotività: “Ai miei calciatori provo a trasmettere serenità e serietà. A me nessuno ha mai regalato nulla, quello che ho conquistato l’ho fatto con i miei sacrifici. Ogni giocatore deve sacrificarsi durante la settimana e durante le partite. Da lì dobbiamo uscirne migliori, lavorando al meglio sapendo quale è la nostra ambizione: il motore principale per l’uomo”.
Casa o trasferta, per Pagliuca non c’è stata differenza in questa stagione. Il calore umano della gente di Castellammare ha regalato spettacolo in tutti gli stadi d’Italia. “Ultimamente sono andato anche io a cantare sotto la curva. Sono stati il 12esimo uomo in campo. Noi li abbiamo accesi nel momento in cui ne avevano bisogno. Nelle prime partite lo stadio era semivuoto, c’era poco entusiasmo. La somiglianza squadra-città ci ha reso una cosa sola. È nata un’empatia incredibile. Abbiamo incarnato il DNA di questa gente”.
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