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Taranto, Ferrara si racconta: “Qui sono diventato uomo. Che orgoglio la fascia da capitano”

Cento volte Antonio Ferrara. Ad un passo dal traguardo delle cento presenze con la casacca del Taranto, il terzino campano si racconta in esclusiva alla CasadiC. Il suo arrivo in Puglia appena diciannovenne, il rapporto con i diversi allenatori che si sono susseguiti sulla panchina del club pugliese. Poi ancora la fascia da capitano, le sirene di mercato ed il futuro. Questo e molto altro ancora nelle parole di uno dei prospetti più promettenti dell’intero panorama della Serie C.

Ferrara e il blocco psicologico del Taranto

Ferrara, uomo simbolo della rinascita del Taranto, oltre ai consueti calzoncini prova ad indossare i panni dello psicologo. Lo fa attribuendo il momento no dei rossoblù esclusivamente ad un blocco di natura mentale: “Il Taranto sta bene, siamo partiti mettendo insieme una serie di risultati positivi che ci hanno consentito di avere una classifica importante. In questo momento qualcosa sembra essersi inceppato a livello di testa. Non riusciamo più a trovare la vittoria ma posso assicurare che all’interno del gruppo non esiste alcun problema”.

Zero allarmi dunque: “Noi siamo quelli di sempre, molto uniti, compatti, sono certo che una volta ritrovati i tre punti riusciremo a scrollarci di dosso questo periodo negativo una volta per tutte. La salvezza? Dobbiamo ragionare come al solito, partita dopo partita per centrare quanto prima quello che è sempre stato l’unico obiettivo di questa stagione, ovvero la permanenza in Serie C. Una volta salvi non abbiamo alcuna intenzione di rilassarci, i play off sono lo step fisiologicamente successivo”.

Ferrara e le 100 presenze col Taranto

Dal battesimo contro la Sarnese nel 2018, sino alla Fidelis prossimo avversario nella gara di sabato che vale un’importante fetta di salvezza. Ecco com’è cambiato Ferrara che nel frattempo ha conosciuto l’onore di cucirsi addosso anche la fascia di capitano: “Tagliare il traguardo delle cento presenze in rossoblù per me rappresenta un orgoglio indescrivibile.

Taranto per Antonio Ferrara è a tutti gli effetti una seconda casa: “Parliamo di una città che mi ha svezzato, che mi ha consentito di maturare sotto il profilo personale ma anche come calciatore. Sono legato a tutti gli allenatori con cui ho lavorato. Panarelli mi ha voluto fortemente, il periodo con Ragno non è stato dei migliori a livello di gruppo ma comunque mi è servito nel processo di maturazione, mente a mister Laterza devo tanto, con lui ho raccolto la prima gioia vera della mia carriera.

Taranto quasi come ragione di vita: “Quando indosso questa maglia sento una responsabilità particolare, quasi come se non deludere i miei tifosi sia una missione particolare da portare a compimento. Se mi sento un senatore? Si, tutto sommato si. Sono qui da quattro anni, ho avuto l’onore di indossare la fascia da capitano per tre partite e non nascondo che ci sia un’emozione particolare, anche perché per me si tratta della prima volta in assoluto. Devo ringraziare i compagni più anziani che mi guidano in alcuni momenti, però sento quella responsabilità perché so che la società e l’ambiente tutto, si aspettano tanto da me”.

Montervino e il mercato

Ad un passo dalla partenza nel mercato di riparazione, Ferro parla anche del suo futuro rimarcando il rapporto particolare esistente con il ds Francesco Montervino.

Col direttore ho un rapporto speciale. Lo scorso anno ero sul punto di andar via, lui ha bloccato la mia partenza assicurandomi che avremmo vinto il campionato, e così è stato. Riveste un ruolo molto importante per me, mi ha aiutato molto quando ho affrontato momenti di difficoltà. Il mercato? A dir la verità, leggere notizie sulla mia imminente partenza un po’ mi lasciava sorpreso. Ho sempre provato a lavorare dando il massimo, portando rispetto a questi colori, le voci non mi interessano e non mi sono mai interessate. Non so quello che mi riserverà il futuro ma è chiaro che se dovesse arrivare qualche proposta vantaggiosa sia per me che per la società faremo le dovute valutazioni, ma io a Taranto sto bene e voglio rimanerci a lungo“.

A cura di Dario Gallitelli