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Tesser: “Triestina? Non rimango in silenzio. Usati toni assurdi e cattivi”

Io non ho mai avuto da ridire un giorno, un secondo e un minuto su qualcuno della società. Soprattutto col signor Menta io non ho mai avuto situazioni di contrasto con confronti pesanti e divergenze. Quindi non posso dire che sia questo il motivo dell’esonero“. Rammarico e sorpresa nelle parole con cui Attilio Tesser ai microfoni di CitySport ha commentato la decisione della Triestina. Una scelta che non compresa dall’allenatore, amareggiato dopo l’esonero: “Vorrei prima di tutto fare una premessa. Nonostante non sia minimamente abituato a farlo con polemica e la mia credibilità lo conferma, questa volta rispondo e non esco in silenzio, preso atto del comunicato rilasciato dal club che ritengo veramente assurdo e cattivo nei miei confronti, nei toni e nelle tematiche trattate“. Tesser che quindi, oltre alla scelta, non ha apprezzato i modi e le parole utilizzare dal club nel comunicare questa decisione. Ecco le sue parole.

Credit: US Triestina

Triestina, Tesser: “Esonero? Ecco cosa dico”

Non sono stato un punto di riferimento? Questa è la cosa più assurda che abbia sentito. Io negli ultimi 7 anni ho avuto la fortuna di contribuire, ripeto contribuire, assieme a società, staff e calciatori, a vincere 3 campionati, 1 playoff finale con il Pordenone per andare in Serie A e un decimo posto lo scorso anno in Serie B con il Modena. Non ero quarantenne quando ho fatto questi risultati, avevo delle grandi motivazioni“. Questo il commento di Tesser, dopo la separazione con la Triestina. E sul suo arrivo a Trieste: “E quando sono venuto a Trieste l’ho fatto al buio perché questi signori non li conoscevo. In particolare, il signor Menta l’avevo visto solo una volta prima del closing quando mi aveva chiesto una mia eventuale disponibilità. Sono venuto al buio solo per l’amore, il piacere e la voglia di venire ad allenare la Triestina“.

Sull’utilizzo dei giovani: “Se meritano giocano e qui hanno giocato tutti: Anzolin, Moretti, Pavlev. Correia ha giocato, così come Vallocchia e Redan. I giovani vanno aiutati a crescere, ma bisogna rispettare i loro tempi di maturazione, specie se vuoi vincere i campionati. Però se mi chiedono di poter essere competitivo in un biennio ed essere promossi, la politica dei giovani deve essere diversa, pur avendo giocato tutti“. Infine, sull’esperienza: “Si parla di mentalità e di crescita. Ieri mi ha chiamato un giocatore di questa rosa della Triestina e, manifestando il suo dispiacere mi ha detto di avere imparato la mentalità più che tattica e tecnica e di avere capito perché le mie squadre vincevano i campionati. Io ho il mio passato e, ripeto, gli ultimi 7 anni ne sono la conferma. Questi signori che sono seduti ai tavoli magari hanno un altro passato, ma non so se sia come il mio“.

Nicolò Franceschin

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