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Tisci, dai duelli con Zidane al suo Cerignola: “Dev’esserci sempre la voglia di ambire alla B”

“Ho appena finito di seguire un po’ di Serie D girone H, c’è l’infrasettimanale”. Inizia così la nostra chiacchierata con l’allenatore del Cerignola Ivan Tisci, a testimonianza della sua continua fame e voglia di calcio anche quando non è impegnato sul campo. Sullo sfondo per lui c’è Pescara (“Per me è un punto di riferimento. Fa parte del mio presente, è la mia seconda casa e ha lasciato il segno”), ma la realtà è ora quella gialloblù dell’Audace. Quell’Audace con cui ha trovato una delle sue più importanti vittorie da allenatore, ovvero il 2-0 contro il Foggia. E dalle sue parole, non a caso, si traspare ancora entusiasmo, emozione e soddisfazione: “Ci tenevamo tantissimo per il pubblico e per la società, i derby non si giocano ma si vincono. Siamo molto contenti e soddisfatti”. Questo il virgolettato pieno d’orgoglio di Ivan Tisci che, ai nostri microfoni de LaCasaDiC.com ricorda con piacere anche il suo debutto col Vicenza in A contro la Juventus di Zidane. “Ricordo che Zinedine mi fece andare a “nanna” con una finta delle sue, ma anche lo scambio di maglia a fine partita con Conte. La sua la conservo ancora”. E poi, sia l’elogio a Zeman messo al primo posto come allenatore, che quelli a Thiago Motta e Italiano. “Sono i due allenatori da cui spesso cerco di rubare qualcosina perché hanno idee che si avvicinano al mio credo calcistico. Mi piace molto il calcio da loro proposto”. Impossibile non citare anche l’aneddoto risalente a quest’estate quando il suo presidente Grieco prende la definitiva decisione per il post Pazienza. “Sembrava ormai accantonata la mia ipotesi, ero in vacanza con la mia famiglia e una volta ricevuta la sua chiamata gli rispondo: “Presidente, sta ancora aspettando molto? Quando si sbriga a prendermi? Lui mi dice: Ci vediamo martedì. Io, non esito quindi a dirgli: “Torno dalle vacanze per firmare”.

Cerignola, Tisci: “I derby si vincono e non si giocano, ero fiducioso”

Nell’intervista ai nostri microfoni Ivan Tisci parte anzitutto dall’importante successo contro il Foggia: “Questa vittoria per tanti aspetti ha un valore doppio perché oltre a ritrovare i 3 punti davanti al nostro pubblico, l’abbiamo centrata nel derby a cui tutti tenevano tantissimo. Dalla tifoseria alla società, anche per i riscontri dello scorso anno. I derby si vincono e non si giocano, siamo molto contenti e soddisfatti per i ragazzi, per la piazza e per la società. Aspettative prima del match? La fiducia non è mai venuta meno verso i miei ragazzi, ho la fortuna di viverli quotidianamente e attraverso il lavoro posso rendermi conto di quanto abbiano assimilato il mio pensiero. Son sempre stato ottimista. A volte è venuta meno la vittoria e abbiamo pareggiato tanto, ma a volte i pareggi son stati visti come ko a causa delle rimonte. Io ero però fiducioso e lo sono anche adesso”.

“Ero sicuro avremmo fatto una grande partita, nonostante il Foggia sia un avversario di tutto rispetto. Alla squadra ho detto molto poco prima della gara, un po’ per esperienza vissuta, un po’ perché so come sono le settimane che precedono i derby. Sono partite che si preparano da sole sotto tutti gli aspetti. Le motivazioni erano alte e ho cercato di parlare poco. Ho detto loro di giocarsela a viso aperto con quel pizzico di rabbia agonistica. Ci tenevo particolarmente essendo un ex del Foggia, per me questo successo ha un valore importante ed è una partita che ricorderò. Riguardo la squadra invece c’era tanta felicità, oltre che gioia da parte della tifoseria. Ora dobbiamo già pensare alla prossima”.

“Presidente, sta ancora aspettando molto? Torno dalle vacanze per firmare!”

L’allenatore dell’Audace si sofferma anche su Malcore e su alcuni dei suoi giocatori: “Con Giancarlo ho sempre avuto un rapporto diretto, bisogna cercare di saper stare vicini anche nei momenti meno facili, gli attaccanti vivono per il gol. Su di lui non ho mai avuto dubbi, gli ho detto di restare sereno e che sarebbero arrivati sia i gol che le prestazioni. Per noi è un punto di riferimento. Riguardo gli altri giocatori invece, onestamente sto riscoprendo alcuni che fino allo scorso anno ho avuto la possibilità di vedere solo in tv o dal campo. Da quando li ho allenati ho subito percepito un gran potenziale e tanti lo stanno confermando. I vari Capomaggio, Tascone, D’Ausilio e D’Andrea, stanno confermando che hanno potenzialità per crescere ancora e potranno ambire a qualcosa di diverso. Ma ce ne sono tanti di spessore e di qualità, c’è ad esempio Leonetti, che son sicuro diventerà un giocatore importante per noi. E poi anche Russo, dei giocatori che credo abbiano dalla loro la possibilità di crescere”.

Tisci ricorda con piacere poi la chiamata decisiva da parte del suo presidente Nicola Grieco, svelando un retroscena di quest’estate: “Ero in vacanza con la famiglia quando ormai sembrava accantonata la mia ipotesi. Non avevo più il pensiero di venire a Cerignola, nonostante gli incontri positivi col patron, col dg Dibiase e col ds Di Toro che fu il primo a contattarmi. Sembrava fosse un no, poi arriva una telefonata simpatica da parte del presidente, che non mi aspettavo. Gli dico: “Presidente, sta ancora aspettando molto? Quando si sbriga a prendermi? Lui mi dice: Ci vediamo martedì. Io, non esito quindi a dirgli: “Torno dalle vacanze per firmare”.

“Sogno Serie B? La nostra è una proprietà ambiziosa, dev’esserci sempre la voglia di puntare in alto”

Ambizione è la parole chiave della proprietà del Cerignola: “Bisogna essere obiettivi, la proprietà sta facendo un gran percorso e tutto ciò porterà i propri frutti. C’è un progetto che loro vogliono costruire nel tempo e questa loro grande ambizione è motivo d’orgoglio per noi. Dev’esserci sempre la voglia da parte degli allenatori e della proprietà di poter ambire un giorno alla promozione in Serie B. La nostra proprietà è ambiziosa, ha sempre voglia di crescere e di non accontentarsi mai. Chiaro che bisogna avere calma e dare tempo. Sono oggi ancora più convinto e carico del giorno in cui iniziai la preparazione. Vedo un potenziale importante, la squadra è viva e sta dimostrando di crescere e di non mollare”.

Sul tema infortuni e sul possibile rientro di capitan Allegrini: “Dal punto di vista degli infortuni è stato un periodo storto. Abbiamo avuto infortuni tramutatici, vedi Capomaggio, Ligi, ma anche Bianco a Potenza, oltre a Leonetti e Sainz-Maza che hanno subito un trauma al ginocchio. Siamo stati poco fortunati, ma lo staff è sempre al lavoro quotidianamente e confido in loro per recuperare il prima possibile i vari giocatoti. In merito ad Allegrini, gli esami strumentali sembrano abbiano escluso cose importanti. Valuteremo il tutto con lo staff medico, ma con i giocatori disponibili daremo filo da torcere al Giugliano”.

Dall’Empoli di Frattesi agli elogi a Zeman: “Sono un figlio di Zdenek, ma rubo qualcosa da Thiago Motta e Italiano”

Dal rapporto con Bucchi alla possibilità di allenare giocatori quali Frattesi e Bajrami: “Il rapporto con Cristian Bucchi è sempre buono, siamo grandi amici. Con lui ho vissuto a Benevento ed Empoli esperienze importanti perché mi ha dato possibilità di capire e di imparare.. Quella parentesi me la son portata dentro, rubando qualcosina. La definisco un’esperienza formativa importantissima, anche se il copia e incolla nel calcio non esiste. Tra Benevento ed Empoli ho avuto giocatori che per la Serie B erano un lusso, vedi Viola, Insigne, Iemmello, Nocerino o Provedel. Sono tanti i giocatori importanti che ho allenato, ma ricordo sempre con piacere Bajrami e soprattutto Frattesi. Con lui ci parlavo molto, gli dicevo che aveva le potenzialità per arrivare ad alti livelli. Ha avuto miglioramenti esagerati e non mi meraviglia il fatto che sia arrivato all’Inter, oltre ad essere una pedina molto importante della Nazionale”.

Tanti gli allenatori avuti in carriera, ma Zeman e Pioli sono sul podio. Thiago Motta e Italiano invece quelli che Ivan Tisci segue attualmente: “Sono un figlio di Zeman, nella mia carriera da allenatore è per me un riferimento sia a livello calcistico che umano. Per me è impossibile da imitare, è unico, ma qualcosina da lui si può imitare. E proprio a livello umano con lui mi son consacrato come giocatore. Parlava poco ma le cose me le diceva sempre i maniera diretta. Gli voglio molto bene. Zdenek sembra un sergente di ferro, ma con le sue battute spesso pungenti è sempre stato simpatico. Rompeva le scatole e stuzzicava, diceva spesso di tirare in porta e gridava “La porta, la porta!”.

Subito dopo di lui metto Stefano Pioli. Si tratta di una persona esemplare e squisita, che pratica un calcio diverso, importante e moderno. I due anni e mezzo di lavoro con lui non posso dimenticarli e ho sempre avuto un buon rapporto. In Italia mi piace e seguo molto il calcio che propone Thiago Motta, così come quello di Vincenzo Italiano. Sono i due allenatori da cui spesso cerco di rubare qualcosina perché hanno idee che si avvicinano al mio credo calcistico”.

L’esordio in Serie A col Genoa, i duelli con Zidane e la maglia scambiata con Conte ai tempi della Juventus

Lui, genovese doc, non può non mettere al primo posto il debutto a soli 19 anni allo stadio Ferraris con la maglia rossoblù: “Essendo nato a Genova, esordire a 18 anni nella propria città ha un sapore particolare, è un ricordo che porto dentro. Poi ci sono tante analogie, quali il fatto di aver esordito in A proprio contro il Foggia di Zeman, allenatore a cui sono molto legato. In quella gara fece gol Stroppa con cui diventai compagno di squadra e grande amico. Quell’esordio lo porto nel cuore e giocare al Ferraris è stata una grande soddisfazione. Quel debutto è indelebile, è la cosa che rimane di più e lo metto al primo posto. Impossibile cancellarlo, ricordo ogni momento di quella partita”.

Da Gaiscogne a Zidane, passando per lo scambio di maglia con Conte: “Ho ricordi importanti di quelle convocazioni da giovanissimo, soprattutto della prima in assoluto a 17 anni all’Olimpico per un Lazio-Genoa. Ricordo che c’era Gascoigne, e per me vedere l’Olimpico è stato un gran ricordo”. Nel ’99 invece il debutto a Vicenza contro la Juventus di Ancelotti: “Ricordo alcune cose di quella partita. Un duello perso con Zidane dove mi fece andare a “nanna” con una finta delle sue, poi un fallo oltre le righe subito da Deschamps e la possibilità di scambiare maglia a fine partita con Antonio Conte. La sua maglia la conservo ancora. Esperienza a Foggia? È una parentesi di cui porto un gran rammarico. C’era una proprietà forte per poter ambire in alto e il fatto di aver pareggiato la semifinale a Cremona 1-1 fece interrompere il sogno della promozione in B”.

Tisci e il retroscena di mercato: “Mi opzionarono Juventus e Lazio, ma nessuno accontentò le richieste del Pescara”

Cinque gli anni di Tisci a Pescara, ed è proprio in Abruzzo che riuscì a finire nel mirino di Juventus e Lazio. L’allenatore del Cerignola svela un retroscena di mercato: “Ricordo un aneddoto di mercato ai tempi del Pescara. Feci molto bene a Genova e il ds Iacone fu bravo a prelevarmi. Poi, mi opzionò sia la Juventus che la Lazio, ma per vari motivi non se ne fece nulla. Ci furono richieste di questi club, ma nessuno accontentò il Pescara e quindi andai a Vicenza. C’è il rammarico di non esser approdato in una piazza importante per potermela giocarmela. Pescara è la squadra in cui vi ho giocato per più tempo, cioè per 5 anni. È diventata la mia città attuale, ci vivo da tantissimi anni ed è la mia seconda casa. Pescara è per me un punto di riferimento e tutt’oggi fa parte del mio presente. La metto al primo posto per anni vissuti e per il presente, mentre al secondo posto c’è Modena. Il più forte giocatore visto? Anche se non l’ho affrontato sul campo, dico Ronaldo. Un qualcosa di sensazionale. Quello più forte affrontato è stato invece Zidane, ricordo un impatto importante. Il più forte con cui ho giocato insieme è stato infine Stroppa, uno dei migliori dal punto di vista tecnico”.

E infine quell’amore per il calcio, definito come una passione e non come un lavoro: “La carriera da allenatore è tutt’altro che semplice. Quando inizi sai che devi prenderti tutto il pacchetto e per crescere bisogna avere sempre la fiammella accesa attraverso vittorie e sconfitte. La mia ambizione è quella di crescere. Ciò che svolgo per me non è lavoro ma una passione. Faccio la cosa che amo e non mi pesa stare sul campo e lavorare. Hobby? Vivo h24 di calcio e nella vita privata ho sia la mia famiglia che una compagna con cui vivo da più di tre anni che mi ha completato e mi ha dato sempre forze. Mi aiuta in momenti non positivi e grazie a lei sto ottenendo questi risultati. Grandi hobby oggi non ne ho, in passato giocavo a padel, ma ora ho poco tempo e penso solo al Cerignola”.

Antonio Palladino

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