Tomei, dal 3-0 al Barcellona al Monopoli: “La Serie C è la mia Champions”
“Non conta la meta ma il viaggio, sarà banale ma io la penso così. Convintamente”. Lo ripete un paio di volte Francesco Tomei, allenatore del Monopoli, nel corso della chiacchierata con LaCasadiC.com. Lo sfondo è quello del mar Adriatico (“La città è splendida ma al momento la sto vivendo ancora poco”), gli orizzonti sono quelli di un allenatore che dopo un decennio da vice di Eusebio Di Francesco ha scelto la Puglia per la prima tappa tra i pro da capo. L’avvio non è stato dei migliori, con quattro pareggi nelle prime otto partite e la prima vittoria che tardava ad arrivare. Nel derby vinto per 3-0 sulla Virtus Francavilla è arrivata la scossa, utile per garantire 11 punti in cinque giornate ai biancoverdi e per proiettarli fuori dalla zona playout. “Diciamo che abbiamo avuto un periodo di assestamento anche dovuto all’anomalia del campionato – ricorda Tomei – siamo partiti saltando la sfida con la Casertana poi abbiamo giocato diverse trasferte una dietro l’altra. L’inizio è stato anomalo, poi c’è stata una squadra rifatta da zero. Pian piano stiamo riuscendo a metter su delle prestazioni di livello, c’è da lavorare perché siamo un gruppo giovane”. E pensare che un mese fa la sua posizione era a rischio nei giorni in cui il Monopoli comunicava l’addio con il ds Pelliccioni. “Purtroppo nel nostro lavoro la parola tempo ha un valore relativo. Io su questo ringrazio la proprietà, è stata paziente nonostante i risultati non arrivassero. Di contro la squadra ha fatto prestazioni importanti contro tutti poi il calcio è episodico e in alcune partite, vedi con il Foggia e a Caserta, ci è girata male”.
Tomei dal binomio con “Difra” al grande salto
L’estate del 2023 è stata quella del grande salto per Tomei – un passato da difensore anche con Chieti e Ancona – ma fino al 2019 il suo era un binomio fisso con Eusebio Di Francesco: un’amicizia nata “da ragazzini a Pescara” e maturata scalando le categorie dalla C alle semifinali di Champions League: Pescara, Lecce, Sassuolo, Roma e Verona. “Lo definisco un percorso formativo – racconta Tomei – ci conosciamo da quando siamo piccolini e la nostra è sempre stata un’intesa molto profonda. A livello lavorativo è stata una palestra fondamentale, questo è un lavoro in cui bisogna provare, sbagliare e correggersi. Entrambi ci siamo dati qualcosa, Eusebio mi ha dato la possibilità di lavorare a certi livelli e io sono contento perché ho avuto la possibilità di formarmi come allenatore”.
“Da vice ti rapporti di più in modo empatico con il gruppo squadra. Credo molto nell’aspetto umano, sono ragazzi che ti danno tanto e vanno capiti. Le giovani generazioni hanno più bisogno di tutti di essere ascoltati. Il distacco da Di Francesco? Ho sempre avuto il desiderio di fare il primo allenatore, Eusebio lo sapeva. Negli anni le cose sono andate in crescendo e dopo tanto tempo avevo questo desiderio da esaudire. Mettersi alla prova in prima persona ti pone di fronte ad altre responsabilità, alle scelte. Gestire un gruppo e uno spogliatoio è una cosa molto bella, ti ripaga di tanti sacrifici”.
“De Rossi e Dzeko esempi. La rimonta sul Barcellona da brividi”
Tanti i top player allenati “in condivisione”. Al vertice ci sono “Berardi, è sempre stato un giocatore che ha avuto qualcosina in più degli altri, poi a Roma c’erano tanti campioni ma penso a Daniele De Rossi e Edin Dzeko quest’ultimo un giocatore di una intelligenza fuori dal comune”. Nell’album dei ricordi fa capolino una data: 10 aprile 2018. “Di solito non sono legato al calendario – sorride Tomei – ma quella è la data del mio compleanno e con la Roma abbiamo rimontato per 3-0 il Barcellona all’Olimpico, è stata un’emozione che ti porti dentro. Quello è stato un giorno particolare, l’apice di un percorso particolare e bello. Sono quelle cose che il calcio riesce a darti e regalarti”. Il segreto? “Viverle in quel momento, devi prendere coscienza di ciò che è successo e avere la felicità.
“In tanti mi chiedono del boato dello stadio al gol di Manolas: le dico la verità, eravamo talmente in trance che nemmeno l’ho sentito”. Emozioni condivise anche con i colleghi. “A giugno quando l’Inter è andata in finale, ho detto a Rocchini, collaboratore tecnico di Inzaghi, di godersi ogni istante dal riscaldamento. La notte dopo Roma-Barcellona 3-0 ho dormito due ore scarse, ho rivisto la partita. Anche adesso nel mio piccolo dopo le partite si fa fatica a dormire, scarichi tanta adrenalina. Questo è un lavoro dove non si stacca mai, pensi sempre alle scelte che avresti potuto fare”.
“Penso al calcio 24 ore al giorno”
Staccare la spina. Concetto che appartiene poco al Tomei pensiero. “Al calcio dedico tutta la giornata, per me è una passione e vivo la Serie C come se fosse la Champions League. Guardo molte partite, studio ogni sera con il mio staff gli allenamenti da fare. Forse chiamare il nostro ‘lavoro’ è un pochino un eufemismo, il tempo passa bene e velocemente”. Una piccola parentesi per il tempo libero però c’è. “Al sabato quando giochiamo in casa non facciamo ritiro. Ne ho approfittato e mi sono fatto una camminata di tre ore in città, mi ha rilassato tanto”. Pensieri e parole di un allenatore che bada poco ai numeri.
Vero, ma leggendo lo schieramento di base del Monopoli un pizzico di curiosità emerge: 3-2-4-1. “A me piace giocare il pallone, dominare la manovra ma non dobbiamo essere dogmatici su questo. Noi di base partiamo con un 4-3-2-1 poi in fase di possesso diventa un 3-2-4-1. Cerchiamo di essere abbastanza fluidi soprattutto quando abbiamo la palla, cerchiamo di creare dei vertici in base all’avversario. Non siamo ancora puliti in questo ma lo diventeremo. La cosa che mi fa più piacere è che i ragazzi si divertono”.
La scaramanzia e Ancelotti
Realismo resta la parola chiave quando si entra nello spogliatoi del Monopoli. “Questo è un campionato molto duro, ci sono squadre di livello anche superiore come l’Avellino, il Benevento che sfidiamo domenica e il Crotone che hanno un impianto importante. Siamo a tre punti dai playoff? Anche a tre sui playout però io sono predisposto a guardare in su. Come tutte le persone che fanno sport, voglio sognare a occhi aperti: si chiama ambizione. Noi partendo dai ragazzini siamo quasi arrivati in fondo alla competizione per club più importante al mondo. Bisogna sempre fissarsi degli obiettivi che sono da stimolo”. Senza scaramanzia, anche se…”qui mi ci stanno facendo diventare: ho un giocatore che mi ripete sempre che la scaramanzia non esiste ma non praticarla porta male’. Sembra lo abbia detto Carlo Ancelotti. Allora quasi quasi ci credo”.