La palla viene recuperata. Testa alta per lanciare e subito uno sguardo verso la porta. Davanti a Tommaso Berti ci sono due difensori dell’Inter che lo aspettano. A lui però non importa. Un tocco, poi due. Lo spazio si apre, lui con personalità ci entra con il pallone incollato al piede. Una volta in area di rigore lascia partire il tiro. Gol che vale il raddoppio per la Fiorentina e Supercoppa Italiana che si colora di viola. Stiamo raccontando di quella volta che il giovane centrocampista regalo la coppa ad Aquilani (ai tempi suo allenatore, ora al Pisa in Serie B). Nato nel 2004, Berti ha formato la sua personalità sui campi della Serie C dopo esser cresciuto all’ombra del Dino Manuzzi. Made in Cesena. Adesso il club bianconero vuole blindare il suo calciatore rinnovandolgi il contratto di altri tre anni. Nei prossimi giorni dovrebbe l’accordo dovrebbe essere raggiunto definitivamente.
Nonno Vittorio e l’abbonamento per vedere il Cesena. Perché Tommaso Berti ed i bianconeri sono sempre stati legati. Lui era piccolo, aveva cinque anni, ma il settore N in gradinata in compagnia del papà e del nonno era una sicurezza. L’atmosfera dello stadio, il boato ad una rete e i giocatori del Cesena. Da lì il campo era così vicino che sembrava di essere uno di loro. Ma Berti uno di loro lo diventò qualche anno dopo. Il nonno continuava a portarlo sul settore N, lui quando non era a scuola o al Manuzzi iniziava a giocare con la maglia del Cesena. Così, cominciò il suo percorso bianconero sul campo. Dalla sciarpa alla maglietta. Berti era ancora un bambino, ma non sapeva che sarebbe rimasto all’ombra del settore N per dieci lunghi anni.
“Vivo coi sogni appesi“. Il ritornello di Ultimo ha composto la colonna sonora del percorso di Tommaso Berti con le chiavi del centrocampo in tasca. Quattro parole che nel 2021 il ragazzo scrisse come didascalia in uno dei tanti post di Instagram che lo ritraggono con la maglia bianconera. Tommaso Berti è sempre stato un tifoso del Cesena. Ma con gli anni ha capito che con la palla al piede sarebbe potuto diventare davvero uno di quei giocatori che da piccolo andava a tifare al fianco del nonno e del papà. I piedi per terra. I sogni appesi. Passo dopo passo. Dalle giovanili alla prima squadra, arrivando anche a segnare la prima rete con la maglia bianconera. L’avversario era l’Aquila Montevarchi. La corsa verso la porta, la palla in rete ed il boato dello stadio. Il suo stadio. La sua gente. Era diventato uno di loro. Sogni appesi che si trasformano in realtà.
Con il suo Cesena Tommaso Berti collezionerà più di venti presenze in Serie C (sono già 6 in questa nuova stagione). La sua qualità ha attirato le attenzioni dei club più importanti, dal Milan al Sassuolo, passando dal Torino alla Fiorentina. Dopo dieci anni, il ragazzo lasciò il Dino Manuzzi. Il nuovo capitolo per lui si tinse di viola. Aquilani lo accolse nello spogliatoio della Fiorentina. Un passo alla volta, con i piedi per terra. E nella finale di Supercoppa Italiana giocata nello stadio del Monza contro l’Inter, il suo secondo gol è stato decisivo per la vittoria dei toscani. Scivolata dopo la rete, poi la coppa in mano. E quel solito ritornello che lo ha accompagnato, in fondo, da quando in gradinata sventolava al fianco del nonno la sciarpa del Cesena. Vivere coi sogni appesi. Vivere alla Tommaso Berti che, tornato al Cesena, non vuole più andarsene via.
A cura di Jacopo Morelli
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