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Tovalieri: “Per i playoff vedo avanti Padova, Reggiana e Catanzaro. Il nuovo “Cobra” è Moro”

Domenica al via i playoff di Serie C dopo una regolar season di emozioni e gol. E chi di reti ne capisce è sicuramente “Il Cobra” Sandro Tovalieri: 144 gol in quasi 500 presenze tra Serie A, Serie B e Coppa Italia. L’ex attaccante di Roma, Bari e Sampdoria tra le altre è intervenuto ai microfoni della Lega Pro parlando proprio dell’atto conclusivo della stagione. Il campionato è già di per sé molto duro, prevale la fisicità in serie C. Poi ci sono società che magari hanno raggiunto il traguardo dei play off e che lo vedono come un obiettivo insperato, hanno un pubblico tranquillo che non chiede nulla: queste sono le squadre che possono giocare con più scioltezza. E’ naturale che chi è favorito, abbia sempre più pressione addosso. Basta sbagliare una partita e ti ritrovi fuori: alla fine vince una sola e per le altre la delusione è enorme. Un po’ come i calci di rigore: chi ha più fortuna vince”.

Tovalieri: “Era ora che arrivasse la promozione del Bari”

Ha regalato momenti di gioia sparsi in tutta Italia: Roma, Pescara, Arezzo, Ancona, Bari, Atalanta, Reggiana, Cagliari, Sampdoria, Perugia e Ternana, le squadre dove è passato a volte poco, a volte restando molto, ma lasciando quasi sempre il segno. Un po’ come il suo soprannome, ‘Cobra’. Più per il piede velenoso o per il veleno rabbioso con cui giocava? Spiega: “Nacque a Bari da alcuni compagni. Perché pizzicavo, segnavo e me ne andavo: come il cobra che punge e se ne va”. Ora è responsabile della scuola calcio del Falaschelavinio (Eccellenza) con circa 250 bambini. Il ‘suo’ Bari, a cui sono legati tanti ricordi bellissimi e un rapporto speciale con la gente, ha già conquistato il passaggio in serie B. E da lì inizia il racconto del cuore.

“Era ora che arrivasse questa promozione…. Io ho seguito la festa in diretta da Latina. E’ stato bello anche poterlo fare con tanti tifosi che con me sono sempre affettuosi. Non sono potuto andare ma ho mandato un messaggio alla società, ho parlato con alcuni giocatori. La cosa più importante, comunque, è che il Bari abbia centrato l’obiettivo che si era prefissato 3 anni fa, anche se non era poi così scontato. Ci sono club che dopo il fallimento hanno bisogno di tempo per ricostruirsi. Ma i dirigenti sono stati bravi ad allestire una squadra sempre competitiva e il pubblico l’ha seguita. Già due anni fa il Bari era arrivato in finale contro la Reggiana ma l’aveva perduta”.

Catania e “Il Cobra” Luca Moro

Lo stress dell’attaccante va alle stelle. Si prova una sorta di angoscia?

“La gente si aspetta i gol dal bomber o dal trequartista, vieni preso per questo. Se non segni in questo tipo di partite, sei per forza nell’occhio del ciclone. Più che di angoscia, parlerei di responsabilità del gol e del momento. C’è anche da considerare che in C ci sono anche calciatori che hanno giocato in A e in B, come Antenucci. E da loro vuoi sempre qualcosa in più”.

A proposito di bomber: di quelli che ci sono in Lega Pro, chi è più ‘Cobra’?

“Uno è sicuramente Luca Moro. Mi è dispiaciuto per il Catania e per lui che ha segnato tanto. Ha fatto delle cose straordinarie. E Antenucci in area di rigore è uomo di esperienza e qualità tecnica superiore. Uno come lui, se un difensore fa l’errore, non ti perdona. Si segna molto anche così, sono i gesti che possono fare la differenza”.

Le favorite dei playoff secondo Tovalieri

Le sue favorite dei play off quali sono?

“Quelle arrivate seconde sicuramente hanno un qualcosa in più, se non altro per essersi classificate così a ridosso delle promosse: quindi Padova, Reggiana e Catanzaro, cioè città importanti, stadi caldi, tradizione e tasso tecnico elevato. E’ difficile giocarci contro, anche se poi le partite sono imprevedibili”.

Lei ha centrato tre promozioni in serie A con Ancona, Bari e Perugia. Qualche ricordo?

“Sono momenti straordinari sempre, in qualunque club. Vedere la gioia di una città come Ancona, per esempio, che era alla sua prima volta, resta indimenticabile. Ti rendi conto che hai fatto qualcosa di favoloso e tu fai parte di questo sogno. Mi ricordo anche tanti riti scaramantici. Prima di una partita con il Perugia, io e Rapajc avevamo fumato una sigaretta. Segnammo entrambi. Da quel momento era d’obbligo fumare sempre una sigaretta prima della gara: e visto che portava bene, nessuno ci diceva niente”.

Nel suo libro ‘Cobra, vita di un centravanti di strada’ (ed. Ultra) scrive: “Mi fossi chiamato Tovalierich avrei militato in squadre più importanti. Ho segnato gol a volte bellissimi. Se lo stesso gol lo avesse realizzato uno straniero, i titoli sarebbero stati stratosferici. Non parlo dei campioni, naturalmente, ma di calciatori normali”.

Tovalieri: “Squadre B possibilità per i giovani”

Un sistema calcistico che è cambiato molto da quando Tovalieri calcava i campi italiani. “Quando giocavo io, gli stranieri erano al massimo 3 e i ragazzini avevano più possibilità di emergere. A 20 anni avevo come compagni di squadra Pruzzo e Bruno Conti. Nel 1983 ho vinto un Torneo di Viareggio con la Roma e Liedholm mi portò in panchina nell’anno dello scudetto quando avevo 16 anni. Oggi, a parte i campioni che danno visibilità al campionato, vedo tanti stranieri che non hanno davvero nulla in più di ciò che può dare un italiano. Se per due volte di seguito non andiamo ai Mondiali, una ragione c’è. Bisogna lavorare anche su questo”.

VINOVO, ITALY – JANUARY 25: Enzo Barrenechea and Matias Soule during a Juventus U23 Training Session at Juventus Center Vinovo on January 25, 2022 in Vinovo, Italy. (Photo by Filippo Alfero – Juventus FC/Juventus FC via Getty Images)

E’ un problema sempre attuale. La Lega Pro cerca di proporsi come vetrina e palestra per i giovani. Le seconde squadre per lei sono una possibilità?

“La Juventus U23 dà questa possibilità e io penso che sia una chance in più. Se tutti i club avessero una squadra B, i ragazzi avrebbero più possibilità di mettersi in mostra e magari di essere convocati dalla prima squadra. Oggi si guarda troppo il fisico e meno la bravura: la prima cosa che si chiede è quanto è alto il ragazzino. Come se la tecnica non fosse importante”.

Redazione

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