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Pasquato: “Con Conte la mia carriera sarebbe cambiata, sbagliai ad andare via dalla Juve”

Pasquato Trento

Viviamo in un mondo di ombre e la fantasia è un bene raro – un messaggio che può riguardare la vita, ma anche un campo da calcio, dove spesso a Trento viene illuminato dalle giocate di Pasquato. Talento innato, con una grande storia alle spalle. Tanta umiltà e voglia di fare bene, rispettando la nuova maglia, scelta già dalla scorsa stagione: “L’idea Trento è nata l’anno scorso quando ancora il club era in Serie D. Avevo conosciuto tutti, volevano già costruire un progetto, ma la mia voglia era rimanere nel professionismo e sono andato a Gubbio. Queste estate, dopo la promozione della squadra, ci siamo risentiti con i dirigenti ed il presidente ed è andato tutto in porto come speravamo. Un po’ in ritardo ma ci siamo riusciti”.

Il lavoro di coppia con Barbuti sta migliorando di partita in partita: “In campo ci troviamo bene, dobbiamo migliorare ancora di più l’intesa, ma oltre lui la squadra sta piano piano crescendo e sta facendo vedere i valori dell’intero gruppo”. Cosa serve per renderlo felice? L’attaccante è chiaro: “A fine anno sarò felice se raggiungerò l’obiettivo del club e se farò 50 gol (scherza ndr), ma non si può prevedere il futuro”.

“Con Conte sarebbe cambiata la mia carriera, non dovevo andare via”

Pasquato ricorda ancora oggi con immenso piacere la sua esperienza alla Juventus: “Quando sei ragazzo e hai la possibilità di allenarti con i campioni, che fino al giorno prima guardavi alla tv, hai la sensazione di essere in un sogno e non ti rendi conto nemmeno di dove ti trovi. Ho sempre vissuto tutto come un privilegio e qualcosa di magico. Quella maglia mi ha sempre trasmesso sensazioni fantastiche che porto ancora nel cuore“. Il suo punto di riferimento? Sicuramente Del Piero. L’11 maggio del 2008 esordì in Serie A proprio al posto del capitano: “Sono cresciuto ammirandolo, però rubare dei segreti a quei livelli è difficile, sono dei campioni unici. Puoi guardarli quanto vuoi, ma poi cercare di imitarli diventa impossibile. Ho avuto un grande esempio dentro e fuori dal campo. Parliamo di una leggenda che non si vedrà più”.

L’attaccante però ricorda con rammarico il suo trasferimento al Lecce nell’estate del 2011, stagione del primo scudetto della lunga serie bianconera: “Ho avuto la possibilità di rimanere nella Juve di Conte e nel ritiro ho anche giocato nelle amichevoli visti i tanti infortuni. All’età di 20 anni sono stato chiamato ad una scelta e ho preferito andare a Lecce per giocare. Se potessi tornare indietro non lo rifarei, perché forse la mia carriera sarebbe potuta essere diversa. Ma non tanto per diventare il titolare della Juve, ma per la crescita a fianco dei campioni”.

L’esperienza all’estero

Pasquato ha giocato anche al di fuori dell’Italia e nella stagione 2017/2018 ha vinto il campionato e la coppa nazionale con il Legia Varsavia. “Il calcio all’estero è vissuto come in Italia. Ho avuto la fortuna di giocare per una società gloriosa e seguita. Lo stadio sempre pieno, i tifosi grandiosi e le coreografie bellissime, auguro a tutti di poter vivere queste sensazioni. Il calcio forse è un po’ troppo fisico, ma il contorno è stato qualcosa di unico”.

Ritornando invece a parlare di calcio a 360° ha le idee molto chiare sul dibattito legato al cambiamento di questo sport: “È diventato tutto molto più veloce, ci sono allenamenti completamenti diversi rispetto ad anni fa. Come la vita, c’è sempre una continua evoluzione. Anche il calcio cresce così come i bambini, è cambiato ogni decade. Pensiamo anche a tutte le tecnologie che sono state introdotte, prima non esisteva nulla di tutto ciò ed è giusto che sia così”.

A cura di Antonio Salomone