Il Parma nel cuore, l’Inter e l’inesorabile tenacia: il “vento” di Adorante soffia su Trieste
“Never give up”. Non una frase fatta, non un semplice motto. Per Andrea Adorante, attaccante della Triestina è uno stile di vita. Il “trampolino” dal quale ricominciare dopo un periodo difficile della propria carriera. Una “filosofia” chiara, precisa e proiettata verso il futuro. Fin dalla fase finale della scorsa stagione. Quando inizia a diffonderlo, a piccoli step, negli animi e nella mente dei compagni. L’arma vincente per agguantare quell’ambita salvezza quando ormai tutto sembra perduto. All’ultimo. Fino alla fine. “Solo così si potrà essere orgogliosi di noi stessi”. Non mollare mai. Certifica Andrea Adorante. La Triestina prende atto.
Adorante: una folata di speranza su Trieste nei minuti finali
I sogni, le ambizioni, i desideri e le speranze che connotano un giovane calciatore devono spesso fare i conti con i loro antagonisti. Angosce, infortuni, stanchezza ed “ossessioni”. La maturità, la consapevolezza delle proprie risorse e la determinazione sono gli strumenti per trasformare le difficoltà in stimoli. Per crescere e ripartire. La storia di Andrea Adorante, attaccante classe 2000 in forza alla Triestina è tutto questo. Riassunta in poche parole: “Never give up”. Non mollare mai. L’arte della resilienza. Del trovare appigli dove e quando tutto sembra perso. Accade oggi come ieri. Si gioca Triestina-Pergolettese. Campionato di Lega Pro 2022/2023. Chi perde retrocede in Serie D. Un match che rispecchia la stagione dei giuliani. Vissuta sul filo di un rasoio. L’attesa. Lenta e inesorabile. La rassegnazione che prende il sopravvento. Una tempesta implacabile.
La violenza e il freddo della Bora di Trieste saranno sferzati da un vento di speranza: il “Never give up” di Adorante. Suo il gol che regala alla Triestina i tre punti che valgono la possibilità di giocare i playout. Determinante, cinico e puntuale. Per ripetersi nell’ottava giornata della nuova stagione contro il Lumezzane. Una mentalità solida e concreta fortificata negli anni. Anche nelle esperienze negative. Dove riesce a trovare la linfa vitale per la sua crescita umana e professionale. Concretezza, determinazione e una implacabile forza d’animo. Riassunte nel suo “Never give up”, che oggi, lambisce le tribune del “Nereo Rocco”. Pacato e rassicurante.
La famiglia, il Parma e quel premio che fa iniziare un sogno
Simbiosi. Adorante e il pallone. Un legame che nasce in tenera età nell’oratorio della chiesa del suo quartiere di Parma. Merito del padre e del nonno. Nel luogo più “banale”, ma intrinseco di dolci ricordi, nasce una nuova storia di vita: Andrea e il calcio. Un amore viscerale. Ossessivo, pulsante, ma sano. A 5 anni entra nella sua prima squadra. Le partite spettano ai bimbi più grandi. Troppo giovane, ma con un dono inusuale. A 9 anni bussa alla porta di casa il Parma. Per la gioia di tutta la famiglia. Con gli occhi sinceri dell’incoscienza di un bambino sognatore parte per il suo viaggio. Prima destinazione l’Inter Club Parma. In seguito: giovanili. Il culmine nel 2015 quando trascina i Giovanissimi alla finale scudetto.
L’avversario è l’Inter che vincerà il torneo. Uno scherzo del destino? Il carisma, la disponibilità a mettersi al servizio dei compagni e il fiuto per la rete lo rendono un profilo interessante. Quella Inter lo priva del suo primo trofeo di squadra. Non del primo riconoscimento personale. A seguito del torneo, a riprova del suo impegno e del suo valore la società emiliana gli consegna il “Dante Boni”. Un trofeo per i giovani calciatori che si contraddistinguono maggiormente ogni stagione. Come accade a Josè Mauri ed Hernan Crespo prima di lui. E i nerazzurri lo portano a Milano. Il talento descritto nel “Never give up” che spinge il suo viaggio.
L’Inter e una “ossessione” mai nascosta
127 km di autostrada separano Parma da Milano. Percorrerà quel tratto due volte. In andata e ritorno. Il primo viaggio, accompagnato dal padre, è quello dei sogni, delle ambizioni, delle paure e delle domande. Alle quali solo lui darà risposte. Sul perché abbia scelto i neroazzurri non ha dubbi. In famiglia tifano solo Inter. È la destinazione migliore in assoluto. Competitiva, solida e con un settore giovanile tra i primi in Italia. Incentivi importanti e determinanti. Tecnica, personalità, professionalità e rapporti umani gli aspetti sui quali si sofferma. Con il chiodo fisso del gol. Un flusso continuo di reti: 13 in 26 presenze che conducono l’Inter alla vittoria del campionato Under17. Con lui l’amico Niccolò Corrado, oggi terzino della Ternana. “Con lui ho legato tanto. Ho tutt’ora un bellissimo rapporto.” Calcio ed emozioni. Nel 2017 debutta nella Primavera di Vecchi.
La concorrenza di Karamoh, Pinamonti e Salcedo è la spinta ulteriore. “Quando sono in campo la testa è solo lì. Penso solo a fare gol”. Obiettivi e priorità. Riconoscere quale sia la propria vocazione. Il ruolo che il destino disegna per te. “Ossessione” – come la definisce lui stesso – che diventano passione di un classico attaccante d’area di rigore. Abile negli inserimenti, cinico sotto porta, freddo e affamato. Le istantanee dei gol di Lewandoski il manometro per misurare la velocità del suo progredire. Il feeling con il gol non mente. Una costituzione fisica tale da tenere alta la squadra attirando a sé le difese avversarie. Abile nell’uno contro uno e dotato di buone capacità balistiche. C’è poi il gioco aereo. Il suo segreto? Studia Van Basten. Numeri e trofei: 28 presenze, 13 gol, vittoria del Torneo di Viareggio e Scudetto Primavera. Perché in fondo basta credere in sé stessi.
L’attesa del pescatore per esordire in Serie A
Il riconoscimento più prestigioso arriva da Luciano Spalletti. L’allenatore della Nazionale lo aggrega alla prima squadra. Dagli allenamenti alla convocazione. Responsabilità. Sostituire Mauro Icardi nella partita di Europa League contro il Rapid Vienna. “Never give up”. Vuol dire anche saper rallentare. Non avere fretta. Una carriera si costruisce passo dopo passo. Aspettare. È la vita stessa ad imporlo. Spesso è doloroso e frustrante, come una lesione del crociato, ma è lì che quel “Never give up” diventa un mantra. Padroneggiare l’arte dell’attesa. Come? Pescando. Lungo i canali della campagna emiliana con gli zii. Il ritorno in campo sarà gratificante come un rientro a casa dopo una battuta prolifica. Il bottino? Il ritorno tra le fila del suo Parma. Il suo viaggio verso il calcio dei grandi riparte dall’inizio. Roberto D’Aversa, allenatore della prima squadra Ducale lo fa esordire in Coppa Italia. Gli occhi di mamma e papà l’effige da esibire sul cuore. “Sono sempre lì, ogni partita. Mi sono sempre stati accanto”- afferma il giocatore. La forza di un sogno. L’apice è l’esordio in Serie A. “Never give up” soffia sempre più forte.
“Never Give Up”: la Triestina di Adorante
La sua tenacia lo trascina lungo la Penisola. Nel suo futuro c’è la Virtus Francavilla in Serie C. Saluta i colori che lo cullano e parte per la nuova tappa del viaggio. 2021: la realizzazione. Il Messina punta su di lui. Con i siciliani registra 33 presenze e 9 reti. Come lo Scirocco sulle sabbie dorate della Sicilia anche la brezza di Andrea scalda i cuori dello stadio Franco Scoglio. Un exploit deciso e potente come il Maestrale che alza le onde del mare. E poi gli allenatori. I “totem” del ragazzo. Sullo, capace di trovare sempre le parole più appropriate. Capuano, l’artefice della crescita “a 360°” che inculca nel giocatore l’arma della fiducia in sé stesso. Raciti: capace di insegnare il concetto di squadra e renderlo legge. Ma è sempre quel “Never give up” a prevalere. “L’unico rammarico è non aver segnato di più”. “Ossessione”. La forza inesauribile di Adorante: il vento calmo e delicato che lambisce il “Nereo Rocco”. Fino alla fine.