Inizia una nuova vita per Gennaro Troianiello. A 39 anni, l’ex ala destra ha deciso di ritirarsi dal calcio giocato per entrare a far parte dello staff di Fabio Pecchia, neo-allenatore del Parma. Con Ferdinando Coppola, ex portiere di Napoli e Milan, Troianiello ricoprirà il ruolo di collaboratore tecnico. Lo spogliatoio dei ducali è pronto a essere animato dalla sua carica incontenibile. Ci sarà da lavorare, certo, ma i veri gruppi nascono e si cementano anche quando a farne parte c’è gente col carisma e l’esuberanza di Troianiello.
L’ultima esperienza di Troianiello da giocatore si è consumata in con la maglia del Gladiator. Ha chiuso da dove era partito, Troianiello: dal basso. Nella stagione 1998/1999 totalizzò 3 presenze e 1 gol in Serie D con il Ruggiero di Lauria, società lucana. Aveva soli 16 anni. Poi il salto negli allievi del Verona e l’inizio di una carriera in giro per l’Italia in un costante crescendo: Calngianus, Ischia e Nuorese tra Eccellenza e Serie C2 per far capire, subito, di essere di un’altra categoria. Con i sardi in C2 segna il suo primo gol alla prima giornata di campionato contro il Varese guidato da Devis Mangia.
Con il Frosinone approda in Serie B: prima il prestito alla Ternana di soli 6 mesi, poi la stagione al Foggia, sempre in Serie C. Tornò più forte di prima tra le fila dei gialloblù. Ironia della sorte, contro il Frosinone festeggiò il suo primo gol con il Siena dopo essere stato ceduto ai bianconeri nella stagione 2009/2010. Una stagione indimenticabile. La prima conclusa con una delle 5 promozioni in Serie A in bacheca: due volte vincendo il torneo Cadetto, prima con il Sassuolo di Eusebio Di Francesco e poi con il Palermo 2013/2014 di Giuseppe Iachini; altre 2 pur senza chiudere al primo posto: con il Bologna e l’Hellas Verona.
Anni magici intervallati anche dalle avventure ancora con la Ternana e la Salernitana prima di iniziare il suo percorso finale della sua lunga cavalcata tra terza serie e dilettanti: Sambenedettese, Alma Juventus Fano, Nola, Gladiator ed infine il Nereto. Tradotto in numeri? 322 presenze, 40 gol, 18 assist; 19.131 minuti giocati. Un unico rimpianto: non aver mai esordito in Serie A. E questo è stato il Troianiello in campo. Ma è fuori, tra spogliatoi e pullman, che ha dato inizio a una sorta di culto calcistico: quello della sana ignoranza. Quella ignoranza intesa in un’accezione positiva, tanto da diventare consolidata nel gergo calcistico e descritta spesso come un autentico pregio.
Video virali, canottiere strappate come se fosse Hulk, come fu ribattezzato a Palermo, balli sfrenati e canti a perdifiato. Alzi la mano chi, da amante del calcio, non ha mai visto e riso guardando Gennaro Troianiello vestire i panni del trascinatore dei propri compagni. A proposito: tra i suoi fan più accaniti, a tal proposito, c’è un certo Paulo Dybala. Troianiello one man show, osannato come un idolo con tanto di cori personalizzati: “Ma quanto è bello Gennaro Troianiello”. Da Verona a Palermo, un tormentone senza confini geografici.
Perché Troianiello sa che giocare a calcio ad alti livelli è un privilegio per pochi. Serve il talento, la classe, la personalità, ma che senso ha viverlo con più serietà del necessario, facendo prevalere la pressione alla passione? Un leone sul rettangolo verde, un riferimento appena fuori dallo stesso. Troianiello è stato questo e molto altro. A Nuoro era Speedy Gonzales, a Foggia broom, broom Troianiello perché sgasava come la sua Vespa sulla fascia.
Soprannomi ricordati nel corso di un’intervista in esclusiva a gianlucadimarzio.com nel dicembre 2018, in cui Troianiello spiegò “Ridere e scherzare ci sta, ma quando si è sul terreno di gioco serve lavorare duramente. Il calcio era la mia unica speranza. La scuola purtroppo non mi piaceva e passavo il tempo giocando col Super Santos per le viuzze dei Quartieri Spagnoli. Questo sport mi ha salvato”.
Felicità contagiosa, ma tutt’altro che immotivata. Dietro al Troinaniello giocatore, ora collaboratore tecnico, c’è e ci sarà sempre un uomo vero. Adesso è tempo di indossare la tuta per osservare da bordocampo. Magari capiterà di dover indossare pure giacca e cravatta, ma senza mai smettere di essere Troianiello.
A cura di Marco Festa
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