“L’imperatore King Kong”: Valerio Crespi, forza, sacrificio e sogni playoff con la Feralpisalò

Valerio Crespi con la maglia della Feralpisalò, credits: Feralpisalò / www.lacasadic.com
Il giovane attaccante della Feralpisalò si è raccontato ai microfoni de LaCasadiC.com tra rovesciate, amicizie e una promessa… in riva al lago
Valerio Crespi è arrivato sulle sponde del Lago di Garda a gennaio, portando con sé la fame di chi ha già respirato il calcio dei grandi. Classe 2004, di proprietà della Lazio, ha vissuto la Serie B con Cosenza e Sudtirol, ma è con la maglia della Feralpisalò che sta mostrando tutto il suo potenziale, affermandosi come uno degli attaccanti più in forma del girone A di Serie C. A Salò, Valerio Crespi ha trovato più di una semplice tappa della sua carriera: un luogo che lo ha accolto come casa, tra paesaggi che rigenerano e una squadra che lo ha fatto sentire subito parte di una famiglia: “Mi sono ambientato benissimo a Salò, i compagni di squadra mi hanno aiutato ad ambientarmi nella città. Vivo in centro, vicino al lago: basta uscire di casa e lo vedo. Spesso faccio colazione o pranzo in riva, ti dà vita. Anche i salodiani sono persone fantastiche: mi hanno aiutato molto, e ora le conoscenze stanno diventando amicizie sincere“.
Dal ritiro con la prima squadra della Lazio al centro di Salò, passando per le sfide a Cosenza, la parabola di Crespi è segnata da sacrifici, maturazione e una crescente consapevolezza del suo ruolo in campo: “Nel primo anno di primavera alla Lazio giocavo sotto età. Dopo il ritiro pre-campionato ho fatto anche qualche allenamento con la prima squadra e lì ho capito che il mio sogno sarebbe potuto diventare un lavoro. Mi è scattato qualcosa nella testa, sono diventato più maturo: il nostro è un lavoro d’oro, te lo devi tenere stretto, devi essere molto focalizzato sul calcio.
Quando ho cominciato a giocare per la Lazio vivevo molto lontano da Formello, quindi mi sono trasferito in convitto e lì ho perso alcune amicizie, incluso molti momenti con i familiari. E’ un sacrificio che facciamo noi calciatori, prima o poi recupereremo il tempo perso. Quando ti trasferisci lontano e vivi da solo, c’è molta solitudine. Ci sono anche altri ragazzi che vivono la tua stessa situazione e ci stringi amicizia, queste cose ti rincuorano”.
Dopo Roma, Cosenza e Bolzano, ora Valerio a Salò si sente davvero parte di qualcosa di importante: “Alla Feralpisalò siamo una famiglia, ci parliamo come se fossimo fratelli. L’accoglienza che ho vissuto qui è simile a quella del sud, che io ho vissuto a Cosenza. Le persone sono piene di vita, hanno riso e scherzato con me fin dal primo giorno”.
Vivere lontano
Con la famiglia che lo viene a trovare, gli amici che lo raggiungono a chilometri di distanza, e il legame quotidiano con chi ama, Crespi non si sente mai davvero solo: “La mia famiglia è già venuta a trovarmi qui a Salò, i miei amici salgono spesso: li ospito a casa mia. Si fanno tanti chilometri per venire a vedermi e mi rendono felice. Mamma e papà li chiamo ogni giorno. Sento molto spesso anche mio fratello, mia sorella e mia nonna. La mia passione principale è dedicare tempo al mio gruppo di amici: ci esco ogni volta che posso e giochiamo insieme alla Playstation. E’ un modo che ho per sentirli vicino a me.
Nonostante io ora sia un calciatore professionista e giochi lontano, i miei amici mi vedono sempre allo stesso modo e io non sono cambiato. Ogni tanto mi prendono in giro quando sbaglio i gol, ma hanno molta stima verso di me. D’altro canto, chi non mi conosce tende a giudicarmi per quello che rappresento come calciatore, prima ancora di scoprire chi sono davvero come persona. Pensano che io ‘me la tiri’, quando invece non è così: l’importante è che io e le persone a me care sappiano chi io sia“.

Playoff, non ti temo
Il campo resta la sua ragione di vita, e anche qui Crespi ha fatto un grande salto: “Alla Feralpisalò mi trovo molto bene, sono riuscito ad adattarmi al sistema di gioco di mister Diana. Nel calcio moderno l’attaccante deve far giocar la squadra, deve farla salire, non basta più solo fare gol. Abbiamo fatto un gran percorso, essere la migliore terza di tutti i gironi di Serie C è una bella soddisfazione. Battere sia Vicenza che Padova ci ha dato consapevolezza nei nostri mezzi: abbiamo affrontato quelle due partite come se fossero due finali playoff e ci hanno dato tanta fiducia“.
E ora ci sono i playoff: un obiettivo che la Feralpisalò vuole giocarsi fino in fondo: “In queste partite così importanti, le piazze del sud possono avere una spinta in più dai propri tifosi, che sono sempre molto calorosi. Noi però non temiamo nessuno e puntiamo ad arrivare fino in fondo. Dovrebbero essere loro a temere noi: siamo una squadra forte, compatta e che sa giocare bene a calcio. Il difensore che mi ha messo più in difficoltà? Sørensen in allenamento, fatico tantissimo contro di lui. Con la sua esperienza e la sua tecnica, potrebbe essere l’arma in più per questi playoff“.
Rovesciate
Con la forza fisica come marchio di fabbrica e un tiro potente, Crespi sta affinando anche il resto del repertorio: “Il mio punto forte, oltre al fisico, è il tiro. Devo imparare a giocare di più con la squadra, con mister Diana abbiamo lavorato tanto sotto questo aspetto e sono migliorato. Ora riesco a far uscire la squadra, non mi isolo più. Spero che il mister sia soddisfatto del mio miglioramento“.
Il gol, comunque, resta una forma d’arte. E il suo preferito ha una storia speciale: “Il mio gol preferito? Quello in rovesciata contro la Triestina, al Nereo Rocco. Una piccola rivincita personale, dopo che una rete simile contro il Lecco era stata annullata per un presunto fallo di mano. In quel momento non avevo nemmeno capito cosa avesse fischiato l’arbitro. Quando me lo ha spiegato, gli ho fatto notare che si sbagliava, ma lui era convinto della sua decisione. E senza VAR, non si può tornare indietro: è andata così. Magari, a casa, riguardando le immagini, si sarà fatto una risata. Io di sicuro l’ho fatta dopo averne segnato uno ancora più bello contro la Triestina“.

Chiamatemi “L’imperatore King Kong”
Fuori dal campo, Valerio ha una passione per i tatuaggi, che raccontano tanto della sua personalità: “Mi piacciono molto i tatuaggi, ne ho diversi e ognuno racconta qualcosa di me. Quando ho deciso di tatuarmi la schiena, con il mio amico tatuatore avevamo pensato a un leone, ma ci sembrava troppo banale. Alla fine ha disegnato un gorilla, con un’espressione feroce, e mi ci sono rivisto subito: è aggressivo, potente, proprio come il mio carattere in campo. Alla Feralpisalò mi hanno soprannominato ‘King Kong‘, e la cosa mi fa sorridere perché sento che mi rappresenta davvero. A Cosenza, invece, mi chiamavano ‘L’Imperatore‘ – non ho mai capito bene perché, ma il nome è partito dallo spogliatoio e poi ha preso piede in tutta la città. Quando segnai al Brescia, anche lo speaker urlò: ‘Ha segnato l’Imperatore!’. Adesso potete pure chiamarmi ‘L’Imperatore King Kong’“ (ride, ndr).
C’è un ultimo dettaglio che racchiude tutta la sua fame, la sua determinazione e quel pizzico di follia che serve per sognare in grande: “Se vinciamo i playoff, prometto di buttarmi nel lago con i vestiti“. Se succederà davvero, ci sarà solo da scegliere il miglior punto d’osservazione per raccontarlo.