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Vasic: “Sono un tifoso prima che un giocatore. La Serie B con il Padova? Non voglio pormi limiti”

Per capire che tipo di persona, e quindi calciatore, sia Aljosa Vasic è bene partire da un gesto che gli abbiamo visto fare spesso (dopo ogni gol) durante questa stagione. La mano che si avvicina all’orecchio come a simulare la risposta ad una telefonata: “Il mio soprannome è Alo, e Alo nella mia lingua lo si dice quando si risponde al telefono. Quando fai bene è facile che ti dicano bravo, io ho visto amici che ci credevano zero e persone che ci credevano tanto. So da dove sono partito, ovvero da un parchetto. Ora dico “pronto” perché è facile chiamarmi. Io sono fatto così: nessuno mi ha regalato niente e… Aspetto lo squillo. È un po’ provocatoria.”

Per rispondere alla nostra, di telefonata, sceglie invece un saluto più classico. Un tono molto amichevole, soprattutto se bisogna parlare di quella che è la sua casa: Io sono cresciuto a Padova. Dalla quarta elementare ho fatto tutte le giovanili fino alla prima squadra. Ho visto mille allenatori e mille giocatori, ho fatto anche il raccattapalle perché sono un tifoso prima che un giocatore della prima squadra. Padova mi ha dato tanto in termini di valori, come persona e come giocatore. Come insegnamento di valori, secondo me essere a Padova significa essere molto fortunato.”

La gratitudine che si legge nei suoi occhi è sicuramente maggiore di quella che si intuisce facilmente dalle sue parole. È stato così dal primo giorno e lui non ha mai dimenticato chi lo ha aiutato in questo suo percorso. Gratitudine che lo ha portato a dediche speciali, uniche, come quella ai due magazzinieri dopo il gol a Pordenone: “All’inizio nei primi 3-4 mesi ho avuto subito la fortuna di andare in prima squadra. Mi mancavano le scarpe? Loro me le davano. È giusto che si riconosca il lavoro che non si vede. Loro mi conoscono da quando ero piccolo, mi hanno sempre accolto come un figlio.”

Padova, Vasic: “Non voglio pormi limiti: doppia cifra e la promozione in Serie B”

Per Aljosa Vasic Padova è casa. Il posto in cui è cresciuto, quello in cui durante questa stagione è diventato grande. “Ci ho sempre creduto, sapevo che sarei stato protagonista. La possibilità di giocare con continuità ha sicuramente aiutato.” Una stagione da protagonista con 8 gol e 4 assist, ha ricoperto più ruoli conquistando la fiducia di tutto l’ambiente. Ora però ci sono dei playoff da giocare: “Il mio sogno è lasciare qualcosa di importante qui. Magari con la vittoria, sarebbe la cosa più bella. Quest’anno vorrei tanto che vincessimo. Portare il Padova in B sarebbe un sogno che adesso non potrei descrivere.” 

Un percorso lungo che lo ha portato ad essere però una delle rivelazioni di tutta la Serie C e ad attirare l’attenzione di diversi club: “Non sento la pressione, penso sempre che tutti fanno il loro percorso, i loro sacrifici. So che questo l’ho voluto tutto io, all’inizio non avevo neanche un procuratore che mi desse una mano. Ho fatto sempre da solo e sono sempre lo stesso. La verità è che voglio sempre di più, ho fatto sempre da solo. Non voglio pormi limiti, voglio arrivare alla doppia cifra: io sono fatto cosí. Poi se qualcuno mi dice ‘bravo’ è bello… Le prime volte quando sbagliavo mi dicevo ‘chissà quando tornerò a giocare…’. I primi anni c’erano Ronaldo, Della Latta, Hallfredsson, Saber, io potevo essere loro figlio… Ma ora la pressione non la sento” 

Padova, Vasic: “La Serie C è mille volte meglio della Primavera”

La possibilità di giocare con continuità ora lo sta ripagando di tutti i sacrifici fatti. Una qualità, in particolare, lo ha aiutato a non mollare mai durante tutti questi anni: La pazienza. Uno al mio posto magari non avrebbe nemmeno rischiato di andare in prestito. Quando sei in un posto in cui stai bene è facile. Ho fatto la scelta di andare in prestito, di giocare… Il consiglio che posso dare è che quando ti danno quella chance devi fare bene. Poi non è vero che il treno passa una volta sola, come dicono. Non è mai tardi. Avere pazienza, apprendere anche quando fai panchina, è importante.”

Pazienza, duro lavoro, la voglia di arrivare che supera tutte le delusioni e gli ostacoli. La possibilità di giocare fin da subito in un campionato competitivo che gli ha permesso di crescere sempre di più: “In C ti cambia tutto. La Serie C è mille volte meglio della Primavera, di qualsiasi Primavera. Prendi calci, io prendo dieci falli a partita. Ma impari a darli, capisci le situazioni della partita. Chi ha voglia di dimostrare, in C ci riesce. Ci sono mille piazze che fanno giocare i giovani.”

Padova, Vasic: “Nazionale? Vorrei una rappresentativa del Veneto…Il mio sogno è giocare per la Serbia”

La Serie C è la palestra perfetta per crescere. Ma l’attenzione va anche spesso agli altri campionati, per cercare di apprendere, vedere e capire cose che ancora non stai vivendo. L’attenzione di Aljosa Vasic è puntata in particolare su un giocatore: “Milinkovic-Savic lo guardo tutte le partite. Ha un fisico che nessuno ha in A: così alto e tecnico… È serbo come me e lo seguo. Ci ho giocato anche contro in amichevole, è impressionante. Abbiamo parlato cinque minuti in serbo, mi sono fatto dare una maglietta sua. Magari un giorno ci rivedremo in Nazionale.”

Ecco, la Nazionale, appunto. Un sogno di cui si sta iniziando a parlare. Una realtà che Vasic potrebbe dover affrontare presto. Lo spiccato accento veneto e, di fatto, un Paese che ormai può chiamare casa da una parte, le origini e la famiglia dall’altro. Italia o Serbia?Vorrei una rappresentativa del Veneto… Io ho una storia complicata: ho tre cittadinanze e potrei scegliere tre nazionali, Bosnia, Serbia e Italia. Solo che per la Bosnia è un po’ complesso: noi facciamo parte di una repubblica serba all’interno della Bosnia e mio papà ha fatto anche la guerra nei Balcani. Non potrei mai giocare per la Bosnia per questo motivo.

Per quanto riguarda la Serbia, se un giorno dovessi vestire la maglia della Nazionale sarebbe un sogno non solo mio. Io a casa parlo in serbo… Ma sappiamo bene anche che nazionale sia quella italiana, ci vanno in pochi e sono i migliori. E quello italiano è un calcio molto elevato. Io ho fatto di tutto però per la cittadinanza serba. Sono andato a Trieste per i documenti, mi arriverà il passaporto. Il sogno è giocare nella Serbia.”

Gli occhi dell’Italia Under 21 però stanno puntando proprio lui e il suo nome sta iniziando a circolare sui taccuini dei dirigenti azzurri: “Finché non vedo non credo. Se dovessero arrivare entrambe scelgo Serbia. Io ho le idee chiare, ma l’Under 21 italiana sappiamo a che livello è. Già che sappiano chi sono è un piccolo step in avanti rispetto a due anni fa. Potrei sicuramente essere molto da esempio, se mi convocassero, per il fatto che non c’è talento solo in A e B. In C ci sono giocatori forti che messi in squadre maggiori potrebbero dare molto di più. Se mandi molti giocatori della A e della B in C, farebbero molta fatica a giocare. È una categoria che devi prendere com’è, vincere i campionati in C è difficilissimo come ho visto in questi anni. Si gioca in campi dove fai fatica a stopparla…”

Padova, Vasic: “Sono milanista, una partita a San Siro la devo fare”

I sogni di Vasic si stanno materializzando con il tempo. Abbiamo imparato a conoscerlo: determinato, pronto ad affrontare qualsiasi ostacolo. Una mentalità che lo porta a desiderare traguardi sempre più lontani, sogni sempre più grandi. E allora tanto vale sognare fino in fondo: Io sono milanista, l’anno scorso ero al Lecco e guardando le partite a San Siro mi sono detto che una partita lì la devo fare. Non so se col Milan o contro, ma una partita lì sarebbe qualcosa che non riuscirei a descriverti. Sono sogni grandi ma tutto può succedere.” 

Anche giocare l’anno prossimo in Serie A? “Sono giovane e l’adattamento in queste categorie richiede tempo, ma sono anche curioso. So che il livello è alto ma io per com’è andata quest’anno ci credo, e ci credevo anche prima. Ho capito che posso fare male, io mi sento pronto. Non ho pensieri, non ho problemi. Non voglio dire che posso giocare subito ma posso adattarmi in meno tempo rispetto a quello che ci vuole normalmente perché comunque sono duttile, posso fare tante cose. Atleticamente, allenato a quei livelli, chissà che margine ho. È quello che mi incuriosisce.”

Credit Martina Cutrona

Un ragazzo giovane ma con le idee già molto chiare: “Non mi fa paura niente, sono tranquillo. Ho una determinazione che ancora non ho visto. Posso solo migliorare, perché io mi auguro di arrivare più in alto possibile. Datemi un pallone e sono a posto.” Il suo nome non sta passando inosservato. Ma la concentrazione è tutta sul Padova per cercare di realizzare un altro sogno. Presto però potrebbe arrivare una grande chiamata. Ricordate l’esultanza? Adesso a quel telefono potrebbe dover rispondere davvero. Quel soprannome, Alo, che dice davvero tutto. La traduzione è “pronto”. E la sensazione è che Aljosa Vasic lo sia per davvero.  

Filippo De Gradi

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