L’ammirazione per Marchisio, la Serie B e il Vicenza: Cavion, “riparte” dalle origini
Riconoscenza, senso di appartenenza, ricerca del riscatto. Lì dove tutto comincia. Nel segno di un amore e di una passione che trova origine fra le mura di casa. Nel nido di una famiglia fondata su valori semplici, umili, ma mai banali. Si potrebbe riassumere così la scelta di Michele Cavion, centrocampista del Vicenza. Classe 1992, abituato a viaggiare e affamato di esperienze. L’unica strada per raggiungere la sua meta finale. Giocare a calcio per stare bene. La gratificazione personale frutto della sua determinazione: Vicenza. Questione di cuore. Di affetto e di legami. Sentimenti intimi e personali che si concretizzano nella massima espressione di questo sport: il gol. Lì dove tutto ha origine.
Cuore, passione e legami: il “Lane” per Michele Cavion
Origini. Luoghi e legami che si intrecciano. Momenti e situazioni che donano sicurezza. Sono la porta del futuro, ma anche lo specchio del presente. Riflettono gli errori commessi. Le circostanze impongono l’allontanamento, ma consapevoli che rimarranno i cardini del nostro divenire. Michele Cavion, centrocampista del Vicenza, esprime a pieno il “valore delle origini”. Come? Lavorando. Giocare a calcio oggi è un mestiere. Quello a cui molti ragazzini come lui ai tempi della Concordia Schio o della SS. Trinità Thiene ambiscono, ma che spesso li porta a fare i conti con la realtà. Una mentalità calibrata sul percorso verso il traguardo. I sogni? Ulteriore benzina. Per migliorare e dare sempre il massimo, ma con i piedi per terra. Tornare dove c’è serenità. E giocare non con, bensì “per” il Vicenza. Perché il “Lane” è qualcosa di più profondo. Passione. Amore viscerale. È l’anello di congiunzione di un legame di sangue che non potrà mai essere scalfito. Solo rinvigorito e consolidato dalla gioia di quel padre che accompagna il figlio al cancello del campo di allenamento della squadra del cuore. Così comincia la storia di Cavion e il Vicenza. A Schio tifando i biancorossi con papà.
Studiare e applicare: il metodo Cavion alla corte della Juventus
Spostarsi per crescere. Acquisire consapevolezza. Conoscere sé stessi. Mettersi alla prova. Il disegno di Michele Cavion. Sacrificio e ambizione. Gli attrezzi del “suo mestiere”. Dalle ville Palladiane alla Mole Antonelliana. L’arte di saper scegliere. Il primo step dopo Vicenza si chiama Primavera della Juventus. Sorretto dagli insegnamenti di Marco Baroni getta le fondamenta della sua carriera. In quattro stagioni vince una Coppa Italia di categoria e cresce come atleta. Anche grazie ai “grandi”. Isla e Pepe i primi incontri. Marchisio al centro del campo il modello da seguire. Quello dal quale rubare spunti e dettagli. Questione di ammirazione. Studiare e applicare. L’insegnamento del Palladio. E anche Cavion, nel su piccolo, deve costruire. Il “Principino” come architrave della sua struttura. Allenarsi con questi campioni è un regalo del destino. Nessun timore. Anche se davanti si presenta un attaccante “impressionante” – dirà Cavion in seguito – come Anelka. Fermarlo? Impossibile. Nuovi stimoli.
La Serie B con la Cremonese e l’elogio di Tesser
Così l’ex Brescia si guadagna il calcio professionistico. La prima destinazione è la Lega Pro. Reggiana, FeralpiSalò, Carrarese e Cremonese. Esperienze. Per cementificare le sue certezze e alzare l’asticella. Il primo trionfo. Con la Cremonese festeggia la promozione in Serie B nel 2017. Lo fa lasciando un segno indelebile anche nell’allenatore Attilio Tesser che lo descriverà con tre aggettivi: umile, determinato e desideroso di migliorare. I pilastri del progetto firmato Michele Cavion. Teoria e pratica. Per massimizzare il risultato. Anche da solo. La voglia di crescere e di non dare nulla per scontato lo fanno rimanere in campo al termine di ogni allenamento per affinare tecnica e skills che ritiene essenziali. Il risultato è la sua evidente duttilità. Varietà nei ruoli. Mediano in copertura. Quinto di centrocampo. Lui che di mestiere fa la mezzala. Quel Marchisio che ritorna. Piedi per terra, lavoro, e dedizione.
La ricetta delle 37 presenze in cadetteria. 6 gol renderanno onore a ogni singolo sforzo. Il bisogno di sperimentare, di conoscere, di mettersi in gioco. Ascoli la nuova meta. La Salernitana una salita troppo ripida. L’estate 2022 il momento per pensare. Cavion sente la necessità di ritrovare sé stesso. Qualcosa si è inceppato. Il desiderio di rivalsa. Il riscatto personale per continuare a vivere un sogno. Il senso del dovere. Soluzione? Tornare indietro. Cercando quelle sicurezze e quelle certezze che sono le radici del suo “essere professionista”. Le origini per disegnare un nuovo futuro. In quella Vicenza dalla quale sembra non essersi mai separato. Come? Con prestazioni e gol. Determinanti. Come capita nella gara contro il Lumezzane (HIGHLIHLIGHTS QUI). Una rete che riaccende un entusiasmo e una passione strozzati per troppo tempo. Lì dove tutto comincia. Michele Cavion: il valore delle origini.
A cura di Alvise Gualtieri