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Nonno, papà e…Ernesto: Matteazzi, DNA Entella

Non ha nemmeno vent’anni, tuttavia, il suo nome è legato al calcio da oltre sei decadi. Il connubio tra Ernesto Matteazzi, centrocampista nato nel 2005, all’esordio nel calcio professionistico con la Virtus Entella nel match contro l’Ancona, mette radici lontano nel tempo. Sono quelle dell’albero più rigoglioso e sempreverde: quello genealogico. Che trova terra fertile per la sua crescita sulle sponde del Golfo del Tigullio, in quel di Chiavari. Tra il paesaggio marino avvolto dall’aria salmastra, le coste alte a strapiombo e un campo da calcio. Quello dello stadio Comunale. Matteazzi e Virtus Entella sono l’istantanea di un album di famiglia tutto da sfogliare. Nel quale, oggi, c’è anche la prima foto di Ernesto.

Un esordio antico sessant’anni

Non servono approfondite lezioni di botanica per studiare l’albero genealogico. Basta una buona dose di memoria, qualcuno che racconti e una famiglia. Quello di Ernesto Matteazzi, centrocampista classe 2005 della Virtus Entella, mette le sue radici sul prato del campo da calcio dello stadio Comunale di Chiavari. Lì, dove tra il mare da un lato, i promontori dall’altro scorre inesorabile un pallone da oltre sessant’anni. Un rotolare che inizia negli anni Cinquanta e arriva al 7 gennaio del 2024. Quando l’ultimo discendente della famiglia Matteazzi, Ernesto, fa il suo esordio nel calcio professionistico con la maglia della Virtus Entella allo stadio del Conero contro l’Ancona. Già, perché il bianco e il celeste per Ernesto non sono altro che le sfumature di una identità. Quella della sua storia, della sua tradizione. Che parte da nonno Bruno, calciatore professionista tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Chiavarese doc e sempre fedele alla maglia Entella. Vincitore di una promozione dalla Serie D alla Serie C nell’annata 1959-1960 e primo baluardo di una dinastia di atleti che dipingeranno i loro cuori di quei colori.

Credit: Virtus Entella

Papà Matteo: l’esempio

Passano gli anni, cambiano le generazioni, ma le tradizioni si tramandano. Dopo Bruno è la volta del figlio Matteo. Forse fautore di un imprinting al figlio Ernesto. Una carriera da centrale di difesa, quella di Matteo trascorsa per la maggiore in Serie C. Gli inizi percorsi sulla medesima strada aperta da Bruno sui campi della sua Chiavari. Le giovanili all’Entella, una parentesi nella Primavera del Genoa, perché sognare in fondo non è precluso a nessuno e poi via verso il mondo del professionismo. Vastese, Aquila Montevarchi, Carrarese tra C2 e C1 negli anni Novanta e l’inaugurazione del nuovo secolo col salto in Serie B alla corte dell’Empoli. Un viaggio, quello in Toscana che regala l’emozione di conoscere un simbolo del calcio nostrano come Antonio Di Natale; o condividere lo spogliatoio con calciatori “di Serie A” come Lodi, Marchionni, Bresciano o Maccarone. La soddisfazione di un calciatore che suda tra le fila delle serie minori, ma non smette di inseguire le sue ambizioni. Chiuderà in Serie C a Lucca, ma non saluterà mai il calcio. Perché chi nutre e coltiva una passione non sentirà mai il peso del lavoro. Papà Matteo diventerà presto un dirigente sportivo tra le fila della sua amata Entella, prima nel settore giovanile dove sviluppa grandi progetti per il rilancio dei ragazzi chiavaresi. Con orgoglio, all’inizio di questa stagione di Serie C, Matteazzi padre mette in forte risalto l’aggregazione di otto giovani tesserati cresciuti nel vivaio ligure tra le fila della prima squadra oggi allenata da Fabio Gallo.

Credit: Virtus Entella

Matteazzi e Virtus Entella: la storia continua

Giovani tra i quali figura Ernesto. Un ragazzo il cui DNA ha un unico codice: Virtus Entella. L’amore per il calcio è qualcosa di viscerale. È quel cromosoma dominante che detta i caratteri del suo desiderio di professionismo. Tifoso orgoglioso prima che giocatore. L’Entella è passione, fede e famiglia. E nulla è più forte e intenso dell’affetto. Nemmeno la chiamata di una Sampdoria che punta a ricostruire il suo vivaio. Un anno nell’Under 18 blucerchiata e un agognato rientro a Chiavari. E quell’ingresso in campo contro l’Ancona è l’istantanea che manca nell’album della famiglia Matteazzi. Un fermo immagine su Ernesto nel momento in cui davanti a lui scorrono ininterrotte pagine di ricordi. Ci sono quelli dolci con il ritratto di nonno Bruno in bianco e nero e quelle più recenti di papà Matteo che si stampano tra quelle di un Ernesto giovane della Primavera chiavarese e neoprofessionista. Tanto forti e determinanti da essere ringraziate. Tanti messaggi di stima e incoraggiamento. Tutti indimenticabili e significativi, ma il pensiero è rivolto solo a papà. Il primo “grazie” di Ernesto. La soddisfazione più grande e il regalo più bello. Un debutto tra i “grandi” che è sinonimo di realizzazione. La scelta di fare del calcio la propria vita frenata quando è giovanissimo a causa di alcuni pesanti infortuni. L’idea che, forse, la giusta chance non sarebbe mai arrivata. Ma quando è la genetica a comandare il risultato è incontrovertibile. Virtus Entella e Matteazzi: una storia di famiglia.

Alvise Gualtieri

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