Lega Pro consigliere Magrì (Virtus Francavilla): “Serve dare identità al nostro campionato”
Antonio Magrì, presidente della Virtus Francavilla, è diventato Consigliere della Lega Pro. Il patron del club pugliese torna a far parte del consiglio direttivo della Lega di Serie C. Risultato tra gli eletti quello col numero di voti più alto, ha parlato ai microfoni de LaCasadiC.com. Tra i temi toccati dal Consigliere Magrì anche la riforma del campionato, il format della Coppa Italia e la mission della nuova governance della Lega Pro che ha visto l’elezione a presidente di Matteo Marani.
Siamo passati da Ghirelli a Vulips e poi al presidente Marani. Quali possono essere le analogie e le differenze tra le due governance?
“Credo che non debba essere disperso il lavoro che è stato fatto da Ghirelli e dalla precedente governance perchè tra l’altro sono state fatte tante belle cose. Sicuramente ora c’è un nuovo presidente che arriva dal mondo del giornalismo e della comunicazione, e quindi c’è un entusiasmo nuovo con una nuova governance. Questo ci porterà a creare una maggiore partecipazione dei presidenti: tra i programmi vi è il coinvolgimento di tutti sulle varie tematiche che andremo ad affrontare. Ci saranno delle proposte che saranno fatte dagli stessi presidenti”.
Che tipo di candidato ha visto in Marani e perchè ha scelto di sostenerlo?
“Lo conoscevo come giornalista ma non lo avevo mai incontrato di persona. Abbiamo fatto una lunga telefonata e poi diversi incontri e devo dire che mi ha convinto l’uomo intanto. Sicuramente il suo equilibrio: è una persona molto pacata, equilibrata. Una persona di sport, un uomo di calcio. Anche se non aveva mai lavorato con la Lega Pro mi è piaciuto il suo approccio alle problematiche di questo mondo. Questa è una Lega molto complicata, composta da 60 squadre. Ci sono tante squadre con interessi diversi: grandi piazze e realtà più piccole che puntano ad esempio sulla valorizzazione dei giovani. Insomma serviva una persona capace di mettere insieme tutto questo, serviva pazienza e capacità di ascolto. La figura del presidente deve essere di grande equilibrio rispetto ai tanti interessi che ci sono in gioco. Ha avuto poche settimane per preparare la candidatura ma lui è un uomo di grandi capacità. Basti pensare che è laureato in storia. Il programma è stato anche condiviso dai presidente che hanno deciso di appoggiarlo”.
Qual è la prima cosa su cui la governance deve intervenire?
“Stiamo disponendo dei tavoli di lavoro in cui ci saranno i presidenti che saranno divisi in base alle competenze. Il problema più urgente e di cui tutti parlano in questo momento è sicuramente la sostenibilità economica, dobbiamo puntare ad aumentare i ricavi, da marketing. Siamo l’unica Lega che non ha uno sponsor, ma bisogna anche fare un lavoro sulla riduzione dei costi. È stata approvata una legge per l’apprendistato che però entrerà in vigore il prossimo anno, almeno dovrebbe. Questa è una leva importante sulla riduzione dei costi. Cercare poi di ottimizzare i costi delle gare e aumentare i ricavi da stadio. Dobbiamo cercare di risolvere il problema della sostenibilità economica, per il semplice fatto che la Serie C non è un campionato sostenibile e il problema riguarda le grandi piazze ma anche le piccole. Anche in Serie A e B si creano debiti, ma ci sono degli elementi che ti permettono di recuperare, di mantenere un equilibrio economico”.
La mancanza di aiuto dal punto di vista degli introiti da parte delle leghe maggiori è dovuta ad una mancanza di collaborazione e comunicazione?
“Se ne parla da tempo, si dovrebbe ragionare di sistema, invece ognuno pensa a portare acqua al suo mulino. Si parla di riforma, ma questa dovrebbe beneficiare a tutti non solo la Serie C. Se vogliamo chiedere più soldi non possiamo non dare nulla in cambio. Dobbiamo migliorare il nostro prodotto, darci un’identità. Cosa vogliamo essere? La Lega dei giovani? Allora dobbiamo offrire al sistema un valore in modo che questo valore ci venga ripagato. Se la Serie C deve essere un luogo di formazione per i giovani calciatori o per i giovani arbitri, allora dobbiamo creare questo valore e questo ci deve essere riconosciuto da tutto il sistema. L’obiettivo è questo”.
Come, il prodotto Lega Pro, può migliorare?
“Non c’è la bacchetta magica, dobbiamo migliorare tante cose. A partire dal cerimoniale della gara, a partire dalle immagini televisive, dal marketing e quindi la comunicazione. Solo così possiamo diventare appetibili. Dobbiamo avere un’identità. Cosa vogliamo essere la Lega della formazione? Se noi diventiamo appetibili agli sponsor, all’intero sistema, allora possiamo avere più ricavi. In questa Lega ci sono 60 presidenti, 60 imprenditori. Tutti con delle qualità ben precise. Dobbiamo cercare di ottimizzare i costi e migliorare il nostro prodotto. Nessuno ti da qualcosa in più senza ricevere nulla in cambio”.
La Coppa Italia Lega Pro come la Coppa di Lega in Inghilterra. C’è questo progetto per il futuro?
“Assolutamente è un’idea. La Coppa Italia prima includeva maggiormente la Serie C. Oggi coinvolge solo 3 o 4 squadre. Se le grandi squadre giocano a casa delle piccole porterebbe grandi risorse. Se la Juventus viene a Francavilla Fontana, porta veramente tante risorse e attenzioni. Questo vorrebbe dire ragionare in ottica di sistema e valorizzare le squadre di Serie C. Se n’è parlato durante le discussioni che abbiamo avuto ed è un argomento che porteremo ancora avanti per valorizzare sempre di più questo campionato. Poi Davide contro Golia è sempre stato un duello che ha affascinato il mondo del calcio. Altrimenti diventa soltanto un calcio d’elite o della Superlega. Ma il bello del calcio sono anche queste sfide e i piccoli stadi, perchè si infiammano anche le provincie. Le piccole devono fornire i giovani alle grandi squadre”.
La Serie C deve essere il calcio del popolo?
“Rappresentiamo 60 provincie, abbiamo una funzione di presidio del territorio, una funzione sociale. La missione da portare a termine? La Lega Pro ha ragione di esistere solo se accudisce una propria identità, se lavora sui giovani. Per farlo servono persone però di esperienza, quindi dobbiamo costruire il giusto mix. Però la “mission” deve essere quella della valorizzazione dei giovani, altrimenti diventiamo una brutta copia della Serie B o la sua sorella minore. La Serie C non può essere una brutta copia, ma una lega che deve avere un’identità diversa dalle altre, con minori costi certamente”.
Si è iniziato a discutere di una riforma?
“Ancora no sinceramente, non abbiamo nessun tipo di preclusione. Importante è che si faccia una discussione. L’errore che è stato fatto in precedenza è che occorreva più tempo e più partecipazione da parte di tutti i patron delle squadre. Dobbiamo avere più risorse, se raggiungiamo questo allora non possiamo più porci limiti. Ma se non c’è questo, di cosa ragioniamo?”.
A cura di Francesco Marra Cutrupi