Dalla Calabria al Veneto. Dal profondo sud, al profondo nord. Domenico Danti, Mimmo per gli amici, è il capitano della Virtus Verona. La sua storia parte da molto lontano, da un paesino dell’entroterra calabrese, dove ha iniziato a tirare i primi calci al pallone: “Ho iniziato a San Giovanni, in una squadretta di là. C’erano due o tre squadre che facevano il settore giovanile. E io ho iniziato con la Florens”. Il ragazzino però è bravo, i piedi funzionano benissimo e regalano magie: “A 14 anni sono andato al Crotone. C’era Martino come direttore”. Ma le cose non vanno per il meglio e allora Danti decide di ripartire: “Sono ritornato di nuovo a San Giovanni, in Prima Categoria”. Voglia di mettersi in gioco, nessuna paura di ricominciare. La garra calabrese per intenderci.
Per Mimmo, la ripartenza funziona. Viene notato da un dirigente del Rende, uno che di strada ne ha fatta fino ad oggi: “Mi ha visto Mirabelli e mi ha portato lì. Nel settore giovanile ho iniziato a fare gli Allievi Nazionali. Mi hanno fatto giocare da centrocampista e ho fatto 10 gol”. Il piede destro inizia a carburare e il secondo anno, arriva lo specialista della Serie C a prenderlo sotto la sua ala: “Mi hanno messo trequartista in Beretti, dove c’era come allenatore Mimmo Toscano. Ho fatto 15/16 gol e abbiamo fatto anche le fasi finali, abbiamo perso in semifinale con il Perugia”.
Danti diventa un pupillo di Mirabelli, tanto che l’anno dopo, quando il ds passa al Cosenza, viene acquistato dai rossoblù: “L’anno dopo la Beretti, Mirabelli va a Cosenza. Lì ha chiamato Toscano come allenatore. Io ero giovane, facevo parte dei fuori quota che dovevano giocare, visto che in Serie D erano obbligatori. Da lì è iniziato tutto”. Il nuovo Cosenza è subito vincente: “Abbiamo vinto la D subito, la C2 l’anno dopo e in C1 nel girone d’andata eravamo secondi”. DNA vincente, destro da urlo. Mimmo Danti sogna in grande.
Danti in quella stagione in C1 a Cosenza segna 8 reti. A gennaio, arriva la chiamata del Siena che lo acquista e lo lascia in prestito in Calabria. La stagione in rossoblù termina con la salvezza e a luglio Danti inizia la stagione con la nuova maglia: “Ho fatto tutto il ritiro con il Siena. Poi lì c’erano giocatori importanti davanti. Io avevo 20 anni, loro dovevano vincere il campionato”. Danti sa che potrebbe avere poco spazio: “Mi ha chiamato il mio procuratore che all’epoca era Alessandro Moggi e mi ha detto “Guarda c’è la possibilità di andare a Reggio e giocartela lì”. Ci ho pensato e poi alla fine sono andato in prestito secco alla Reggina”.
L’avvio con la Reggina però non è dei migliori: “Appena sono arrivato in allenamento mi sono rotto la spalla, sono stato fermo 4 mesi”. Incubo, la tristezza di dover ricominciare. Ma non la paura. E’ il 18 aprile del 2011, all’Olimpico è in programma Torino-Reggina. L’allenatore degli amaranto Atzori è in difficoltà, Bonazzoli, capocannoniere della squadra è out per infortunio. Tocca proprio a lui. “Quando ho letto la formazione e giocavo titolare, ci sono rimasto un po’. Sono andato in campo con la spensieratezza dei vent’anni, nel senso che sapevo che era una chance importante e dovevo dar tutto”. Passano 20 giri di lancette, Rizzato mette dentro un pallone rasoterra, Danti di tacco insacca il vantaggio della Reggina: “Vedi la fortuna, a volte. E’ stata un’emozione grande, troppo forte. La prima a vent’anni. E’ stato pure un bel gol”. Sogni di un ragazzo dal destro fatato ma con tanta sfortuna.
Dopo qualche anno di difficoltà, Mimmo è nuovamente senza squadra. Prima Vicenza, poi Nocerina, Barletta. Situazioni difficili e poca fortuna. Ma l’animo calabrese, lo convince a non mollare. E’ il 2017, mancano due settimane alla fine del mercato. Il telefono di Mimmo squilla nuovamente: “Il 15 agosto mi ha chiamato la Virtus. Il ds Corradini per la precisione. Mi ha detto che volevano vincere il campionato e mi volevano. All’inizio non sapevo se andare, poi mi hanno detto che era una società seria e da lì mi son fidato e ho fatto bene. Da qui è nata la mia ennesima ripartenza”.
La Virtus Verona vince subito la Serie D e da quattro anni è stabilmente in Lega Pro: “È una società seria, non ti fa mancar nulla. Crede tanto nei giovani. E’ un ambiente molto familiare, dove non hai pressioni”. E allora Mimmo torna a viaggiare con la mente, ripensando a quei momenti sul campo dell’Olimpico: “Puoi giocare con quella spensieratezza che in altre parti più calde non hai. Anche per questo qui si fa bene, ti lasciano lavorare tranquillo. E quando sei tranquillo di testa è tutta un’altra cosa”.
Danti ha finalmente trovato il suo equilibrio. Lontano da casa, 1055 km di distanza per la precisione. Ma a farlo sentire a ‘casa’ ci pensa Gigi Fresco, presidente e allenatore della Virtus: “Gigi è un personaggio, in senso buono. E’ una persona che davvero ti da tutto, non ti fa mancare mai niente. E con me ha un rapporto molto speciale. Davvero devo ringraziarlo, perché se ho fatto tutto questo è anche merito suo. Non sarei venuto qui. Mi ha dato una grossa mano per la risalita”.
Il ritratto di Domenico Danti, voglia di non mollare mai.
A cura di Francesco Marra Cutrupi.
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