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L’Ajax, la gondola e l’abbraccio con Banchieri: Karlsson e la Vis Pesaro, “C’era una volta (il gol) in America”

Vis Pesaro Karlsson

Credit: Vis Pesaro

“Gli anni passano in fretta”. Vero, ma vale solo per l’anagrafe. Quando giochi a calcio e il curriculum alla voce ruolo riporta la dicitura “attaccante” il tempo è tiranno. Soprattutto se il destino ti costringe a vivere nell’attesa. Quella più snervante del gol che non arriva. Ottar Magnus Karlsson, attaccante della Vis Pesaro, può certificare. Il profumo del campo, i sorrisi dei compagni, un abbraccio tanto cercato quanto intenso con l’allenatore e la palpabile emozione di aver ritrovato sé stesso. Questo è lo scenario di Karlsson oggi. Dopo quasi due anni di astinenza dal gol torna a segnare tre reti in due partite e respirare quell’aria di gioia e spensieratezza che lo porta a costruirsi una carriera da una parte all’altra dell’emisfero terrestre. Gelido sotto porta come le sue origini, ma capace di donare emozioni che scaldano gli animi.

Vis Pesaro Karlsson
Credit: Vis Pesaro

“Il sogno americano” di Karlsson dopo due anni…a Pesaro

Quasi 730 giorni, 17.520 ore, 1.051.2.000 minuti e 63.072.000 secondi. “Quasi due anni” sarebbe stato più immediato, ma l’impatto delle cifre rende l’idea del tempo che scorre inesorabile. Accorgersi di questi dati nella vita quotidiana è del tutto impossibile e forse irrilevante, ma quando fai il mestiere di Ottar Magnus Karlsson anche il calendario e l’orologio hanno il loro peso. Già, perché questo è il lungo periodo che l’attaccante islandese classe 1997 della Vis Pesaro deve aspettare prima di poter tronare a sorridere per la gioia più grande. Quella che per chi, come il biondo centravanti cresciuto tra le file dell’Ajax, è benzina indispensabile per continuare a credere: la soddisfazione del gol. L’astinenza dura dal settembre 2022. Distante nel tempo e nei chilometri.

Perché quell’ultima rete prima delle tre consecutive registrate contro Perugia e Sestri Levante (doppietta contro i liguri) avviene dall’altra parte del mondo. Ore di volo e un Oceano sotto i piedi. Siamo negli Stati Uniti, a Oakland, California. Lui, dai mari freddi e ghiacciati delle coste della sua Reykiavik decide di partire per inseguire il sogno del pallone. Ad accogliere Ottar è l’Oakland Roots, squadra che gioca nella United Soccer League Championship, la seconda serie del paese. Un’esperienza nuova e di gran lunga gratificante per il ragazzo. In soli sei mesi fra gli stadi dell’America colleziona 32 presenze e 19 gol. Si guadagna la fascia di capitano e viene insignito del titolo di miglior giocatore del campionato. Un “sogno americano” in salsa islandese che si materializza in terra marchigiana nell’essenza di un abbraccio con Banchieri.

Vis Pesaro Karlsson
Credit: Vis Pesaro

Libertà di esprimersi, consapevolezza e agonismo: crescere all’Ajax

Quel “sogno americano”, tuttavia, trova ancora una volta, come la storia insegna, origine in Italia. Un paese che per Karlsson è simbolo di riconoscenza, crescita e ambizioni. Quelle accese e rese possibili da una città unica nel suo genere: Venezia. In Laguna trascorre la sua prima esperienza nel nostro Paese. Una società quella arancioneroverde che negli ultimi anni guarda con grande attenzione ai campionati del Nord Europa. Ed è proprio lì che pesca un giovanissimo attaccante di centonovanta centimetri dotato di qualità non differenti e la duttilità necessaria per arretrare di qualche metro dall’area di rigore avversaria. Ottar Karlsson è un nome che rimbalza ormai da qualche anno fra i campi dell’intera Penisola Scandinava. Dai familiari impianti del Víkingur Reykjavík, squadra del primo incontro con il pallone e con la quale vince la Coppa d’Islanda nel 2018-2019 fino alla Svezia, passando per Norvegia e Danimarca. Ma è l’Olanda la meta vincente per il centravanti della Vis Pesaro; prima Amsterdam poi Rotterdam.

Karlsson Ajax

Un’esperienza che è sinonimo di formazione. Personale ancor prima che professionale. Sedici anni, l’età dell’ingresso sui campi del “De Toekomst”: il quartier generale delle giovanili dell’Ajax. Lontano da casa e dalla famiglia per la prima volta in assoluto. Il timore di non sopportare la solitudine e il distacco sopperite dal calcio. Il sinonimo della libertà per chi sceglie di farne la propria vita. Frutto della consapevolezza di trovarsi in un contesto nel quale può esprimere liberamente la sua personalità. La certezza di poter sempre chiedere aiuto che si materializza nella filosofia della società: giovani, di talento e spensierati. Questa è l’Ajax che – come racconta Karlsson sulle colonne de LaCasadiC.com – “Ogni anno scopre due ragazzi che diventeranno grandi giocatori”. Una realtà in cui non c’è paura di rischiare. L’opportunità di familiarizzare sin da subito con la competizione. Quella che vede Ottar scontrarsi in allenamento con coetanei dal futuro già scritto come De Ligt, Mazraoui e Van De Beek. Spiriti liberi, sospinti dalle ambizioni.

Vis Pesaro Karlsson
Credit: Vis Pesaro

L’emozione veneziana, l’ostacolo Paloschi e la Vis Pesaro per tornare a gioire

La necessità di Karlsson è quella di trovare una situazione in cui mettere alla prova gli insegnamenti olandesi. Sceglie l’Italia. Tra giri in gondola in Canal Grande con gli occhi spalancati davanti alle meraviglie della città veneta e il campo ci sono gli infortuni. Quelli che lo costringono a seguire quella fantastica stagione di Serie B 2020-2021 lontano dal Penzo. Poche presenze, ma Venezia è così. Quando la vivi non puoi che innamorarti. E quella storica promozione in Serie A costruita dall’allenatore Paolo Zanetti e resa possibile da un gol allo scadere di chi Venezia la porta nel cuore come Bocalon è il più dolce ricordo di Karlsson. Che non giocherà il massimo campionato con il Leone sul petto, ma deciderà di tornare a mettere minuti nelle gambe in Serie C. Anche a Siena gli ostacoli non mancheranno. Il più alto si chiamerà Paloschi. 19 presenze e un volo prenotato a gennaio per gli States. La destinazione del viaggio è cosa nota. Ottar Magnus Karlsson e la Vis Pesaro: fermare il tempo.